Gerson Maceri
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Concetti Chiave

  • Pietro Verri, esponente dell'Illuminismo italiano, è noto per il suo contributo alla letteratura, economia e politica del Settecento.
  • La rivista "Il Caffè", fondata da Pietro e Alessandro Verri, fungse da strumento di diffusione del pensiero illuminista, affrontando temi culturali e sociali.
  • Attraverso "Il Caffè", Verri utilizzò la satira per criticare la cultura tradizionale e promuovere la razionalizzazione dello Stato.
  • In "Osservazioni sulla tortura", Verri critica l'uso della tortura nei processi, evidenziando la debolezza del sistema giudiziario dell'epoca.
  • Verri sottolinea l'importanza di un approccio giuridico basato sulla ragione e sulla pubblica utilità, piuttosto che su pratiche disumane.
Questo appunto di Letteratura Italiana per le scuole riassume la vita, le opere e la concezione poetica di Pietro Verri, uno dei massimi esponenti della letteratura del Settecento.
Pietro Verri - Riassunto della vita e delle opere articolo

Indice

  1. La vita di Pietro Verri
  2. La rivista illuminista Il Caffè
  3. Osservazioni sulla tortura

La vita di Pietro Verri

Pietro Verri nasce a Milano nel 1728 da una famiglia aristocratica. Nel 1749 aderì all’Accademia dei Trasformati e intraprese la carriera delle armi, diventando capitano di reggimento a Vienna e combattendo contro i prussiani.

Tornato a Milano nel 1761, decide di darsi agli studi economici. Intanto, si era formato nella sua casa un piccolo ma combattivo circolo serale, definito scherzosamente Accademia dei Pugni: ne facevano parte fra gli altri il fratello Alessandro e Cesare Beccaria. Nel 1764 i Pugni iniziano la compilazione di una rivista, Il Caffè, creata sul modello inglese dello Spectator. Dal 1764 al 1780 si dà alla carriera politica, arrivando a occupare importanti ruoli nell’amministrazione, fino alla nomina di Presidente del Magistrato camerale. Nel 1786 fu deposto dalla carica e messo a riposo, ma dopo poco, nel 1796 fu chiamato a far parte della nuova municipalità repubblicana. Non fece in tempo a ricoprire il nuovo ruolo che nel 1797 morì improvvisamente durante una seduta notturna del Consiglio. Pietro Verri è ricordato principalmente per la sua carriera letteraria. Infatti, è stato un filosofo, economista, storico e scrittore, considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo italiano, oltre a essere riconosciuto come il fondatore della Scuola illuminista milanese.

La rivista illuminista Il Caffè

Il Caffè nasce come un periodico italiano firmato da Pietro e Alessandro Verri e con il contributo anche di Cesare Beccaria, divenuto poi uno strumento forte di propaganda e strumento di diffusione del pensiero illuminista in Italia. I suoi fondatori, pur provenendo dall'aristocrazia, furono i portavoce delle istanze culturali, sociali e politiche delle classi emergenti che puntavano allo svecchiamento delle istituzioni e alla razionalizzazione dell'apparato statale. Lo scopo della rivista era quello di rendere l’informazione libera e di piacevole intrattenimento, raccogliendo tutti i molteplici e disordinati interessi dei suoi collaboratori, e incontrando il favore del pubblico. Nonostante il carattere “leggero”, fu uno strumento polemico incisivo contro i difetti della società, e stimolante anche su alcuni temi come il commercio e l’innesto del vaiolo. Attraverso il periodico, Pietro Verri affina lo strumento a lui caro della satira contro la vecchia cultura, la staticità della scienza e degli uomini di legge. La rivista rimase in vita fino al 1766, con una pubblicazione ogni dieci giorni: in tutto vi furono 74 numeri, che in seguito vennero rilegati in due volumi corrispondenti alle due annate. Per eludere la censura della Lombardia austriaca, che avrebbe mal visto le critiche riportate, le copie venivano stampate a Brescia, all'epoca territorio veneziano.
Il caffè tratta argomenti di diverso genere, così come sostenne lo stesso Verri in una affermazione fatta sul primo numero della rivista: “cose varie, cose disparatissime, cose inedite, cose fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità”. Sia il titolo, sia l'impostazione del periodico erano nuovi nella tradizione italiana e prendevano ad esempio i periodici inglesi, come The Spectator, al fine di presentare la rivista come punto di raccolta delle discussioni che si tenevano in un caffè, divenuto un luogo d'incontro per dibattere di argomenti politici e sociali. Il titolo ha allo stesso tempo sia un valore simbolico sia un valore reale: in effetti, in quel periodo si stavano rapidamente sviluppando le botteghe di caffè, grazie alla diffusione della bevanda in Italiae le botteghe del 1700 erano luoghi nei quali si riunivano uomini aperti alle novità e dove si creavano le condizioni adatte alla nascita di nuovi periodici, tramite una partecipazione attiva di menti geniali e letterati. La rivista si proponeva quindi ad un pubblico molto vario che riesce, nello spazio del caffè, a realizzare una nuova forma di socialità che nasce dall'incontro di uomini e di ceti diversi.
“E’ un foglio di stampa che si pubblicherà ogni dieci giorni. Cosa conterrà? Cose varie, disparatissime, inedite, fatte da diversi autori, tutte dirette alla pubblica utilità. Con che stile? Con ogni stile, che non annoi. Perché un tal progetto? Per una aggradevole occupazione per noi e per spargere utili cognizioni ai nostri concittadini, divertendoli. Perché chiamiamo questi fogli “Il Caffè? Un greco, mal soffrendo l’avvilimento e la schiavitù, in cui i Greci tutti vengono tenuti dagli Ottomani conquistatori, son già tre anni che si risolvette d’abbandonare il suo paese, e molto si trattenne in Mocha, dove cambiò parte delle sue merci in caffè del più squisito che si possa dare al mondo. Indi prese il partito di stabilirsi in Italia, a Milano, dove son già tre mesi che ha aperta una bottega addobbata con ricchezza ed eleganza somma. In essa bottega primieramente si beve un caffè che merita il nome veramente di caffè, vi sono comodi sedili, vi si respira sempre un’aria tepida e profumata che consola, vi si trova sempre i fogli di novelle politiche…Il nostro Greco adunque si chiama Demetrio…vi è nel caffè una virtù risvegliativi degli spiriti animati”.

