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Concetti Chiave

  • Giuseppe Parini, un abate con fascino, proveniva da una famiglia umile di commercianti di seta e ricevette un'istruzione a Milano grazie alla zia benestante.
  • Parini lavorò come precettore per famiglie aristocratiche, sviluppando un disprezzo per l'aristocrazia e utilizzando la letteratura per criticarne l'inutilità sociale.
  • La sua ode "La salubrità dell'aria" del 1779 critica l'inquinamento urbano e contrappone la purezza dell'aria di campagna alla stagnazione cittadina.
  • Il poema "Il giorno", composto da quattro poemetti, satiriza la vita oziosa della nobiltà, con un tono che passa dal sarcasmo alla malinconia nelle parti incomplete.
  • Con "La vergine cuccia" e "La sfilata degli imbecilli", Parini usa l'ironia per evidenziare la superficialità e le manie ridicole dell'aristocrazia.

Indice

  1. L'infanzia e l'educazione di Parini
  2. Lavoro e relazioni aristocratiche
  3. Carriera letteraria e satirica
  4. La poesia di Parini: tra classico e attualità
  5. La carriera e il declino di Parini
  6. Critica sociale e ambientale
  7. Ode alla salubrità dell'aria
  8. Contrasti tra città e campagna
  9. Il poema "Il giorno" e la satira sociale
  10. Il giovin signore e la vita aristocratica
  11. La satira del cicisbeo e del pranzo
  12. La malinconia e la decadenza sociale

L'infanzia e l'educazione di Parini

Aveva un grande fascino nelle donne nonostante fosse claudicante e abate. Originario del lago di Fusiano che un tempo si chiamava Eupili. Nasce da una famiglia di commercianti di seta, famiglia di estrazione umile. Compie i primi studi a Bovisio ed erano studi di campagna, quindi preti e parroci che insegnavano di leggere e scrivere. Svolta importante fu l trasferimento a Milano nel 39, dove viveva Maria Anna Lattuana, zia, la quale nonostante facesse parte di questo ceto faceva parte di un ramo più benestante e accettò Parini per farlo studiare. Frequenterà le scuole Arcimbolde, fondate da Federico Borromeo nel 1600, su lascito di Arcimboldi che aveva lasciato una grande somma per l'educazione dei più poveri. Nell'epoca di Parini queste sono scuole bene frequentate, come i fratelli Verri e Beccaria. In questo modo Parini inizia a respirare un'aria meno provinciale. La zia morirà l'anno successivo, lasciando una rendita per il giovane Giuseppe, a patto che prendesse i voti e quindi Parini che non aveva alternative dovette per forza prendere questi voti.

Lavoro e relazioni aristocratiche

Nonostante le due rendite, non erano sufficienti, così iniziò a lavorare come precettore, delle famiglie aristocratiche. Così entra in contatto con famiglie importanti come: Servelloni. La contessa della famiglia Serbelloni, Maria Vittoria, era la sua amante ed Parini ebbe quindi anche modo di conoscere un personaggio dell'aristocrazia come Pietro Verri. A causa di conflitti tra la contessa e Parini lo portano a disprezzare la classe aristocratica inutile dal punto di vista sociale. Così è costretto a cambiare famiglia, dagli Imbonati, importanti per l'accademia dei trasformati e di tipo culturale. Diventa precettore di Davide Imbonati, amante della madre di Manzoni.

Carriera letteraria e satirica

Anche da un punto di vista letterario Parini respira l'aria dell'accademia dei trasformati, ambiente aristocratico, poco riformista con formazione classica ispirati alla letteratura greca e latina, ma allo stesso tempo attenta all'attualità → si vede elle sue odi civili che si occupava di elementi elevati. Parini riprende il modello dell'ode e lo trasformati in qualcosa di diverso ispirato all'attualità, ad esempio ode alla salubrità dell'aria che riguarda l'inquinamento.

La poesia di Parini: tra classico e attualità

Un modello classico, nel linguaggio, però attualizzandolo → dimostrazione concreta della poesia descritta dai trasformati. Oltre a presentare le sue prime rime sotto pseudonimo (Ripano Eupirino). Poi vengono le odi civili e illuministiche e nel 63-65 pubblicò due brevi poemetti satirici il mattino e il mezzogiorno che avrebbero dovuti essere i primi due capitoli di un poema più vasto chiamato il giorno, e a seguire ci sarebbero stati il vespero e la notte. Protagonista di questi poemetti è un giovin signore, in cui il giovane Imbonati si vede offendendosi, e il suo precettore e descrive la sua giornata tipo. Sono molto divertenti, con sarcasmo violento → aristocrazia nella sua inutilità. Questi due poemetti sono quelli che lo fecero notare al governatore Firmian di Milano, la quale in questa fase era sotto controllo austriaco, il quale venne colpito da questi poemetti e diede una svolta alla sua vita nominandolo direttore della gazzetta di Milano e poi nominandolo direttore artistico del teatro dentro palazzo reale. Sono incarichi prestigiosi a Milano e che permettono a Parini di liberarsi del lavoro di precettore e che gli diedero grande visibilità in città. Per esempio è l'autore del libretto di scaglie in alba di Mozart. L'anno successivo, Firmian gli darà una cattedra di belle lettere alle scuole Palatine ( per educazione illuminista), fondate da Maria Teresa, chiamate così perché teneva rievocare la scuola palatina di Carlo Magno.

