Concetti Chiave
- Monti rielabora in modo elegiaco un passo dei Dolori del giovane Werther di Goethe, creando una poesia sentimentale che segna un passaggio tra illuminismo e pre-romanticismo.
- La struttura del componimento è suddivisa in quattro sequenze, con il protagonista che contempla la natura e le stelle durante una notte insonne.
- Il poeta medita sulla caducità dei corpi celesti, ponendosi domande retoriche sulla loro eventuale fine, per poi richiamare il ricordo di una notte felice legata all'Orsa Maggiore.
- L'illusione amorosa e il dolore per l'assenza della donna amata dominano l'ultima parte della lirica, con chiari richiami letterari all'Eneide di Virgilio.
- Monti utilizza elementi neoclassici, come la coppia aggettivo-nome e i latinismi, che influenzano anche Leopardi, evidenziando l'eleganza stilistica e l'inclinazione anti-realistica del componimento.
Indice
Rielaborazione poetica e influenze
In questo componimento il poeta non fa altro che compiere un'operazione che può essere in qualche modo definita da alcune persone come rielaborazione, in modi elegiaci e malinconici, di un passo dei Dolori del giovane Werther di Goethe: «Tutto è silenzio intorno a me e la mia anima è tranquilla [...] io mi affaccio alla finestra e vedo ancora alcune rare stelle in mezzo a nuvole davvero molto tempestose, che si accavallano e fuggono nei cieli.
No, voi non cadrete, o stelle! l'Eterno vigila su di voi. Vedo l'Orsa, che mi è la più cara delle costellazioni.»
Combinando questa suggestione da Goethe con la propria esperienza biografica, Monti inventa un tipo di poesia sentimentale che rappresenta «un varco tra illuminismo e pre romanticismo» (Contini).
Contemplazione e riflessioni notturne
Il testo può essere suddiviso in quattro sequenze. Nella notte profonda in cui tutti sembrano assopiti, il protagonista, insonne, balza dal letto e si pone in contemplazione della natura, e in particolare delle stelle che tralucono dalle nubi squarciate dal vento (vv. 1-8).
Egli passa poi a concentrarsi restando un po' da solo in modo tale da poter meditare sulla caducità dei corpi celesti, chiedendosi retoricamente se un giorno anch'essi periranno (vv. 9-14).
Ricordi e illusioni amorose
Nella terza sequenza (vv. 15-24), la visione dell'Orsa Maggiore fa sorgere nel suo animo il ricordo di un'altra notte, ben più felice, in cui si era trovato a guardarla seduto accanto alla donna amata.
L'ultima parte della lirica, infine, è incentrata sui motivi della caduta dell'illusione amorosa e del dolore per l'assenza della donna (vv. 25-33).
Influenze classiche e latinismi
Oltre al modello goethiano, il critico Gianfranco Contini ha individuato in questi versi di Monti un richiamo a due passi dell'Eneide di Virgilio: «Era notte e in terra il sonno avvolgeva gli esseri viventi» (IlI, 147); «Era notte e i corpi stanchi godevano in terra un placido sonno e le selve e il mare si riposavano» (IV, 522-524).
Altro elemento tipicamente neoclassico è la diffusa presenza della coppia aggettivo-nome: iracondo soffio (v. 6); interrotti campi (v. 7); vaghe stelle (v. 9) e così via.
A una disposizione classicistica rimanda inoltre, in maniera molto più generale, il trattamento anti realistico ovvero opposto alla corrente realista dei particolari descrittivi, consono a una poesia elevata.
Nella visione di Monti, del resto, il ricorso ai latinismi non fa altro che rappresentare in un certo ugual modo un dato costitutivo della nostra lingua italiana, e Leopardi, nel suo Zibaldone, porrà l'eleganza montiana proprio in relazione all'impiego di «acconce parole latine destrissimamente, disinvoltamente e morbidamente insinuate nella composizione».
Si trova un'eco del primo verso, per esempio, nell'apertura della Sera del dì di festa di Leopardi: «Dolce e chiara è la notte e senza vento». Leopardi riprenderà anche il sintagma nominale vaghe stelle del v. 9 nell'incipit delle sue Ricordanze («Vaghe stelle dell'Orsa»).
Domande da interrogazione
- Qual è l'influenza principale nel componimento poetico di Monti?
- Come si articola la contemplazione notturna nel testo?
- Quali influenze classiche sono presenti nei versi di Monti?
- In che modo Leopardi si collega al componimento di Monti?
Il componimento di Monti è influenzato da un passo dei "Dolori del giovane Werther" di Goethe, combinato con la sua esperienza biografica, creando una poesia sentimentale che rappresenta un varco tra illuminismo e pre romanticismo.
La contemplazione notturna si articola in quattro sequenze: l'osservazione delle stelle, la meditazione sulla caducità dei corpi celesti, il ricordo di una notte felice con la donna amata, e infine il dolore per l'illusione amorosa perduta.
Nei versi di Monti sono presenti influenze classiche, come richiami a passi dell'Eneide di Virgilio e l'uso di coppie aggettivo-nome tipiche del neoclassicismo, oltre a latinismi che rappresentano un dato costitutivo della lingua italiana.
Leopardi si collega al componimento di Monti riprendendo il sintagma nominale "vaghe stelle" nel suo incipit delle "Ricordanze" e trovando un'eco del primo verso di Monti nell'apertura della sua "Sera del dì di festa".