
Un dirigente scolastico di un liceo di Roma, noto per l'applicazione del metodo finlandese in alcune classi, è stato accusato di violenza privata.
Il metodo, considerato all'avanguardia per il suo approccio basato sulla valutazione descrittiva e sullo sviluppo dell'autovalutazione costruttiva, aveva portato ottimi risultati l'anno precedente, con la promozione di tutti gli studenti.
Eppure, la vicenda sembra mettere in dubbio il ruolo del preside, ponendo l’attenzione sulla linea sottile tra supporto e pressione indebita.
Ma cosa è davvero accaduto? Cerchiamo di capire i dettagli di questa storia complessa, raccontata da ‘La Repubblica’.
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Preside denunciato: presunte pressioni sulla non-bocciatura di uno studente
Tutto ha avuto inizio quando una docente ha deciso di denunciare il preside per presunte pressioni esercitate durante un consiglio di classe, risalente a settembre 2022.
La professoressa sostiene che il dirigente abbia tentato di influenzare la sua decisione riguardo alla bocciatura o promozione di uno studente.
Il che si fa ancora più significativo visto il contesto: la scuola, come detto, aveva adottato un metodo innovativo che puntava al successo di ogni studente, e l'intervento del preside potrebbe aver oltrepassato i limiti del supporto didattico.
Le accuse di violenza privata sono ancora tutte da dimostrare e il processo è appena alle fasi iniziali. L'avvocato difensore ha dichiarato, come riporta ‘La Repubblica’: “La vicenda che sta riguardando il preside è alle primissime battute dibattimentali. Il processo, a seguito della querela, è una conseguenza dovuta per accertare la verità dei fatti”.
La difesa del preside
La difesa del preside si è attivata subito, cercando di raccogliere prove per dimostrare l'estraneità alle accuse. L’avvocato ha affermato che durante il dibattimento dimostreranno come “non sono state commesse irregolarità o comportamenti penalmente rilevanti”.
Inoltre, ha evidenziato che “sono stati già archiviati dall’Ufficio scolastico regionale ben tre esposti sulla medesima vicenda”.
La difesa ritiene che tali archiviazioni siano cruciali per dimostrare la correttezza del preside. “A tempo debito, nel corso dell’istruttoria, tali archiviazioni verranno acquisite tra le prove. Saranno prodotte, inoltre, altre rilevanti prove a discarico del preside, afferenti la correttezza comportamentale del dirigente scolastico, che ha presieduto quel consiglio di classe”, ha aggiunto l’avvocato.
Nel frattempo, il dirigente scolastico continuerà a svolgere il suo ruolo, in attesa che il processo faccia chiarezza sui fatti. La difesa è fiduciosa che il processo dimostrerà l’innocenza del preside e l'assenza di irregolarità.
Il sostegno del consiglio d’istituto
In questo clima di incertezza, la comunità scolastica ha espresso il proprio supporto al preside.
Con una lettera, il consiglio d'istituto, composto da professori, genitori e studenti, hanno dichiarato il loro sostegno al dirigente. Nella lettera si legge che il preside “ha sempre operato nell’interesse della comunità scolastica e con la massima correttezza nei confronti di tutti”.
Inoltre, hanno aggiunto che “i suoi interventi durante le sedute degli organi collegiali sono sempre stati improntati al rispetto della legge e allo sforzo di supportare i docenti per far crescere la scuola”. La comunità scolastica si è detta quindi convinta della “totale estraneità delle accuse al dirigente scolastico”.