Avere una cattedra era decisamente illustre, segno di distinzione, poi le scuola palatine vennero di li a poco trasferite nell'attuali palazzo di Brera, dove si trasferirono anche le accademie delle belle arti e quindi dal punto di vista culturale viene posto in una situazione di rilevanza assoluta.

La carriera e il declino di Parini

Con questo Parini raggiunge il vertice della sua carriera che declinerà con l'arrivo dei francesi e per la sua età. La repubblica giacobina cerca di coinvolgere gli intellettuali, ma in realtà è un rapporto che finisce abbastanza male per contrasti, in quanto Parini non fu mai un'estremista, ma un moderato.

Nel 99 quando tornarono gli austriaci Parini sopravvisse, venne risparmiato perché era un personaggio di riferimento culturale anche morale per Milano e quindi neanche sugli austriaci se la sentirono di condannarlo a morte, e forse anche perché era troppo vecchio infatti dopo qualche mese morì. Parini venne sepolto nel cimitero di Porta Garibaldi, in aperta campagna di Milano, senza nemmeno una lapide, quasi fosse dimenticato dalla città e in effetti per un secolo sembra dimenticato.

Critica sociale e ambientale

Pietro verri rinfaccia a Parini di aver fatto cause già vinte.

è del 1779 ed è stata letta all'accademia dei trasformati. Era una critica attuale, che riguardava il divieto di alcune pratiche come lasciare le carcasse per strada, imponeva di chiudere le cisterne che raccoglievano i liquami dei pozzi neri e vietava di versare acque putride.

Ode alla salubrità dell'aria

L'ode si apre con invocazione alla terra: o beato suolo del mio amato lago, ecco che finalmente son di nuovo nel mio luogo di origine e mi circondi della tua aria e inondi di aria pura i miei polmoni avidi di respirare un'aria non contaminata.

Già quest'aria vivace (portatrice di vita) urta contro l'altra aria e scende nei miei grandi polmoni, aria che fa guarire gli spiriti malati, reintegra le forze e rallegra l'animo.

(registro classico con inserimenti di espressioni nuove e strane della poesia di ispirazione classica che vanno a un maggior realismo e concretezza proprio per quella volontà di parlare di modelli con attualità. Un esempio è polmon che la poetica tradizionale non avrebbe mai usato. → esempio del modo non eclatante con cui Parini tenta di mediare tra il linguaggio della poesia tradizionale ispirata ai classici e l'esigenza di parlare della contemporaneità)

(è classica e complessa)

però che (poichè) questo vento antipatico (vento di scirocco, vento caldo che viene dal sud. Lo cita con molta eleganza, sceglie una soluzione classica tradizionale con una metafora) qui (abosisio) non porta il suo soffio, alta schiena di monti (la dorsale prealpina) protegge questo bel luogo (usa l'iperbato ovvero lo scambio dei versi che rende più elegante ed armoniosa e ricercata la poesia. Emula la sintassi della lingua latina, quindi tende a mettere il verbo alla fine della frase e anticipa le subordinate dalle principali. Verbo + complemento oggetto+ soggetto)

che il vento freddo del nord non può superarla con le sue rigide ali (metafora in cui paragona il vento a un uccello con le ali ghiacciate. Questi versi servono per spiegare le ragioni morfologiche e geografiche indicando che il suo paese sia meglio)

e qui oltretutto non ci sono paludi che dal loro bacino sporco, stagnante, mandino alle teste scoperte, vulnerabili (degli uomini), nuvola infetta di morbo (metafora per riferirsi alle zanzare e la malaria) (se fosse stato verri a parlare avrebbe semplicemente detto le cose come stanno, ma Parini vuole parlare dell'attualità in modo prezioso e classico)

e il sole del pomeriggio asciuga le colline umide (quindi la temperatura è molto secca)

(tono invettivo e polemico molto acceso)

Possa (Pèra) morire per primo colui che espone la mia città (Milano) alle acque triste e oziose (immagine bella metaforicamente, ma serve questa personificazione per rappresentare un'acqua stagnante)

e al fetido fango e per il profitto non tenne in alcun conto la salute dei cittadini.

