
I dati delle iscrizioni parlano chiaro: il liceo classico ormai non rientra più tra le prime scelte degli studenti e dei loro genitori. Basti pensare che solo il 5,34% degli studenti lo ha scelto quest’anno, ben al di sotto della percentuale di alunni che ha preferito l’indirizzo scientifico, ovvero più del 55%. Sopra anche le scienze umane, che hanno raggiunto il 10%.
Eppure c’è un liceo in particolare che quest’anno ha invertito la tendenza, registrando un +30% di iscrizioni. Stiamo parlando del liceo De Sanctis di Roma, la cui preside ha spiegato, al ‘Corriere della Sera’, come sono intervenuti per rendere più moderno e appetibile l’indirizzo che fa delle lingue antiche il suo marchio di fabbrica.
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La preside della scuola: “La nostra missione è che i ragazzi a scuola siano felici”
Ecco la ricetta di Stefania Chimineti, 57 anni, preside del liceo romano: “Abbiamo lavorato su due fronti. La prima parte è stata quella sul curricolo, nominando una commissione ad hoc formata da 4 docenti di liceo classico di diverse discipline, coordinata dall’insegnante di latino e greco che si occupa dei curricoli nella scuola. Questi docenti hanno lavorato per diversi mesi su un’idea di curriculum riformato, da proporre al collegio e votare”. La prima riflessione è stata fatta sugli studenti, che sono andati incontro a dei cambiamenti dopo l’emergenza sanitaria: “Per effetto della pandemia, questa generazione ha riportato difficoltà nella comprensione del testo, deficit nelle capacità linguistiche, flessione delle competenze in italiano. I ragazzi che hanno fatto didattica a distanza stanno pagando adesso le conseguenze. Tant’è vero che il liceo classico ormai si consiglia solo a quelli molto bravi, che sono sempre meno”.
Ma è anche vero che i ragazzi di oggi sono anche più tecnologici. Ecco perché l’innovazione ha attinto soprattutto alla tecnologia e al digitale: “Non significa che abbiamo semplificato i programmi, ma abbiamo diluito”, spiega la preside, come riportato dal ‘Corriere della Sera’. “I programmi di grammatica di lingua latina e greca, che si svolgevano nel ginnasio, possono essere finiti in terza. Anche per tradizione, “sappiamo” che nei primi due anni al liceo classico si soffre: abbiamo pensato di eliminare il concetto di sofferenza, noi che facciamo della inclusività e dell’accoglienza il nostro punto di forza. La nostra missione è che i ragazzi a scuola siano felici”.
Dal terzo anno si potrà scegliere un settore per la carriera futura
Ma il cambiamento è passato anche per altre vie. “Abbiamo lavorato sulle novità introdotte dal ministero, orientamento e fondi Pnrr. Abbiamo immaginato che al biennio potessero stare tranquilli, con due anni uguali per tutti, e che poi al terzo anno potessero scegliere un settore privilegiato per la loro carriera futura, attraverso i PCTO. Così abbiamo suddiviso i percorsi orientativi sulla base delle scelte che gli studenti del classico fanno alla fine, molti scelgono giurisprudenza, economia, medicina, e quindi molti percorsi vanno in questa direzione”. Chiarisce la preside: “Ma non abbiamo istituito nuovi indirizzi, semplicemente abbiamo docenti di potenziamento che permettono di approfondire le diverse materie: non è vincolante, i ragazzi possono ad esempio capire che non fa al caso loro e cambiare percorso. Ci sono anche settori nuovi, ad esempio la sceneggiatura, la scrittura creativa, il linguaggio radiofonico, ma anche percorsi in archeologia e lettere classiche”.
Ed ecco quindi che l’aula magna è stata trasformata in uno studio televisivo, con tanto di mega schermo e una regia professionale. E poi una web radio, un’aula interattiva digitale, gli iPad nelle classi. Ma quando vengono svolte tutte queste attività? “Al pomeriggio, ma queste trenta ore possono essere svolte anche di mattina, nell’ambito dei PCTO. Non abbiamo appesantito gli studenti, perché si tratta di ore che già devono fare per legge”.
Liceo classico, sì, “ma in una chiave più internazionale, più moderna, meno punitiva”
Una direzione che sembra aver dato i suoi frutti, anche in considerazione della tendenza generale che vede l’indirizzo classico perdere appeal tra i giovani. “L’anno scorso ci eravamo preoccupati, di fronte al calo drastico delle iscrizioni, abbiamo pensato che stavamo perdendo la nostra vocazione, il nostro valore”, racconta la dirigente. “Invece ora, con questo centinaio di studenti in più su 1800, sono convinta che il liceo classico possa ancora essere molto interessante per gli studenti, ma in una chiave più internazionale, più moderna, meno punitiva. Gli stage all’estero cominciano dal terzo anno, e sono per tutti, non solo per chi frequenta il linguistico”.
Anche le famiglie sembrano essersi tranquillizzate. Il merito è soprattutto delle giornate dedicate all’orientamento, che hanno avuto l’effetto sperato: “Agli Open day c’erano studenti che si sono diplomati negli anni scorsi e che hanno raccontato che, pur non avendo avuto voti alti, sono riusciti in tutto quello che hanno provato. Lo sportello psicologico e soprattutto quello di coaching danno il segnale che siamo una scuola che si occupa dei ragazzi: a prescindere dalla performance, la formazione e l’educazione sono alla base della loro crescita”.