
E la storia di un docente picchiato nel napoletano lo dimostra. Il prof, "colpevole" solo di aver sgridato la classe, si è ritrovato accerchiato da cinque individui che lo hanno picchiato a sangue davanti la propria abitazione; tra gli aggressori, anche il padre di un alunno.
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Identificati gli aggressori: c'è il padre di uno studente
Tutto è nato lo scorso 17 febbraio quando il docente, supplente in un istituto comprensivo di un comune in provincia di Napoli, dopo aver redarguito gli studenti della sua classe per comportamenti poco consoni all'ambiente scolastico, è stato colto da un'imboscata e picchiato. A 21 giorni dall'accaduto, le autorità hanno accertato che nel gruppo di assalitori c'era anche il genitore di un alunno sgridato.Come scrive l'Ansa infatti “grazie a dichiarazioni di testimoni e immagini dei sistemi di videosorveglianza, sono riusciti a identificare due degli aggressori e anche a chiudere le indagini, vista la rilevanza degli elementi di prova trovati nei confronti dei due 35enni”. Che tra gli aggressori vi fosse qualche genitore era ovvio, almeno per il docente, come testimonia il post da lui stesso pubblicato su Facebook dopo l'aggressione in cui sosteneva che “la rovina dei figli sono i genitori”.
La ricostruzione del prof
Anche perché l'insegnante aveva solo adempito allo svolgimento del proprio ruolo. Il prof scrisse infatti nel post che gli studenti erano ingestibili: “Chi usciva, chi faceva assembramenti, chi si sedeva sul davanzale della finestra. A quel punto li ho richiamati un po’ più aspramente, dicendo loro che se avessero continuato così, la scuola poteva decidere provvedimenti disciplinari più seri, come la sospensione. La cosa è finita lì”.Per qualcuno però, evidentemente la faccenda era appena cominciata. Nel pomeriggio cinque uomini, a viso scoperto, suonavano infatti il citofono del professore. Uscito di casa per capire cosa volessero i cinque individui, il docente si è ritrovato a terra ricoperto di calci, pugni e offese di vario tipo: “Non mi hanno dato tempo di fare altre domande che subito mi hanno aggredito verbalmente e fisicamente. Sul portone del palazzo ancora si vedono macchie del mio sangue. E per fortuna che non erano armati, avrebbero potuto fare di peggio”, racconta il docente nel post.