(se la prende con tutti i commercianti i quali incuranti dei danni che potevano derivare, avevano intensificato la coltura del riso estremamente redditizia, ma quello che urta Parini è che queste persone abbiamo preferito il proprio guadagno alla salute di tutti gli altri abitanti)

(fetido limo è una citazione di Dante e ne fa altre)

certamente quello a cui ho augurato di morire, ora è affondato, bloccato nel fiume Stige in mezzo all'orribile fango, alzando la faccia dal quale maledice il fango e la acque che gli piacque coltivare (citazione di Dante per la scena dei golosi. Parini ha una grande educazione classica e per questo mostra molte citazione di questo genere)

(l'apostrofe al letto è uno strumento efficace per creare più partecipazione)

Guarda (Mira) i coltivatori malati del riso, con i loro visi mortalmente pallidi in mezzo al riso malnato (nel senso maledetto, perché è il riso che corrisponde all'egoismo) e trema tu cittadino che sopporti le risaie vicino a te. (i cultori fanno il pari del polmon precedentemente, cultori è una parola più tecnica, ma non eccessivamente per non li chiama contadini o agricoltori, sceglie comunque una variante più colta, però che si avvicini maggiormente alla concretezza del personaggio. L'aggettivo languenti corrisponde ad un malato di malaria, però nel linguaggio tradizionale della poesia era definito per chi soffriva pene d'amore, il che era visto in modo molto avanguardistico che ora è molto più concreto.)

io nel bel clima innocente, puro dei miei graziosi colli, passerò giorni sereni in mezzo a gente felice e beata che carica della fatica del lavoro della vita dei campi, è però sana e robusta. (contrapposizione dei malati delle risaie e i contadini della provincia di Bovisio che nonostante siano stanchi per il lavoro devastante, sono forti per la purezza dell'aria. Ovviamente quest'immagine è un po' idealizzata, cosa che adora fare Parini → mega gnocco, fisicato, salute mentale, gente tutta d'un pezzo, sanno il senso della vita, gente felice di condizione fisica e mentale salutare)

Contrasti tra città e campagna

qui in questo luogo io con la mente sgombra, deterso di acque purissime, sotto la fresca ombra di un albero, io celebrerò con i miei versi i contadini vivaci e agili che lavorano sparsi per i campi. E sempre col mio verso celebrerò le braccia mai stanche nella cura del pane crescente (grano rappresentato per sineddoto perché rappresentato attraverso il pane); e i fianchi prominenti delle contadine schiette (stanno ad indicare la fertilità delle donne → fatto positivo ma in realtà no, ma che Parini indica come salute fisica e poi le villane sono ardite, schiette. Rappresenta questa pessima condizione in modo positivo, idealizzato → atteggiamento paternalista)

e sempre canterò il loro bel volto sorridente che ha un colorito che va dal bruno al rossastro (indica l'abbronzatura → sintomo di bruttezza, perché l'idea di incarnato ideale femminile era pallido)

dicendo: “ oh gente fortunata che respirate quest'aria in questo clima dolce, un'aria che è ventilata e purificata sempre dalla brezza che passa e da corsi d'acqua limpidi, puliti.

Certamente la natura era stata generosa di cielo e di aria pulita con la città tracotante, altezzosa, ma chi oggi ci tiene a conservare questi bei doni, fra il lusso e l'avidità di guadagno e la stolta inerzia? (parla di Milano in modo negativo soprattutto dell'aristocrazia.)

Aimè non bastò che la città avesse intorno le risaie, ma a inquinarne l’aria proprio sotto le mura, portò le acque nocive a marcire sui prati (marcite che servivano a far crescere rapidamente l’erba e poi usata come foraggio per i cavalli)

(è un commento pesante nei confronti di questa situazione)

e l’interesse dell’intera città, venne sacrificata al pasto dei cavalli (figura retorica in cui aggettivo grammaticalmente, ma riferito ad un altro soggetto → ipallage, serve per usare meno parole) che poi in modo appariscente, ma anche crudele e spietato calpestino, nelle ampie strade della città, il popolo che cade (denuncia il problema del traffico, perché non esisteva un sistema di protezione per i pedoni, né alcun codice della strada e gli aristocratici che andavano in carrozza travolgevano i passanti, lo stesso Parini rimase vittima di un incidente di questo tipo).

(cambiamento di luogo, ritorna alla celebrazione della sua terra d’origine, quindi quell’a voi si riferisce agli abitanti della campagna)

a voi il timo, lo zafferano e la menta selvatica profumano ogni luogo, (contrapposizione con l’odore putrido di Milano) che deliziano le narici con questi odori dolci e cari (Parini ha lo scopo di creare delle immagini molto facili e plastiche o comunque qualcosa che fa riferimento ai sensi → approccio sensistico: contro l’illuminismo in quanto si pensava che la conoscenza passasse attraverso l’esperienza. Anche qua quindi il tentativo di dare immagine sensistica)

invece, in città, ai piedi dei grandi palazzi, il letame fermenta e ammorba l’aria stagnante di esalazioni nocive (ultimi due spiegano perché l’aria è lenta), l’aria non riesce a circolare per via delle case molto alte.

(torniamo a Milano. Strofa emblematica per il suo stile, parla degli scarichi dei vasi da notte, qualcosa che mai prima d’ora era stato introdotto, e parla di questo argomento con un linguaggio altissimo, che sembrano descrivere qualcosa di aulico. → credo di Parini: con linguaggio aulico si può parlare anche delle cose concrete)

qui le case della gente povera (case = i lari → dei protettori della casa → metonimia] dagli umili vasi di terracotta (crete= vaso; sfregiato= senza valore) di liquidi corrotti e impuri (umore= liquido → latinismo; fracido è la parola meno elegante; rei perché non è che sono colpevoli) versano questi getti sgradevoli, per colpa di questa cosa, le esalazioni si disperdono nell’aria e vengono inspirate.

