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Concetti Chiave

  • Il Genio imperiale era un culto dedicato allo spirito dell'imperatore vivente, distinto dall'idea di uomo-dio, introdotto da Augusto nella Roma antica.
  • La rappresentazione del Genio era legata alla fronte dell'imperatore e spesso raffigurata come un serpente, cessando con l'Editto di Tessalonica nel 380 d.C.
  • L'apoteosi, che significa 'glorificazione', era un rito postumo in cui un imperatore defunto veniva divinizzato, originato da Giulio Cesare su ordine del Senato.
  • Il processo di apoteosi includeva la creazione di un'effigie cerimoniale, bruciata su una pira per simboleggiare l'ascesa al cielo dell'imperatore.
  • Non tutti gli imperatori ricevettero la deificazione, che negli anni divenne una prassi, perdendo il suo significato originale.

Il Genio (genius 'divinità') imperiale era una forma di culto dell'imperatore vivente istituita nelle Roma antica da Augusto o, per meglio dire, dal suo nume tutelare.

Quindi non significa che veniva venerata la persona dell'imperatore, in quanto il concetto di uomo-dio era del tutto estraneo alla tradizione romana, ma solo il suo spirito.

Già Caio Giulio Cesare, nel I secolo a.C., aveva cercato di introdurre questo culto, riuscendo a gettarne le basi.

La parte del corpo umano collegata al Genio era la fronte, e nelle raffigurazioni appariva sotto la forma di un serpente.

Questo culto ebbe fine con l'Editto di Tessalonica (380 d.C.) che prevedeva come unica religione di stato il Cristianesimo.

Indice

  1. Apoteosi e deificazione nell'antica Roma
  2. Tradizioni e pratiche di deificazione

Apoteosi e deificazione nell'antica Roma

Il termine 'apoteosi' deriva dal greco ἀποθέωσις (in latino apotheosis) e significa 'glorificazione', solitamente intesa a livello divino.

Questo sostantivo può essere sostituito con 'deificazione' (dal latino deificatio).

Nell'antica Roma l'apoteosi era riservata all'Imperatore - una volta defunto - nel quale veniva riconosciuta la figura di dio o semi-dio.

Tradizioni e pratiche di deificazione

Era un processo che veniva fatto dall'imperatore successivo, il quale ordinava la creazione di un'effigie di cera raffigurante l'imperatore da divinizzare sontuosamente vestito, la quale sarebbe stata esposta in pubblico per diversi giorni.

Sarebbe poi stata bruciata su di una pira funeraria per simboleggiare l'ascesa al cielo dell'imperatore.

Questa tradizione ebbe origine con Giulio Cesare, il quale venne esaltato su ordine del Senato.

L'imperatore divinizzato doveva essere un modello per il suo successore per comportamenti e opere.

Quando, per esempio, ci si riferiva a Claudio, lo si chiamava divus Claudius, che letteralmente significa 'divo Claudio', ma una traduzione migliore sarebbe ' Claudio il divino '.

Non tutti gli imperatori vennero deificati: si citano Caligola, Nerone, Domiziano.

Con il passare degli anni la deificazione divenne quasi una prassi e perse il suo originario significato.

Tra gli imperatori deificati si ricordano: Vespasiano,Tito, Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio.

Entrambi i culti venivano festeggiati nel dies natalis dell'imperatore, ovvero il giorno della sua nascita.

Domande da interrogazione

  1. Qual era il significato del culto del Genio imperiale nella Roma antica?
  2. Il culto del Genio imperiale era una forma di venerazione dello spirito dell'imperatore vivente, non della sua persona, e fu istituito da Augusto. Questo culto terminò con l'Editto di Tessalonica nel 380 d.C.

  3. In cosa consisteva l'apoteosi nell'antica Roma?
  4. L'apoteosi era la glorificazione divina di un imperatore defunto, riconosciuto come dio o semi-dio. Il processo includeva la creazione di un'effigie di cera e la sua combustione su una pira funeraria per simboleggiare l'ascesa al cielo.

  5. Quali imperatori romani non furono deificati e perché?
  6. Non tutti gli imperatori furono deificati; esempi includono Caligola, Nerone e Domiziano. La deificazione divenne una prassi nel tempo, perdendo il suo significato originale, e non tutti gli imperatori furono considerati degni di tale onore.

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