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Liliana Segre si rivolge agli studenti: "Ad Auschwitz si va silenziosi"
Il 27 gennaio, data scelta per commemorare le vittime dell'Olocausto, si avvicina sempre più, e per questo anche in Parlamento si è iniziato a parlare del tema in merito alla mozione per i fondi da destinare ai viaggi della Memoria organizzati dalle scuole. In questa occasione, come accennato, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha quindi dato per primo la parola alla senatrice Segre, avviando così le dichiarazioni di voto.Toccante è stato il discorso eseguito da Segre, che ha dapprima ricordato il suo rifiuto di tornare nei campi: “Non sono mai ritornata là dove sono stata prigioniera. Non me la sono sentita." Ha quindi proseguito raccontando un particolare aneddoto, mettendo l'accento sul decoro da riservare a quei determinati luoghi: "Una volta fui invitata, nel 1995, c'erano molti personaggi, ma non me la sono sentita. Quando poi ho letto e sentito alla radio la descrizione delle pellicce della regina di Olanda e di Berlusconi, in quel momento ho pensato: come sono contenta di non aver accettato questo invito. È vero, erano passati 50 anni, ma che a nessuno fosse venuto in mente di non mettere pelliccia”, riporta RaiNews.
E ha suggerito il corretto comportamento da assumere sia da parte degli studenti, sia del corpo docente: "Anche oggi la preside di una scuola, che decida di portare i ragazzi a fare questo viaggio, non ha il coraggio di dire che i ragazzi che vanno d'inverno a visitare quei lager, in cui negli anni più freddi del 1900, il '43 e il '44, oltre che scheletriti, erano vestiti con le divise a righe di cotone rigenerati", e per questo la senatrice suggerisce che i ragazzi dovrebbero recarvicisi "avendo saltato, non so, la colazione del mattino, avendo un pochino voglia di mangiare." Ma ciò che lascia più di stucco Segre è il comportamento frivolo che spesso gli studenti dimostrano: "E a volte questi ragazzi con i selfie" sembra che "stiano facendo una gita. Io prego e imploro: andate a Lucca, a Gallipoli, in montagna, ad Auschwitz non si fa la gita. Si va silenziosi, come quando il 2 novembre una famiglia affezionata ai suoi morti va al cimitero".
Segre ha infine portato un altro esempio di mancanza di rispetto per quei luoghi e ne ha ribadito invece la solennità: "Una volta ho visto un gruppo di ragazzi olandesi che andavano in gita a Auschwitz e avevano un grande gelato, la musica nelle orecchie e da quel cancello, ‘Arbeit macht frei’, entravano a ritmo di musica, leccando il gelato. Ho dovuto pensare che 6 milioni di morti erano morti invano. Non si va così a fare la gita ad Auschwitz, si va in silenzio, con vestiti adeguati. Non si va in gita, si va come a un santuario anche laicamente, a testa bassa e cercando di ricordare per non dimenticare la Shoah" ha concluso.