Osservazioni sulla tortura

Il tema della riforma dell’apparato giudiziario, che fu a lungo al centro degli interessi dell’Illuminismo lombardo, è qui trattato con cura, partendo dalla crisi economica dello Stato di Milano nel XVII secolo e dalla pestilenza del 1630-31 (quella descritta anche successivamente da Manzoni). Attraverso alcuni documenti, Verri ebbe notizia di come l’origine dell’epidemia non fosse allora riconosciuta solo nel contagio, ma soprattutto nello spargimento di unguenti infetti, da parte di sicari al soldo di potenze straniere o espressamente inviati dal demonio. A fare le spese di quella terribile accusa furono due modesti cittadini, il commissario alla sanità Guglielmo Piazza e il barbiere Giangiacomo Morra, condotti in tribunale, sottoposti a tortura – alla quale finirono per cedere – e ritenuti quindi rei confessi. Gli “untori” vennero condannati a una morte atroce ed infamante. Nella trattazione di quest’opera, Verri parte dal presupposto che molti uomini, che hanno scritto contro le atrocità delle torture, si basano su principi di ordinamento giuridico, alla portata quindi di poche persone colte. La maggior parte degli uomini quindi tenderà ad ignorare questi manoscritti rimproverando “il genio della novità”. Verri trae insegnamento da essi, in quanto capisce che come scrittore si deve porre alla pari del lettore, cominciando da idee comuni. Starà poi al lettore giudicare se le opinioni sono veritiere o meno. Lo scopo del libro sta nel far capire all'opinione pubblica che bisogna trovare un altro metodo per “rintracciare i delitti”.
Pietro Verri - Riassunto della vita e delle opere articolo
L’opera è divisa in 16 capitoli, dei quali i primi otto narrano dell’atroce caso giudiziario della peste e degli untori. I progressi della scienza, osserva Verri, hanno dimostrato che quella delle unzioni è stata una comoda trovata dei magistrati per soddisfare l’opinione pubblica, offrendole in pasto dei colpevoli, mentre la responsabilità principale dell’epidemia andava riconosciuta nell’incapacità dello Stato di farvi fronte, oltre che nell’ignoranza imperversante in quei tempi. Attraverso l’esame degli atti processuali, Verri giunge a stabilire la parte fondamentale assunta dalla tortura nell’accertamento della colpevolezza dei due malcapitati untori. La seconda parte è una serrata arringa contro l’uso della tortura: l’autore nega che la si possa considerare un mezzo per raggiungere la verità, dimostrando che il suo utilizzo nei processi è in realtà un segno di debolezza della macchina giudiziaria.
Per ulteriori approfondimenti su Pietro Verri vedi anche qua.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Pietro Verri e quale fu il suo contributo alla letteratura italiana del Settecento?
  2. Pietro Verri era un filosofo, economista, storico e scrittore nato a Milano nel 1728. È considerato uno dei massimi esponenti dell'illuminismo italiano e fondatore della Scuola illuminista milanese.

  3. Qual era lo scopo della rivista "Il Caffè" e chi erano i suoi principali collaboratori?
  4. "Il Caffè" era una rivista illuminista fondata da Pietro e Alessandro Verri, con il contributo di Cesare Beccaria. Il suo scopo era diffondere il pensiero illuminista in Italia, rendendo l'informazione libera e piacevole, e affrontando temi culturali, sociali e politici.

  5. Come veniva affrontato il tema della tortura nell'opera di Pietro Verri?
  6. Nell'opera "Osservazioni sulla tortura", Verri critica l'uso della tortura come mezzo per accertare la colpevolezza, sostenendo che rappresenta una debolezza del sistema giudiziario e non un metodo efficace per raggiungere la verità.

  7. Quali furono le circostanze storiche che influenzarono le "Osservazioni sulla tortura" di Verri?
  8. L'opera di Verri fu influenzata dalla crisi economica e dalla pestilenza del XVII secolo a Milano, durante la quale due cittadini furono ingiustamente accusati e torturati, evidenziando l'inefficacia e l'ingiustizia del sistema giudiziario dell'epoca.

  9. In che modo "Il Caffè" si differenziava dai periodici italiani precedenti?
  10. "Il Caffè" si ispirava ai periodici inglesi come "The Spectator" e si presentava come un punto di raccolta per discussioni politiche e sociali, con un approccio innovativo e uno stile vario, rivolgendosi a un pubblico ampio e diversificato.

Domande e risposte

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