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suicidio studente, professore a processoUno studente con problemi di apprendimento si è tolto la vita a soli 17 anni. Il fatto risale al 2019 e adesso, a distanza di più di tre anni dall'accaduto, sono le testimonianze dei compagni di classe del giovane alunno a riaprire il caso. Stando alla ricostruzione degli studenti infatti, l'alunno era spesso il bersaglio del prof di matematica che, a quanto pare, lo vessava durante le lezioni.

Secondo le accuse, il 17enne era un ragazzo fragile che non avrebbe retto il rapporto con il docente, un professore vecchio stampo già richiamato dalla preside e ora sotto processo per abuso di mezzi di correzione, come racconta la testata Open.

Abuso dei mezzi di correzione: il prof sotto accusa

Era l'11 luglio del 2019 quando il ragazzo ha compiuto l'ultimo, estremo gesto. Secondo la procura di Roma, il prof di matematica ha avuto un ruolo attivo in tutto questo. Lo aveva preso di mira e lo canzonava per buona parte dell’anno davanti a tutta la classe. A testimoniarlo sono proprio i compagni del 17enne, i quali attraverso i loro resoconti forniti al pm hanno permesso di riaprire il caso, anche a distanza di anni. Ora il docente è sotto la lente della giustizia, che lo accusa di abuso di mezzi di correzione, aggravato oltretutto dalla morte della vittima. Si andrà quindi a processo. La prima data di udienza cadrà in primavera, per la metà di aprile 2023.

Le testimonianze dei compagni e la riapertura del caso

Secondo quanto emerso dalle testimonianze, il 17enne non sarebbe riuscito ad elaborare il rapporto con quell’insegnante che si prendeva continuamente gioco di lui. Ad alcuni compagni aveva persino confessato il suo malessere e la sua intenzione di togliersi la vita. Ma nessuno di questi aveva pensato che facesse sul serio. I genitori si erano accorti che qualcosa non andava e si erano anche rivolti alla scuola per denunciare alcuni comportamenti del professore di matematica, che non comprendeva le problematiche del ragazzo.

La preside lo aveva richiamato, pensando di risolvere in questo modo la faccenda. Anche perché, come ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Il Messaggero, non aveva i poteri per farlo rimuovere dalla cattedra. Il caso era stato archiviato poco dopo l’accaduto. Soltanto ora, grazie alle testimonianze dei compagni, l’indagine vede nuovi spiragli di luce. Il Pubblico Ministero li ha ascoltati tutti, uno per uno, per poi formulare l’accusa ai danni del docente, ritenendo di avere abbastanza prove per farlo condannare.

Rete della Conoscenza dice la sua: il comunicato stampa

Intanto, sulla vicenda si è anche espressa l’associazione studentesca Rete della Conoscenza. Gli interventi, resi noti tramite comunicato stampa, si schierano dalla parte di tutti quegli studenti vessati da una scuola che non riesce a comprendere le loro fragilità.

Queste le parole di Bianca Chiesa, coordinatrice dell’Unione Degli Studenti: “L'11 Luglio 2019 Luca si è suicidato a causa degli abusi di cui si serviva il suo professore per umiliare gli studenti. Ora il professore è sotto processo, ma si tratta solo di uno dei tanti casi di violenza psicologica esercitata nelle scuole. La frontalitá e la performativitá sono gli elementi su cui si fonda questo modello di scuola, che genera ansia e stress tra noi studenti”.

“A questo il Ministro Valditara sembra però rispondere sostenendo la necessità di dare più ‘autorevolezza’ agli insegnanti e che l'umiliazione è un fattore ‘fondamentale’ per la nostra crescita, afferma Alice Beccari, esecutivo nazionale dell’UDS, che aggiunge: “dichiarazioni che esprimono non solo il problema, ma anche chi ne è la causa. Il carattere gerarchico e i costanti abusi di potere nel sistema scolastico inoltre ci impongono di stare in silenzio, senza dotarci degli strumenti necessari per poter vivere la scuola con serenità”.

“È questo quello che manca, una scuola capace di rendersi uno spazio aperto e non escludente”, dice uno studente, “dove ci si possa formare in maniera collettiva, lontano dalle logiche del merito e della competizione. Lo psicologo scolastico è spesso inaccessibile e se lo è non direttamente. Non c'è nessuno spazio di confronto reale e sicuro fra gli studenti e gli insegnanti”.

“In una scuola che dovrebbe formare la prossima società della cura, libera da ogni forma di violenza diventa il primo luogo dove questa viene esercitata, in tutte le sue forme”, aggiunge Beccari, “rivendichiamo una didattica accessibile e inclusiva, una valutazione narrativa e non punitiva e sportelli psicologici accessibili e gratuiti in ogni scuola!”.

“Per darci strumenti per lavorare anche sul benessere psicologico nelle scuole di tutto il paese dal 10 al 12 febbraio saremo a Roma per l’assemblea nazionale su Partecipazione e rappresentanza”, conclude Chiesa, “strumenti essenziali per farci sentire nelle nostre scuole e permettere la creazioni di scuole anche realmente sicure e attente al benessere psicologico degli studenti”.

Data pubblicazione 18 Gennaio 2023, Ore 10:44 Data aggiornamento 18 Gennaio 2023, Ore 10:54
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