Concetti Chiave
- Il culto di Bacco fu introdotto a Roma da Annia Paculla, una donna campana, e coinvolgeva sia uomini che donne nei suoi riti.
- Si diffusero voci che i baccanali fossero occasione di nefandezze, minacciando i costumi tradizionali e formando una setta segreta pericolosa.
- Nel 186 a.C., il console Spurio Albino sfruttò l'allarme per riaffermare il pericolo della corruzione orientale, avviando un'inchiesta.
- La repressione fu severa, con l'arresto di circa 7.000 seguaci e la promulgazione di un decreto senatorio che vietava i riti segreti senza autorizzazione.
- Il provvedimento rifletteva il timore dei conservatori per la diffusione incontrollata di culti orientali.
La diffusione del culto di Bacco
La leggenda racconta che il culto di Bacco fu portato a Roma da una donna campana, Annia Paculla; poichè ai riti partecipavano sia uomini sia donne, cominciò a diffondersi la voce che durante i baccanali si commettevano nefandezze, che questi riti corrompevano i costumi tradizionali e che i seguici di Bacco formavano una pericolosa setta segreta.
Come racconta Livio nel 186 a.C, queste voci furono raccolte dal console in carica, Spurio Albino, al quale l'occasione pareva adatta per riaffermare nell'opinione pubblica il pericolo della corruzione proveniente dall'Oriente.Repressione e decreto del senato
L'inchiesta portò a una durissima repressione: furono arrestati circa 7.000 fedeli di Bacco, sia uomini, sia donne. Il senato promulgò un decreto contro i riti di Bacco e prese misure repressive nei confronti di questi culti che stavano diventando molto popolari; il decreto ci è noto attraverso un documento epigrafico che dice che nessuno nè in privato nè in pubblico e neppure fuori di Roma celebri riti segreti se prima non si sia rivolto al pretore e abbia ottenuto l'autorizzazione con l'approvazione del senato.
Un provvedimento così radicale fu determinato dal timore dei conservatori per il diffondersi dei riti orientali senza il controllo dello stato.