
Una giovane promessa del calcio, impegnato con una squadra importante e persino inserito nel Progetto Studente-Atleta del CONI - dedicato proprio a questo tipo di alunni, per permettere loro di conciliare meglio scuola e attività agonistica -, dopo essere stato bocciato in una classe intermedia del liceo, ha provato a fare ricorso al TAR per contestare la sua bocciatura. Ma, stavolta, la partità è stata persa.
Lo studente, che giocava nel campionato nazionale Under 15, al termine dell'anno scolastico 2022-2023 era stato rimandato in due materie, Scienze e Francese. E, purtroppo, non è riuscito a recuperare durante gli esami di riparazione.
I motivi del ricorso
La famiglia del giovane calciatore non ha accettato la bocciatura e così, il 15 settembre 2023, ha depositato un ricorso contro la non ammissione del figlio al secondo anno.
La loro argomentazione principale? La scuola non avrebbe attivato, o lo avrebbe fatto solo “sulla carta”, il Piano formativo personalizzato, previsto per gli studenti-atleti.
Uno strumento fondamentale nato proprio per "superare le criticità che possono riscontrarsi nel percorso scolastico" di chi pratica sport ad alto livello. Insomma, un aiuto concreto che, secondo i genitori, sarebbe mancato.
La sentenza del Tribunale
La quarta sezione del TAR del Veneto, con la sentenza n. 1260/2025 depositata il 18 luglio scorso, ha rigettato in pieno le richieste della famiglia. Una decisione che, di fatto, mette dei paletti chiari all'applicazione del Progetto Studente-Atleta.
I giudici sono stati molto espliciti, affermando che "le doglianze della famiglia non sono meritevoli di accoglimento, non avendo i ricorrenti offerto la prova di aver costantemente e tempestivamente comunicato alla scuola il calendario degli impegni sportivi del minore".
Non solo: il Tribunale ha anche ribadito che il Consiglio di classe non può "ammettere alla classe successiva lo studente che non abbia superato la prova di recupero, qualora manchino ulteriori elementi idonei a dimostrare che egli abbia colmato le lacune sottese al debito formativo".
Inoltre, è emerso anche che il ragazzo non solo non aveva recuperato le insufficienze, ma aveva addirittura "abbassato i voti precedenti" nelle materie incriminate.
Per di più, la famiglia era stata ampiamente informata dell'andamento scolastico del ragazzo con tanto di avviso sul registro elettronico, su cui era stato scritto: "Gentile famiglia, si rende noto che la situazione scolastica dell’alunno è particolarmente delicata e potrebbe comportare la non ammissione alla classe successiva".
La scuola ha la priorità
Questa sentenza non è però un fulmine a ciel sereno, ma si allinea a una giurisprudenza amministrativa consolidata.
La linea è la seguente: "Il giudizio di non ammissione di un alunno alla classe successiva non può ritenersi viziato a causa della mancata attivazione delle attività di recupero, o degli oneri di informazione circa l’andamento scolastico". In pratica, la valutazione deve basarsi "esclusivamente sull’accertamento dell’insufficiente preparazione dello studente".
Il Progetto Studente-Atleta, nato dalla collaborazione tra Ministero dell'Istruzione, CONI, Comitato Italiano Paralimpico e Sport e Salute S.p.A., è un'iniziativa lodevole per conciliare sport e studio. Prevede percorsi personalizzati, certo, ma richiede comunque una collaborazione attiva tra famiglie e scuola.
Questa decisione, dunque, conferma un principio fondamentale: l'eccellenza sportiva, pur importante e supportata da strumenti normativi, non può e non deve sostituire il raggiungimento degli obiettivi formativi minimi per il successo scolastico.