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Concetti Chiave

  • La riforma del teatro comico fu significativamente sviluppata da Carlo Goldoni, che integrò elementi illuministici nelle basi razionalistiche esistenti.
  • Nel primo Settecento, alcuni autori si allontanarono dagli stili spagnoleggianti, ispirandosi al teatro comico rinascimentale e a Molière.
  • A Napoli, Niccolò Amenta fu una figura chiave nella restaurazione della commedia di stile arcadico.
  • In Toscana, specialmente a Siena, la tradizione dei Rozzi favorì una scuola teatrale importante, con Gerolamo Gigli come esponente principale.
  • Gerolamo Gigli, noto per il suo carattere polemico, usò la filologia come mezzo per satire nel suo Dizionario cateriniano e nel Gazzettino del bel mondo.

Indice

  1. La Riforma del Teatro Comico
  2. Influenze e Innovazioni Regionali
  3. Gerolamo Gigli e la Satira

La Riforma del Teatro Comico

La “riforma” del teatro comico ebbe luogo non nel primo Settecento ma più tardi,a opera di Carlo Goldoni, il quale, vivendo ormai in una temperie culturale diversa, svolse in senso illuministico le premesse arcadico-razionalistiche della sua riforma. Però, già nel primo Settecento alcuni scrittori di commedie si allontanarono dai moduli spagnoleggianti, richiamandosi tanto al nostro teatro comico rinascimentale quanto a quello recente di Molière.

Ciò accadde sia a Napoli, centro, nella seconda metà del Seicento, di una vivace reazione antisecentista, sia in Toscana, dove la tradizione classicistica rinascimentale era perdurata tenacemente.

Influenze e Innovazioni Regionali

A Napoli si distinse soprattutto in questa restaurazione di tipo arcadico della commedia Niccolò Amenta; in Toscana fiorì tutta una scuola, specialmente a Siena, dove era stata viva lungo il secolo precedente la tradizione dei Rozzi.

Gerolamo Gigli e la Satira

Il maggior rappresentante di questa corrente senese fu Gerolamo Gigli, nato nel 1660, personalità inquieta e polemica, mosso da vivi interessi per la filologia, venuto in aspro dissenso con la Crusca, tanto che, estromesso sia dalla Crusca che dall’Arcadia, dové rifugiarsi a Roma, dove morì nel 1722. Fu autore di un Dizionario cateriniano, in cui la filologia gli diventò pretesto per satire violente; di un Gazzettino del bel mondo, dove satireggiò arcadi e gesuiti.

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