Concetti Chiave
- Giuseppe Parini collaborava con le riforme di Maria Teresa d'Austria e sosteneva le idee illuministiche lombarde, pur avendo rapporti non lineari con esse.
- Parini era critico verso l'Illuminismo francese, rifiutando le posizioni antireligiose di Voltaire e Rousseau, ma accettava i principi di uguaglianza e umanitarismo.
- Criticava l'aristocrazia per la sua decadenza e inattività, pur non volendo eliminarla, ma rieducarla per tornare al ruolo sociale utile.
- Parini si opponeva al cosmopolitismo degli illuministi lombardi, sostenendo il classicismo e temendo l'influenza culturale francese.
- Pur apprezzando la scienza, Parini criticava la letteratura utilitaristica, preferendo un equilibrio tra utilità ed eleganza formale nella letteratura.
Indice
Parini e le Riforme di Maria Teresa
L’opera di Giuseppe Parini concorda all'inizio con le riforme di Maria Teresa d’Austria e con il movimento illuministico lombardo. Parini ricoprì cariche di grande responsabilità nell’amministrazione dello Stato. Infatti, collaborò con il potere per diffondere idee riformatrici per il bene comune e per migliorare la società. Tuttavia, i suoi rapporti con l’Illuminismo e con gli ambienti illuministici lombardi non furono del tutto lineari.
Critica all'Illuminismo Francese
Giuseppe Parini mostrò un atteggiamento critico verso l’Illuminismo francese. In particolare, criticava Voltaire e Rousseau, rifiutandone le posizioni antireligiose ed edonistiche. Pur opponendosi al fanatismo religioso e all’oscurantismo degli ecclesiastici, Parini credeva profondamente nella religione come fondamento della convivenza civile e della salvezza umana, esaltando una religiosità intima e personale, in linea per certi aspetti al deismo illuministico.
Eguaglianza e Umanitarismo
Al tempo stesso, accoglieva i princìpi egualitari dell’Illuminismo. Credeva nell’uguaglianza naturale e nella pari dignità di tutti gli uomini, indipendentemente dalla classe sociale. A ciò univa un profondo umanitarismo, l’amore per l’umanità in quanto tale. Questo lo portava a condannare ogni forma di umiliazione e sofferenza, promuovendo solidarietà e impegno per alleviare le miserie umane.
Critica alla Classe Aristocratica
Parini critica duramente la classe aristocratica, giudicandola oziosa, vuota e improduttiva. Sul piano economico, i nobili sperperano le ricchezze derivanti dalle loro rendite, cioè dal lavoro altrui, senza contribuire al benessere comune. Sul piano intellettuale, non si dedicano a studi utili alla cultura e alla scienza, e su quello civile si occupano solo della ricerca del piacere, evitando incarichi pubblici utili al bene pubblico. Un esempio eloquente di questa critica è la definizione del "giovin signore" nel proemio del Vespro, che Parini descrive come colui "che da tutti servito a nullo serve". Condanna anche l'immoralità dei costumi, soprattutto il fenomeno del cicisbeismo, per cui ogni nobildonna aveva il diritto ad un "cavalier servente" (o cicisbeo) che l’accompagnasse al posto del marito. Questo rapporto, pur concepito come casto e puro, si traduceva nella realtà in una forma di adulterio socialmente legittimato, minando i valori della famiglia.
Dialogo sulla Nobiltà
Nel Dialogo sopra la nobiltà, Parini afferma che l’aristocrazia ha avuto origine dalla violenza e dalla rapina, ma riconosce che in passato aveva svolto importanti funzioni sociali. Ciò che muove il suo sdegno è la decadenza attuale della classe aristocratica, che ha abbandonato tali attività. Pur criticando la degenerazione della nobiltà, non è contrario alla classe aristocratica in sé e non ne auspica affatto l’eliminazione, ma propone una sua rieducazione per farla tornare al suo ruolo sociale. Socialmente e politicamente Parini è un riformista moderato, favorevole alla rigenerazione dell'aristocrazia secondo la politica dell'illuminata imperatrice Maria Teresa. Più tardi, le sue posizioni si fanno ancora più moderate, come evidenziato nella revisione del Mattino, dove sottolinea la funzione positiva che la nobiltà aveva in passato.
Contrasti con gli Illuministi Lombardi
Parini aveva dei contrasti anche con il gruppo illuministico lombardo che si riuniva intorno alla rivista “Il Caffè” e all’Accademia dei Pugni. Sul piano filosofico e culturale, egli non condivideva il cosmopolitismo di quegli intellettuali, ferventi ammiratori degli illuministi francesi, temendo che un'assimilazione indiscriminata della cultura francese potesse snaturare la cultura italiana e compromettere la purezza della lingua, introducendo troppi francesismi.
