Concetti Chiave
- In Atene, le donne vivevano in una condizione di inferiorità, con una vita separata dagli uomini e limitata a occasioni religiose o funerali.
- A Sparta, le donne godevano di maggiore autonomia rispetto ad Atene, sebbene la libertà fosse comunque limitata.
- Le donne partecipavano a attività religiose, ma spesso sotto il controllo maschile, con poche eccezioni come i giochi Erei a Olimpia.
- Il teatro greco, con opere come quelle di Aristofane ed Euripide, iniziava a riflettere e criticare l'inferiorità giuridica e sociale delle donne.
- Autori come Senofonte difendevano una visione tradizionale, sostenendo che le donne fossero naturalmente adatte ai compiti domestici.
Indice
Condizione delle donne ad Atene
Nei secoli V e IV, ad Atene, la donna si trovava in una condizione d’inferiorità. Invece, a Sparta, le donne godevano di maggiore autonomia. Infatti, essa era costretta a condurre una vita separata dall’uomo, anche in casa, e le era concesso di uscire esclusivamente in occasione di feste religiose o di funerali. Abitavano in stanze destinate esclusivamente a loro, chiamate “gineceo”. Le schiave potevano uscire soltanto per adempiere ai loro compiti. Invece, i maschi trascorrevano la maggior parte del loro tempo nell’agorà o nell’esercizio della loro attività lavorativa.
Ruolo delle donne nei riti religiosi
Il settore del culto e della religione era fra più aperti alla partecipazione femminile, tuttavia alle donne veniva lasciata poca libertà anche in quest’ ambito poiché anche nei templi di Hera e Demetra non esisteva la presenza della donna. Esisteva, è vero, il tempio di Athena Nike in cui i riti femminili erano riservati alle donne, ma ciò non escludeva la presenza femminile di sacerdoti. Durante i riti misterici, come i misteri Eleusini di Demetra o i Baccanali dedicati a Dioniso, le donne compivano dei riti e dei sacrifici affinché si potessero garantire una prole numerosa, ma sempre insieme agli uomini. Esistevano anche sacerdotesse come Pizia di Delfi, oracolo del dio Apollo oppure le Sibille, ma i loro templi e i loro responsi erano sempre e comunque gestiti da uomini. Si ricorda soltanto un caso esclusivo: a Olimpia si tenevano, in onore alla dea Hera dei giochi (I giochi Erei) destinati esclusivamente alle donne. La moglie era subordinata al marito il quale, dopo averne contrattato l’acquisto, la sposava con lo scopo di avere dai lei dei figli e affinché si occupasse della casa. Le cortigiane costituivano un’eccezione poiché a esse era consentito avere un’educazione più raffinata. Soltanto alle donne appartenenti alle classi sociali più elevate erano permessi dei comportamenti più liberi.
Emancipazione femminile nel teatro
Tuttavia, come possiamo vedere dal teatro, che spesso rispecchiava i problemi della società ateniese, a partire dalla seconda metà del V secolo, si ha qualche segno di emancipazione femminile. Le opere teatrali utili in questo senso, sono Donne a parlamento e Lisistrata di Aristofane, mentre Euripide, con Medea, è il primo tragediografo che denuncia l’inferiorità giuridica della donna. In tale opera si afferma che fra tutti gli esseri viventi dotati d’intelligenza la donna è quello più infelice.
Concezione tradizionale della famiglia
Quando l’uomo viene preso dalla noia di restare in casa con la famiglia, può sempre uscire e scaccia il tedio, incontrandosi con un amico; invece, la donna deve guardare ad un’unica persona. Era opinione corrente che, restando chiusa in casa, la donna evitasse di incorrere in pericoli ma Euripide controbatte questa idea affermando che l’uomo combatte con la lancia e che essa preferirebbe trovarsi per tre volte in battaglia piuttosto che dover partorire tre volte.
Ruolo domestico secondo Senofonte
Invece, Senofonte, in Economico, o Leggi per il governo della casa riproduce gli aspetti più tradizionali e conservatori della concezione greca della famiglia. Sostiene che gli dèi resero il corpo e l’animo dell’uomo più capace di sopportare il caldo e il freddo, il disagio dei viaggi e delle campagne militari ed è per questo che essi gli imposero di condurre una vita all’esterno. Invece, essi generarono il corpo della donna meno adatto a sopportare questi disagi, per cui le furono imposte le attività domestiche. Inoltre, l’animo femminile è più incline alla paura rispetto all’uomo ragion per cui tale sentimento le permette di svolgere bene il compito di custodia dei beni che le vengono affidati. Viene detto poi che, nel governo della casa, la donna può costituire un valido aiuto e in questo senso essa è paragonata ad un'ape regina in un alveare che vigila affinché nessuno resti inoperoso e organizza ogni cosa per il meglio e per il bene comune.
Domande da interrogazione
- Qual era la condizione delle donne ad Atene nei secoli V e IV?
- Come si differenziava la condizione delle donne a Sparta rispetto ad Atene?
- Quali erano le opportunità di partecipazione delle donne nel culto e nella religione?
- Quali eccezioni esistevano per le donne in termini di educazione e libertà?
- Come veniva rappresentata l'emancipazione femminile nel teatro ateniese?
Le donne ad Atene si trovavano in una condizione di inferiorità, vivendo separate dagli uomini e con limitate libertà di movimento, potendo uscire solo per feste religiose o funerali.
A Sparta, le donne godevano di maggiore autonomia rispetto ad Atene, dove erano costrette a una vita più segregata e con meno libertà.
Le donne avevano alcune opportunità di partecipazione nel culto e nella religione, ma con limitazioni, come nei templi di Hera e Demetra, dove la presenza femminile era scarsa.
Le cortigiane e le donne delle classi sociali più elevate avevano accesso a un'educazione più raffinata e comportamenti più liberi rispetto alle altre donne.
L'emancipazione femminile iniziava a emergere nel teatro ateniese con opere come "Donne a parlamento" e "Lisistrata" di Aristofane, e "Medea" di Euripide, che denunciava l'inferiorità giuridica della donna.