
Simone, uno studente ventenne di un istituto tecnico di Milano, zona Quarto Oggiaro, in un pomeriggio si è trasformato in un eroe. Il motivo? Ha salvato la vita a un bambino di 3 anni che stava soffocando. Scopriamo meglio cos’è successo.
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Simone da studente a eroe: la storia
Simone, il protagonista della vicenda, ha raccontato al Corriere che si trovava a casa per via della Dad, e si stava preparando per l’interrogazione di storia che avrebbe dovuto sostenere il giorno dopo. Improvvisamente ha sentito il campanello di casa, a suonare la sua vicina di casa, una signora piuttosto anziana, che stava gridando aiuto dal pianerottolo perché il nipotino di appena tre anni stava soffocando. Simone, descritto da conoscenti e amici come un tipo sveglio, non ci ha pensato due volte: ha soccorso il bimbo attuando la manovra di Heimlich, che ha visto fare moltissime volte tra film e video tutorial online.
L'importanza del gesto di Simone
Come spiegato dallo stesso Simone, il bambino "era blu in faccia, aveva un po’ di schiuma alla bocca poverino. Aveva qualcosa che gli ostruiva le vie respiratorie. Un giochino di plastica, una pallina, ho scoperto dopo". Dunque Simone è intervenuto applicando la manovra di Heimlick al bambino, e, dopo averlo aiutato, ha chiamato rapidamente il 118 che è sopraggiunto in pochissimo tempo. "Vedevo che respirava a fatica, aveva gli occhietti sgranati, era rimasto senza ossigeno, come in apnea, quelli del 118 mi hanno guidato al telefono", ricorda, mentre raccontava al Corriere che gli operatori sanitari "mi domandavano in che condizioni fosse, mi hanno detto di alzargli le braccia, di metterlo seduto, sono stati fantastici". Subito dopo c’è stato il trasporto in ospedale, durante il quale Simone non ha lasciato solo il bambino: "Fortunatamente aveva ripreso a respirare, piangeva – racconta ancora - ma stava meglio, quelli dell’ambulanza mi hanno riempito di complimenti". E ora, alla luce della vicenda, il suo istituto lo vuole premiare: "Ne parleremo al consiglio docenti, Simone è un bravo ragazzo, alla fine del suo racconto ci siamo commossi tutti, lui compreso – ha garantito la professoressa Elena Scomazzoni al Corriere -. La nostra è una scuola di periferia, un ambiente non facile, ma i ragazzi ci danno soddisfazioni enormi, che ci ripagano di tutti i nostri sacrifici".
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