Sul piano letterario e linguistico, gli illuministi lombardi respingevano il classicismo tradizionale, accademico e retorico, in nome di una letteratura finalizzata all'utile e alla diffusione dei "lumi", senza preoccuparsi della lingua e accogliendo parole anche straniere. Parini invece trovava tutto ciò in accettabile, in quanto era fedele al classicismo e privilegiava l'eleganza formale e i modelli antichi.
Gli illuministi lombardi erano caratterizzati dal culto della scienza, convinti che la diffusione delle conoscenze scientifiche moderne (la chimica, la biologia, la fisica) avrebbe garantito il progresso, il miglioramento della vita sociale e la felicità pubblica. Parini, pur apprezzando le scoperte scientifiche e riconoscendo il loro valore, era infastidito dal fatto che la scienza fosse diventata una moda frivola di salotti aristocratici e dame oziose.
Letteratura e Scienza
Pur credendo che la letteratura dovesse essere utile e illuminata dallo "spirito filosofico", egli si oppone alla concezione utilitaristica della letteratura, divenuta un semplice strumento di divulgazione scientifica, ritenendo che non dovesse essere esclusivamente finalizzata a scopi pratici. Parini riprende il precetto classico del poeta latino Orazio, “mescolare l’utile al dolce”, ma con un significato illuministico, intendendo l'utile come la diffusione dei "lumi" e la risoluzione di problemi concreti. Tuttavia l’utile per lui non può mai prescindere dall’eleganza e dalla ricercatezza formale, che sono tipiche dei modelli classici. Parini rimane fedele alla tradizionale concezione umanistica, che vede nelle lettere il valore supremo, l’essenza dell’uomo e la sua dignità, per cui il bello poetico deve conservare la propria autonomia.
Economia e Conservatorismo
Un ultimo terreno di scontro con gli illuministi lombardi è quello economico. Il gruppo del “Caffè” riteneva che lo sviluppo del commercio e dell'industria fosse essenziale per il progresso e il benessere. Invece, Parini si rifaceva alle teorie fisiocratiche. Per questo motivo il poeta temeva che l'espansione incontrollata dei commerci potesse portare al lusso e alla corruzione dei costumi. Egli si schiera a favore delle direttive del governo austriaco. Questo mirava a incentivare l'agricoltura piuttosto che il commercio. Cos' facendo, evitava che la modernizzazione economica portasse a una pericolosa trasformazione della società.
Questa visione si riflette anche nel sostegno di Parini alle forze sociali più conservatrici, come la nobiltà e la Chiesa. Sebbene Parini fosse un esponente della cultura riformatrice lombarda, le sue idee lo collocano nell'ala più moderata dell'Illuminismo, più vicina all'Accademia dei Trasformati, piuttosto che alle tendenze più radicali e innovative di Pietro Verri e del gruppo del Caffè. Su numerose questioni Parini era in disaccordo con gli illuministi, che lo consideravano troppo moderato, tradizionalista e legato a una visione "letteraria". Solo negli ultimi anni le posizioni del poeta si avvicinarono a quelle degli intellettuali del “Caffè” per portare avanti un’aspra critica alle riforme di Giuseppe II e alla degenerazione della Rivoluzione francese.
Domande da interrogazione
- Qual era l'atteggiamento di Giuseppe Parini verso le riforme di Maria Teresa d'Austria?
- Come si posizionava Parini rispetto all'Illuminismo francese?
- Qual era la critica di Parini alla classe aristocratica?
- Quali erano i contrasti di Parini con gli illuministi lombardi?
- Qual era la posizione di Parini sull'economia e il commercio?
Parini inizialmente concordava con le riforme di Maria Teresa d'Austria e collaborava con il potere per diffondere idee riformatrici per il bene comune, sebbene i suoi rapporti con l'Illuminismo lombardo non fossero del tutto lineari.
Parini mostrava un atteggiamento critico verso l'Illuminismo francese, in particolare criticando Voltaire e Rousseau per le loro posizioni antireligiose ed edonistiche, pur credendo nella religione come fondamento della convivenza civile.
Parini criticava la classe aristocratica per essere oziosa e improduttiva, sperperando ricchezze senza contribuire al benessere comune e dedicandosi solo alla ricerca del piacere, minando i valori della famiglia.
Parini aveva contrasti con gli illuministi lombardi per il loro cosmopolitismo e l'assimilazione della cultura francese, temendo che potesse snaturare la cultura italiana e compromettere la purezza della lingua.
Parini si rifaceva alle teorie fisiocratiche, temendo che l'espansione del commercio portasse al lusso e alla corruzione, sostenendo invece l'agricoltura e le direttive del governo austriaco per evitare una pericolosa trasformazione della società.