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Concetti Chiave

  • Il mecenate, un nobile amico di Augusto, creò un circolo letterario che influenzò la politica culturalmente.
  • Intellettuali come Livio e Virgilio furono parte di questo circolo, aiutando a propagare il culto di Roma.
  • Nonostante il supporto iniziale, ci furono critiche come quelle di Tito Labieno, che denunciarono l'inganno augusteo.
  • Le fonti storiche dell'Alto Impero, spesso senatoriali, mostrarono una visione distorta e critica dei successori di Augusto.
  • La costituzione del Principato conteneva elementi che potevano trasformare il principe in un re assoluto, come notato da Vespasiano.

Indice

  1. Il circolo letterario di Mecenate
  2. Dissenso e censura sotto Augusto
  3. Storiografia e libertà perduta
  4. Il potere assoluto del principe

Il circolo letterario di Mecenate

Il ruolo del Mecenate (nobile, ricco, raffinato ed amico carissimo di augusto nonché suo collaboratore) in questo processo di adesione alla politica augustea fu tale da dare vita a quello che ormai si considera una sorta di circolo letterario, frequentato da grandi intellettuali come Livio (che scrisse Ad urbe condita, un’opera che si compone di 142 libri) e Virgilio (che scrisse l’Eneide, propagandando nuovamente il culto delle origini troiane di Roma).

Dissenso e censura sotto Augusto

Non ci furono casi palesi di dissenso, ma storici quali Tito Labieno (soprannominato Rabienus per la violenza della denuncia con cui nella sua opera esaltava l’antica Repubblica e mostrava ai lettori l’inganno perpetrato da Augusto) mostrano come le cose cambiarono nel corso del Principato augusteo, come il fervore dell’inizio non fu condiviso negli ultimi anni, tanto che fu Augusto, per volontà del Senato, a proporre l’incendio delle sue opere: Labieno, vedendo le sue opere bruciate, si tolse la vita.

Storiografia e libertà perduta

Facendo riferimento a Tacito è necessario riflettere sulla difficoltà per gli storici dell’Alto Impero di elaborare una visione non distorta dei vari imperatori che si susseguirono dopo Augusto: la maggior parte delle fonti (Tacito, Svetonio) che parlano dell’Alto Impero sono fonti di matrice senatoria, prodotte dunque da membri di quel ceto elevato, che aveva prodotto l’assassinio di Cesare e, dopo un secolo circa dalla morte di Augusto, realizzò quanto grande inganno fosse stato alla base della soluzione augustea; all’insegna del tema della libertà perduta, la storiografia di quest’epoca ha prodotto dei quadri dei successori di Augusto in cui predomina o il carattere demoniaco dei personaggi, o (come spesso accade) la trasformazione nel corso del regno in tiranno, di un princeps nato come primus inter paris (evidenti sono i casi di Caligola, Nerone, Domiziano).

Il potere assoluto del principe

È indubbio che all’interno della costituzione stessa del Principato ci fosse la possibilità di rendere il principe un re assoluto, come si accorse Vespasiano, che creerà una formula che rendeva il principe addirittura absolutus legibus, cioè sciolto dalle stesse leggi (legge egli stesso), ma non tutto della visione senatoria che ci è stata tramandata corrisponde a realtà: essa è spesso forzata e distorta dalla nostalgia nevrotica (perché priva di energia costitutiva) verso una libertà perduta, che di fatto era la libertà di questo ceto (dell’oligarchia, cioè la libertà di continuare a vivere e a governare come gruppo ristretto, cosa che l’agonia della Repubblica aveva dimostrato impossibile, perché l’Impero era ingovernabile da una cerchia così ristretta).

Domande da interrogazione

  1. Qual era il ruolo del Mecenate nella politica augustea?
  2. Il Mecenate, amico e collaboratore di Augusto, creò un circolo letterario che supportava la politica augustea, frequentato da intellettuali come Livio e Virgilio.

  3. Come venivano percepiti gli storici dell'Alto Impero riguardo ai successori di Augusto?
  4. Gli storici dell'Alto Impero, spesso di matrice senatoria, tendevano a rappresentare i successori di Augusto come tiranni, influenzati dalla nostalgia per la libertà perduta.

  5. Quali furono le conseguenze per Tito Labieno a causa delle sue opere critiche verso Augusto?
  6. Tito Labieno, che criticava Augusto esaltando l'antica Repubblica, vide le sue opere bruciate per volontà del Senato e si tolse la vita.

  7. In che modo la costituzione del Principato permetteva al principe di diventare un re assoluto?
  8. La costituzione del Principato conteneva la possibilità di rendere il principe un re assoluto, come dimostrato da Vespasiano, che creò una formula per rendere il principe sciolto dalle leggi.

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