
Dopo l’ennesimo dibattito in classe, i genitori del ragazzo hanno deciso di intervenire. L’Ufficio scolastico regionale ha quindi impugnato il caso per fare chiarezza e accertare le responsabilità del docente. Ma sulla vicenda sono poi intervenuti anche gli studenti, che hanno preso le difese del prof, smentendo alcune notizie diffuse in questi giorni. Infine, aggiungono altra carne al fuoco 21 ex alunni, che indirizzano una lettera alla preside in cui parlano di altri episodi passati, “al limite dell'antisemitismo”.
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Il tema sulle “ragioni di Israele” dal punto di vista dello studente
Il caso è balzato agli onori della cronaca, e da allora sono tante le testate che ne hanno parlato, riportando spesso delle versioni diverse, poi andate incontro a smentita. Inizialmente, al centro della questione c’era un tema, sottoposto agli studenti dal docente di storia e filosofia di un famoso liceo romano. Si raccontava di come l’elaborato vertesse sulle “ragioni di Israele” dal punto di vista di un compagno di classe, citato con nome e cognome e indicato come “cittadino italo-israeliano”. Una posizione scomoda, quella dell’alunno tirato in ballo, anche perché si sarebbe ritrovato a rivestire il ruolo di contraddittorio rispetto alle argomentazione del prof, che già da tempo portava in classe la discussione intorno al conflitto israelo-palestinese senza nascondere il suo punto di vista in merito.
Un programma schierato, ma il tema non c'è mai stato
Ma le cose non starebbero proprio così, stando alla ricostruzione di ‘Fanpage’ e ‘Open’, che hanno teso le orecchie in ascolto degli studenti del liceo. Quest’ultimi, pochi giorni fa, hanno infatti organizzato un’assemblea proprio per parlare della questione, dopo la quale hanno diramato una nota in cui prendono le difese del prof finito al centro della bufera mediatica.È vero, il prof avrebbe sì portato in classe il conflitto in atto, così come è vero che non avrebbe affatto nascosto la sua opinione. Facile rendersene conto, anche solo dando uno sguardo al programma affrontato in aula dal docente: i materiali sul “sistema di apartheid in Israele contro i palestinesi”, tra cui alcuini docomenti di Amnesty International; il frammento di un programma tv in cui un ex esponente diplomatico israeliano dichiarava che il suo Paese ha intenzione di “distruggere la Striscia di Gaza”; e ancora, a seguire, un video di un discorso di Bettino Craxi, in parlamento, sulla “lotta del popolo palestinese contro il colonialismo”. Insomma, un programma piuttosto schierato, che ha fatto storcere la bocca a più di un genitore. Ma, come spiegano gli studenti nella nota, la classe sarebbe stata coinvolta in una vera e propria “strumentalizzazione” da parte dei giornali, oltretutto senza essere stata neanche consultata. In particolare, il tema su cui tanto si è insistito, in realtà, non c’è mai stato. Quello che è accaduto è che sul registro elettronico, dove vengono registrate le attività di classe, il docente avrebbe riportato la discussione che verteva proprio sulla posizione dello studente, indicandolo appunto come “italo israeliano” con tanto di nome e cognome. Per quanto riguarda invece la discussione, lo studente “non è mai stato chiamato a sostenere le ragioni di Israele, ma anzi se ha espresso il suo punto di vista riguardo la questione palestinese è stato unicamente per sua volontà, e mai il professore ha assunto comportamenti lesivi della dignità della sua persona”. In merito all’identificazione dell’alunno tramite nome e cognome sul registro elettronico, problematica anche dal punto di vista della privacy, i ragazzi precisano che “tale dinamica è già stata risolta con la dirigenza e il professore”.
Sui giornali, si parlava poi di come lo studente fosse scosso per essersi ritrovato isolato, nella scomoda posizione di controparte rispetto al punto di vista del prof. Il che presumibilmente è vero. Eppure, gli studenti insistono sul fatto che il compagno sarebbe sconvolto, più che altro, per “essersi ritrovato da un giorno all’altro sulla bocca di un intero paese”, anche lui senza essere stato prima ascoltato.
L’intervento della famiglia dello studente
La famiglia del ragazzo, alla fine, ha comunque deciso di intervenire, come fa sapere il ‘Corriere della Sera’. La paura è quella che che lo studente possa sentirsi sotto pressione visto il taglio del dibattito adottato in classe dal prof. E poi la diffusione dei dati personali dello studente, sul registro elettronico, non è di certo passata inosservata.La vicenda è quindi stata segnalata al Ministero dell’Istruzione e del Merito, nonché all’Ufficio scolastico regionale. In questi giorni si ascolteranno tutte le parti per far luce sull’accaduto e prendere, se necessario, dei provvedimenti.
La lettera degli ex studenti: “Chiediamo che il professore sia sollevato dal suo incarico”
Ma la vicenda non finisce qui. A salire sul carro della polemica, complicando il tutto, anche alcuni ex studenti del liceo, come riportato da ‘La Repubblica’. Questi hanno infatti inviato una lettera alla preside della scuola in cui riferiscono che “ci sono già stati numerosi episodi, alcuni dei quali i nostri ex compagni di classe hanno definito al limite dell’antisemitismo. È evidente che le azioni recenti del professore non sono isolate e sollevano gravi preoccupazioni riguardo ai suoi metodi di insegnamento e all’impatto sugli studenti, in particolare quelli di origine ebraica, che già in passato si sono sentiti attaccati e alienati nella sua classe”.Nel testo, firmato da 21 ex studenti, si arriva anche alla richiesta di sospensione del prof: “Chiediamo cortesemente di condurre un’indagine approfondita su questi casi, garantendo i diritti e il benessere di tutti gli studenti. Chiediamo inoltre che il professore sia sollevato dal suo incarico, non soltanto in ragione delle sue azioni degli ultimi giorni, ma anche alla luce del suo comportamento negli anni precedenti. Crediamo che promuovere un ambiente di apprendimento rispettoso e inclusivo sia di primaria importanza per la missione della scuola, e confidiamo che prenderà seriamente in considerazione queste preoccupazioni”.
Per i ragazzi va bene promuovere un ambiente di pensiero critico e di dibattito all’interno delle istituzioni scolastiche. “Tuttavia, ci sono limiti che devono essere rispettati, specialmente quando si affrontano argomenti sensibili come il conflitto tra Israele e Gaza e la persecuzione storica del popolo ebraico”.