Animali morti, abbandonati (=ridotti) nelle vie affollate, riempiono l’aria calda dell’esteta degli loro esalazioni mortifere (aliti corrette → sensistica), spettacolo ripugnante che il cittadino si trova sui suoi passi quando passeggia per la città.

E come se non bastasse, non appena il sole tramonta (latrine vaganti = carri che raccoglievano tutto ciò che doveva andare nella fogna) i carri adibiti al trasporto dei liquami con le loro aperture spalancate (=gole → dà l’idea che questi carri non fossero chiusi e che impestassero tutta l’aria) (usa l’ironia → lustrare= pulire → in questo caso indica pulire tramite un sacrificio → ironia perché in realtà inquinano) percorrono ogni zona della città che, quando si sveglia, respira a pieni polmoni l’aria nociva.

È vero che ci sono molte ordinanze contro questa forma di inquinamento, e nessuno le rispetta, ma l’egoismo dei singoli pensa solo al proprio interesse (Temi è la dea della giustizia). Sciocco! Ma non vuoi renderti conto del danno comune che è anche il tuo danno? (aristocrazia milanese era estremamente individualista)

Ma dove corro e divago (domanda retorica che serva a contrapporre la purezza della campagna) lontano dalle mie belle colline, lago e contadinelle alle quali un’aria così salutare fa ondeggiare il petto? (finge di chiedersi perché ha abbandonato la campagna così bella).

(strofa conclusiva → dichiarazione di poetica)

La mia calda fantasia (terzo verso e sta ad indicare l’esperienza artistica) va per una via trascurata, cercando continuamente l’utilità. (ispirazione poetica: ispirazione che è felice solo quando può unire l’utilità al pregio di un canto lusinghevole). (riassume l’idea di una poesia colta, raffinata, ispirata al classico, ma che ha come fine l’utile e solo in questo modo la sua ispirazione è appagata → questa strada però è percorsa da pochi autori, perché il mondo contemporaneo gli intellettuali si dividevano nei classicisti, ostili a qualunque cosa, come fossilizzati su una letteratura che dev’essere bella, elegante e deve curare l’aspetto formale (cancro della cultura italiana →sono molto pedanti) dall’altra c’erano i modernisti e gli illuministi come Pietro e Alessandro Verri, incuranti dell’aspetto formale e Parini vorrebbe coniugare i due versanti. → lingua parlata e lingua scritta sono sempre più lontane, leggere non era una fruizione immediata.

Le altre odi sono:

• La vita rustica: celebrazione della campagna, dell’agricoltura e del suo lavoro. Per questa ode Parini venne attaccato dai fratelli verri, perché ai loro occhi in Italia celebrare la potenza agricola, significava celebrare l’aristocrazia. Parini aderisce alla teoria fisiocratica → patrimonio agricolo.

• l’educazione: propone un modello educativo fondamentalmente aristocratico, e promuove una rieducazione di questa classe. Ha una posizione per l’aristocrazia ambigua, perchè da una parte la trova dannosa, ma dall’altra parte spera che possa rigenerarsi, rinnovarsi per tornare ad essere la guida della nazione e anche questa ambiguità è quella che agli illuministi piace si e piace no.

• l’impostura: nella quale descrivendo dei tipi di macchiette, intende condannare ogni tipo di falsità nei rapporti, che trova sconvenienti perché di fatto tendono a rompere i legami sociali. Divertente perché evoca una serie di personaggi.

Ode all’innesto del vaiolo: scoperta del vaccino sul vaiolo e protagonista è uno scienziato che giunge a fare qualcosa di concretamente e veramente importante per la salute dei cittadini.

• Il bisogno: si ispira al tratto dei delitti e delle pene di Beccaria, in cui riprende l’aspetto: indaga quali siano le ragioni per cui una persona è portata a delinquere → spinta dal bisogno. Riprende che piuttosto di disincentivare la delinquenza, ma bisogna eliminare le cause.

• L’evirazione: si scaglia contro questa pratica anche perché questa pratica corrisponde a un capriccio che è quello di creare delle voci che in natura esistono, solo per un breve tempo.

Si compone di 4 poemetti:

  • Il mattino
  • Il mezzogiorno
  • Il vespero
  • La notte

Il poema "Il giorno" e la satira sociale

Di questi 4 possediamo in forma integrale solo i primi due, pubblicato nel 1763-65, il vespero e la notte, vennero ripresi da Parini più tardi, ma mai completati. Questo giorno è un poema didascalico, ovvero che ha come obiettivo l’istruzione e i personaggi sono: il giovin signore e il precettore D’Amabil Rito. L’intento del poema sarebbe fornire degli insegnamenti di vita a questo giovin signore, in realtà questa volontà didascalica è solo formale, perché in effetti non ha nulla → il precettore non è un vero precettore è solo uno che segue il giovin signore e che descrive le sue azioni. L’obiettivo di Parini è mettere in luce come la vita di questo signore sia totalmente inutile. Il giovin signore è un debosciato, riempie la sua vita di un nulla esistenziale. Nel mattino viene raccontata il suo ritorno dalla serata, in tarda mattinata si sveglia, fa colazione, si fa la toilette ed è quindi pronto ad uscire per andare a pranzo della sua dama. Il mezzogiorno racconta di questo pranzo a casa della dama, al quale sono invitanti altri loro pari e nel tardo pomeriggio escono a fare una passeggiata in carrozza. Il vespero avrebbe dovuto raccontare l’esperienza di lui e della tipa a casa di un loro amico troppo malato, ma vito che è così loro gli lasciano un biglietto per dirgli che sono passati. La notte è in un’altra casa, in cui fanno la loro serata quindi balli, giochi per tutta la notte per tutti i giorni.

Nel Vespero e nella Notte l'atmosfera è diversa, la satira violenta sparisce e arriva la malinconia, sono opere più neoclassiche che illuministe: è un'aria di malinconia, mentre nei primi due poemi la classe sociale viene presa in giro qua invece no, dice che la classe si è svuotata di senso; c'è la superficialità dei rapporti; la Notte si apre con una descrizione degli invitati, è la galleria degli imbecilli, dove il Precettore descrive i personaggi con un tono decadente, sono tutti anche vecchi e annoiati, ripetono delle abitudini che appaiono prive di senso, il tutto in un atmosfera di pena nei loro confronti; c'è una mutata prospettiva da parte dell'autore, le prime due riflettono l'energia e la vitalità con cui un giovane guarda i difetti della sua epoca, Parini è agguerrito, voleva cambiare la cosa mentre nelle ultime due Parini non ci spera più a cambiare le cose e quindi riflette la malinconia, osserva una decadenza inesorabile.

Il giovin signore e la vita aristocratica

Proemio: parte iniziale del poema nella quale il narratore illustra l'argomento e invoca le muse affinché lo assistano. Emerge l'ironia pariniana. Sintassi articolata.

“Giovin signore sia che a te scorra attraverso una lunga serie di magnanime persone un sangue purissimo e divino, sia che in te i titoli acquistati e le ricchezze accumulate attraverso commercio via terra o via mare, in poco tempo dal genitore che ha fatto sacrifici, non essere originariamente nobile, ascolta me Precetto di amabil Rito.”(precettore di tutte quei convenevoli e quelle regole, che rendono una persona bene accetta in società. È un non precettore.)

Il precettore non dovrebbe insegnare le frivolezze, qua sta l'ironia, il precettore dovrebbe insegnare. Qua il precettore gli insegna solo sciocchezze che non dovrebbero essere compito suo, c'è ironia e consiste nel chiamare questa figura che non è un precettore con il titolo di precettore. L'ironia sta anche nel modo in cui si rivolge al giovin signore che fa vedere che lui può essere un vero nobile ma può essere anche un nuovo arrivato, uno che si è comprato il titolo e nel modo in cui l'ha acquistato c'è dell'ironia nel genitore, è una figura ridicola e triste di quello che è pur di riuscire ad essere nobile ha vissuto da poveraccio. Ora espone l'argomento, che è un non argomento:

“Ora io ti insegnerò come ingannare questi giorni di vita noiosi e interminabili ai quali si accompagna una lunga noia e una grande insofferenza. Apprenderai quali debbano essere le tue occupazioni al mattino, dopo il mezzogiorno e la sera, sempre che in mezzo ai tuoi ozi ti rimanga un po' di ozio libero per ascoltare i miei versi.”

Celebrazione dell'ozio, l'ironia si gioca anche sull'etimologia della parola, perché qua è il non fare niente ma letterariamente deriva da otium, ovvero il tempo libero che un uomo politico impegnato riusciva a ritagliarsi per lo studio. Quando lui parla di ozio i colti lo coglievano, chiaro che però qua il giovin signore vive la sua vita a non fare niente. I giorni di vita sono noiosi e lenti, con l'insofferenza nei confronti di tutti, è un punto di vista esterno, c'è l'ironia. Il giovin signore era pure capace di lamentarsi della fatica anche se non faceva nulla. Ancora ironico: il precettore insegna come non fare nulla e non è questo il suo compito. Poi c'è la posizione nella quale il precettore si mette, è come se fosse sotto di lui, è ironico e sta nel fatto che il precettore arriva dopo i suoi ozi. In realtà il precettore d'amabil rito non gli insegna niente. Il risveglio del giovin signore(verso 108):

“Ora che ti sei svegliato sollevati un pochino e in questo modo appoggiati ai cuscini i quali degradando lentamente ti fanno molle sostegno alle spalle(si siede appoggiato sul letto, azione di una banalità totale descritta come se fosse eroica). Poi con l'indice destro piano piano, strofinandolo sopra gli occhi, togli quello che rimane del sonno, e formando con le tue labbra un piccolo cerchio, dolce a vedersi, silenziosamente sbadiglia(qua l'ironia c'è nella celebrazione del suo aspetto che non sarà mai tanto bella, poi gli sta insegnando come deve svegliarsi. Questa figura per cui lui descrive come bellissimo ed eroico è l'iperbole ed è così che lui usa l'ironia, celebra ciò perchè non ha altro da celebrare, queste sono le gesta eroiche che compie. Gli antichi pensavano che il dio del sonno abitasse nei Cimmeri, ma qui la Cimmeria nebbia indica i rimasugli di sonno sugli occhi contribuisce all'ironia, è un iperbole). Ah, se potesse vederti il coraggioso capitano quando nel mezzo della battaglia spalancando la bocca innalza un grido in grado di lacerare le orecchie più dure, con il quale ordina gli spostamenti dei reparti, se lui ti guardasse si vergognerebbe, perché la sua bocca non è niente a che fare col piccolo arco che hai fatto tu con tanta grazia, si vergognerebbe ancor più di quanto Minerva si vergognò di sé quel giorno in cui stava suonando il flauto e scorse nel ruscello il turpe aspetto delle sue guance gonfie(Minerva è Atena, e messa qui però non è niente. È una climax, prima lui che si sveglia, poi l'esercito e poi la divinità. Sono tutte iperbole).”

“Ma già vedo entrare nuovamente il tuo cameriere ed egli ti chiede quale bevanda tra quelle sei solito bere oggi preferisci bere in una preziosa tazza. Sia le tazze che le bevande sono merci che vengono dall'Oriente.(arriva il precettore ad aiutarlo cosa scegliere di bere e gli propone due cose) Se per caso oggi ti piace di porgere allo stomaco gradevoli stimoli in modo tale che il calore naturale vi arda secondo legge naturale, e ti serva questo a digerire, allora scegli la cioccolata calda, la quale l'abitante del Guatemala o dei Caraibi che hanno le chiome decorate con barbare penne ti offre come tributo.(prima ironia palese, gli aristocratici per avere questi beni di fatto sfruttavano in maniera terribile il lavoro di questi abitanti, critica rispetto a ciò. Il tutto reso più grave per come Parini lo esprime, come se gli abitanti facessero un tributo al giovin signore e sembra avesse paragonato lui a una divinità. Ironia anche nel modo in cui gli vende la cioccolata, è una bevanda che stimola lo stomaco e sembra scientifico, ma lo sapevano che non è digestiva. Gli insegna anche cose sbagliate) Ma se per caso non ti senti bene, o quella ipocondria(qua è la malinconia) oppure sei un po' ingrassato, allora in questo caso onora con le tue labbra la nettarea bevanda, il Caffè, per fare il quale fuma ed arde il legume abbronzato(chicco del caffè che non è un legume) giunto proprio per te da Aleppo(Turchia) e da Moca, Moca che è molto frequentata ma non si rivolta mai.(Ironia nei confronti del colonialismo. Sembra che il giovin signore faccia un onore al caffè che viene apposta da così lontano per lui.)

Viene denunciato il lusso, però più di tutto viene preso in giro l'enfasi a cui viene data a una banalità, anche se per lui è un gran dilemma. Ha impiegato moltissimi versi per dire ciò, per esprimere un'azione che poteva essere omessa o in due versi. Narrativamente Parini amplifica il tempo del racconto rispetto al tempo della storia. Parini voleva ottenere dall'aristocrazia qualcosa di costruttivo, voleva fargli vedere quanto fossero ridicoli.

La satira del cicisbeo e del pranzo

Tratto dal Mezzogiorno, è a pranzo dalla dama. Il Cicisbeismo è una qualità del giovinsignore, è una pratica normale, una figura prevista nei contratti anche, è un cavalier serbente della dama. Nel 700' il cicisbeo era l'amante ufficializzato, era previsto nel contratto matrimoniale che la donna potesse avere un cicisbeo, ovvero un giovane aristocratico che accompagnava la dama in tutte le occasioni in cui il marito non c'era. Per Parini questa pratica è la prova tangibile della corruzione dei costumi, è che il cicisbeismo ha scisso l'amore dal matrimonio che era diventato solo per interesse.

Il giovin signore è il cicisbeo della dama. Uno dei doveri del cicisbeo è quello di andare a pranzo dalla dama ed eroicamente ci va dove si vedono dei brutti esponenti dell'aristocrazia, il loro pranzo è fatto di discorsi futili ed assurdi tra cui l'apologia del vegetarianesimo.

Il vegetariano qua è contrario al fare male agli animali, c'è uno strato ironico e il primo è che quasi nessuno mangiava carne tranne gli aristocratici. L'aristocratico vegetariano fa già ridere, che poi anche se non voleva mangiare gli animali magari lui stesso con la carrozza investiva i pedoni. La dama fa più ridere Parini:

“Le anime volgari riserbino pure la loro pietà all'essere umano e in queste destino un facile ribrezzo i danni dei suoi simili, i loro bisogni e le loro piaghe. Ma il cuore di lui(il vegetariano) è superiore rispetto a questo sentire volgare e spinge la sua sensibilità ad un oggetto più importante.(molta pietà per un animale. Qui è profondamente ironico perché le anime volgari alla fine sono i poveracci, la gente comune abbia pietà, ma questo non è un vanto, è poca cosa rispetto alla nobiltà d'animo del vegetariano.)”

Discorso vegetariano: “Possa morire colui che per primo osò alzare la mano armata sull'innocente agnello o sul docile bue, al quale non piegarono il cuore violente né i teneri belati né i pietosi muggiti né le morbide lingue che leccavano tortuosamente che la mano ahimè stringeva il loro destino.”(Satira profondamente amara. Non si faceva alcuno scrupolo di picchiare i servitori ma vuole bene agli animali... la prima apostrofe la si vede nella sue Ode alla Salubrità dell'Aria, sembra si stia autocitando, qua però l'invettiva che prima era come denuncia qua fa ridere perché non ha senso in bocca al vegetariano).

Torna a parlare il Precettore: “Così lui parla o signore e intanto alle sue parole così cariche di pietà sgorga dagli occhi della tua dama una dolce lacrimuccia, lacrima che è come quelle goccioline tremolanti e brillanti che in primavera trasudano dai tralci della vite stimolate dal venticello tiepido di primavera che favorisce la rinascita della natura(amplificazione del tempo del racconto, è un iperbole). Le viene in mente quel giorno, terribile giorno, quando la sua bella cagnolina, così bella che sembra essere figlia delle grazie stesse, giocherellando come solo i cuccioli sanno fare, morse leggermente con il suo dente d'avorio il piede villano del servo(dovendo illustrare la cagnolina e il servo e mette sopra il cane la quale così graziosa, che stava scherzando, morde molto poco il piede villano del servo, connotato negativamente). Ed egli, audace(negativo, ha osato troppo) con piede sacrilego la lanciò e quella tre volte rotolò, tre volte scosse i suoi peli scompigliati e dalle sue morbide narici soffiò fuori la polvere fastidiosa. (tre volte rotolò è tipico dell'Iliade, è tipico dell'eroe, non la cagnolina). “Quindi dei gemiti alza ed è come se urlasse aiuto, e dalle volte colorate d'oro, Eco impietosita le rispose: e dalle stanza infime i servi tristi salirono tutti e dalle stanze più alte le cameriere pallide e tremanti si precipitarono. Tutti quanti si precipitarono e il volto della dama fu spruzzato di essenze per farla riprendere dallo svenimento. La dama alla fine si riprese ma l'agitavano molto l'ira e il dolore e con voce dolce chiamò la cagnetta e questa le corse in braccio e nel suo modo di fare sembrò che le chiedesse vendetta e tu ottenesti la tua vendetta cagnolina alunna delle Grazie. (cambiamento improvviso del punto di vista arriva ora che non fa più ridere → straniamento). L'empio servo tremò e temendo il licenziamento non gli servì di aver servito in quella casa con merito per 20 anni, non gli servì il fatto di aver svolto con grande attenzione compiti da tenere nascosti, e inutilmente implorò pietà, egli se ne dovette andare nudo e privato di quella veste grazie alla quale un tempo era stato molto rispettato tra il popolo. Invano sperò di trovare una nuova famiglia, perché le dame pietose inorridirono e odiarono l'autore di un misfatto così grave. L'infelice si trovò per strada con tutti i suoi figli malvestiti e con la sua consorte a sua volta senza la divisa, rivolgendo inutili richieste d'aiuto a chi passeggiava. E tu cagnolina, divinità placata da vittime umane, te ne andasti superba.”

Questo brano fa ridere fino ad un certo punto, al licenziamento il precettore sta cambiando il punto di vista, dopo il precettore prende il punto di vista di Parini, quindi non guarda la vicenda dal punto di vista dell'aristocrazia ma dal punto di vista del servo e non ci fa più ridere perchè ci fa rendere conto della tragicità della cosa. Questo comportamento nei confronti delle classi sociali inferiori era la normalità, Parini non sta esagerando. La cagnolina all'inizio è una vergine cuccia, è graziosa, poi alla fine diventa superba e diventa una divinità spietata la cui ira può essere placata con un sacrificio umano, quello del servo. C'è sempre l'iperbole, anche se prima era bella, dopo diventa sanguinaria.

La malinconia e la decadenza sociale

(Scena presa dalla notte quando il buon signore e la sua dama si recano alla casa. Prende un punto di vista che abbandona la satira precedente e subentra un tono di malinconia per le manie di cui sono vittima i personaggi.)
 “questi è il giovane nobile che con sapienti, abili movimenti del suo braccio, produce dei sibili straordinario dalla sua frusta. Riempie il suo tempo agitando l'aria delle immense sale, dei muri delle quali pendono gli antichi trofei dei suoi avi. (nel tono è cambiato: figura triste e ridicola, che fa il domatore, muove la sua frutta in giro per le sale del palazzo riempiendo il suo tempo. Usa estrema ironia nel descrivere il suo movimento delle braccia, però questo immagine è decisamente pietosa. )
l'altro è l'eroe che con le guance rigonfie e con il corno (=oricalco) curvo annuncia agli incroci, il suo immortale talent, quando dall'alto dei suoi famosi palazzi imita il suono del messaggero che arriva frettolosamente (quest'altro imbecille va in giro suonando un corno, a volte sopra i palazzi altre volte agli incroci, anche qua fa ridere, ma anche pena e le guance enfiate dovrebbero ricordare l'immagine di Minerva, che nell'ottica nobiliare quest'azione da al personaggio un aspetto caricaturale. In un certo senso questi imbecilli vengono tratteggiati con un atteggiamento da dementi, qui è in atto piè che la satira, l'umorismo --> risata+ riflessione su cosa gli ha spinti a fare determinate azioni, creando cos' una sensazione di pena.) quanto è bello a vedersi quando avvolto in un vestito da viaggio e con le gambe infilate in lunghi stivali, cavalcando per i campi conduce la carrozza dov'è seduta la dama, il marito, l'ancella e il cane.
(l'umorismo va a colpire la questione del cicisbeo, lui rapisce la carrozza su cui è seduta la dama e ciò pare quasi eroico, ma la situazione con tutti quei personaggi suscita pena --> relazione con tutta la famiglia, quest'immagine rende la malinconia di una figura sociale che perde tutto il suo romanticismo ma assume la figura del valletto.)

(tipo sociale del fanatico delle carrozze) 
vuoi forse tu per caso in un giorno di festa farti un giro trionfale nel corso? Ecco quello che ti può aiutare in questo lavoro! A lui sono noti, legna, ferrami, sete, carpentieri e fabbri ed è noto in tutta Italia per la sua passione. Il nobile calabrese, molto importante per i suoi feudi e titoli, i duchi e i principi che fanno pascolare le loro greggi sull'Etna, e persino i grandi discendenti dei romani a lui soventi spesso e volentieri si affidano a lui per la cura delle loro carrozza.
Ed egli vola da un'officina all'altra finché sorga, sotto la sua direzione, la fortunata mole della carrozza perché curata da un simile esperto. Poi coperta di teli e ben protetta contro i danni della pioggia e dal sole, per mille e più passi l'accompagna egli stesso fuori delle mura; e la segue ancora accarezzandola con lo sguardo sinché inginocchiato a terra saggia col dito i ferri e gli zoccoli del cavallo. Ahimè infelice l'amante, quando altrove viene indetta una fiera importante, infatti lui l'abbandona e lei è costretta ad attraversare luoghi pericolosi per giungere a loghi lontani dove scambia e acquista, ma beata lei dopo, quando lui torna tutto sporco di fango e porta con sè il suo nuovo acquisto di cui va fiero, e a lei tutta sola per molte notti continua a raccontare dei suoi avi e dei suoi costumi (monomaniaco)
adesso vedi quell'altro, del quale nessuna damigella fu mai più accurata a tessere dei tappeti oppure a separare i fili colorati degli arazzi
(ha la mania della tessitura, è il più bravo fra le dame. )
lui ha le tasche gonfie di tutti i fili che tiene li per la sua attività, questi fili che ha nelle tasche, appartenevano un tempo a un prezioso tappeto in cui si vedevano le vicende della città di Troia infelice rappresentate con fili d'oro e di lucente lana e il cavaliere sedendo nella stanza della dama, con mano ostinata ha ormai diviso in fili minutissimi tutti i popoli di Grecia e troia. Di questo tappeto rimane soltanto il disegno di un fianco di Elena e poi finalmente l'eroe giunto alla fine della sua decennale impresa se ne andrà superbo come se fosse Menelao o Agamennone in persona.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e l'educazione di Giuseppe Parini?
  2. Giuseppe Parini nacque in una famiglia di commercianti di seta di estrazione umile e compì i suoi primi studi a Bovisio. Successivamente, si trasferì a Milano per studiare grazie al supporto della zia Maria Anna Lattuana, frequentando le scuole Arcimbolde.

  3. Come si sviluppò la carriera letteraria e satirica di Parini?
  4. Parini si inserì nell'ambiente aristocratico e culturale dell'accademia dei trasformati, pubblicando odi civili e poemetti satirici come "Il mattino" e "Il mezzogiorno", che criticavano l'inutilità dell'aristocrazia.

  5. Quali incarichi prestigiosi ottenne Parini a Milano?
  6. Parini fu nominato direttore della gazzetta di Milano e direttore artistico del teatro dentro palazzo reale, incarichi che gli permisero di abbandonare il lavoro di precettore e di ottenere grande visibilità.

  7. Quali sono i temi principali dell'ode "Ode alla salubrità dell'aria"?
  8. L'ode critica l'inquinamento e celebra l'aria pura del luogo d'origine di Parini, utilizzando un linguaggio classico per trattare temi contemporanei come la salute pubblica e l'ambiente.

  9. Qual è l'obiettivo del poema "Il giorno" di Parini?
  10. "Il giorno" è un poema didascalico che, attraverso la figura del giovin signore, intende mettere in luce l'inutilità della vita aristocratica, utilizzando l'ironia per criticare la superficialità e l'ozio della nobiltà.

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