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docente 28 anniContinua la serie di interviste sui giovani insegnanti alle prime armi che raccontano il passaggio da studenti a professori. È il turno di Serena, una professoressa di matematica di 28 anni che dopo una settimana dalla laurea è stata chiamata per una messa a disposizione nella sua prima classe. “Non ci potevo credere, ero molto sbalordita” è stato il primo pensiero della neo-prof, che non aveva idea dell’effettiva carenza di organico che le scuole stanno affrontando in questi mesi.

“Io cerco di essere la prof che avrei voluto avere”, il metodo didattico di Serena

Serena racconta quindi i primi mesi da insegnante, che ha passato spostandosi da un liceo a un altro, finché a gennaio ha ricevuto la chiamata da un istituto tecnico per coprire una docente novax, incarico che si è poi protratto fino alla fine dell’anno.

“Il passaggio dall’essere studentessa all’essere insegnante, nel mio caso, è stato così veloce che io non ho neanche realizzato a pieno cosa stesse succedendo.” Ha ammesso la neo-prof, che ha quindi continuato: “Solo ora che sono in pausa estiva da qualche giorno sto pian piano mettendo a fuoco quella che è stata la mia prima esperienza in classe dall’altro lato della cattedra.”

La prof ha le idee molto chiare su quello che il suo ruolo dovrebbe essere: “Secondo me l’insegnante deve essere severa ma amichevole: io ho sempre cercato di creare in classe un ambiente tranquillo, rilassato, dove gli studenti potessero non essere afflitti da ansie e preoccupazioni”. E dunque Serena spiega che: “Infatti ho provato a fare in modo che i miei alunni affrontassero compiti in classe e interrogazioni con serenità, ovviamente alle spalle doveva esserci una buona preparazione, e in gran parte delle classi dove ho insegnato posso dire che questo metodo è riuscito e ha ripagato sia me sia loro.”

“Io quindi cerco di essere la professoressa che avrei voluto avere. A me sarebbe piaciuto vedere in classe insegnanti felici di fare il proprio lavoro, contenti di entrare in aula per stare con noi studenti - ha ammesso la docente. Quindi io ho provato a mettere in pratica le mie osservazioni, cercando sempre di ascoltare i miei alunni, sia per problematiche relative alla didattica, sia per questioni relative alla loro sfera personale. Infatti, a mio avviso, gli adolescenti possono essere estremamente fragili e quindi parlare con qualcuno può effettivamente essere d’aiuto, e io mi sono resa disponibile nei loro confronti anche dal punto di vista umano.” E ha quindi ribadito che: “Credo fermamente che gli insegnanti non debbano essere solamente dei dispensatori di conoscenze, ma anche un orecchio attento alle problematiche dei ragazzi e di ciò che li circonda, sia dentro la classe, sia fuori. “

Il rapporto con i ragazzi? “Si è creato un legame unico”

Ma come hanno accolto gli studenti una professoressa tanto giovane? “I ragazzi sono stati felici sin dal primo giorno di vedermi, e più volte mi hanno ripetuto che a loro avviso i prof giovani e appassionati sono sempre troppo pochi.” Serena è rimasta con le sue classi fino alla fine dell’anno scolastico, e proprio l’ultimo periodo è stato il più duro: “Gli ultimi giorni di scuola sono stati molti gli studenti che mi hanno detto che in questi mesi gli è addirittura piaciuto studiare matematica con me, un grande traguardo considerando che questa è sempre considerata una materia un po’ ostica. E penso che tra me e queste classi si sia davvero creato un rapporto unico: mi hanno salutata con la lacrimuccia e chiedendomi in continuazione se poi a settembre ci sarebbe stata la possibilità di riavermi in classe.”

Gli studenti si erano davvero affezionati a lei: “Addirittura alcuni studenti sono andati a parlare con la preside chiedendo se l’anno prossimo sarebbe stato possibile riconfermarmi. Ma, essendo arrivata lì tramite Mad, il mio era un incarico temporaneo, e quindi anche i ragazzi si sono sentiti dire che a settembre non ci sarei stata ed erano tutti dispiaciuti.”

L’insegnamento è svilito e sottovalutato: dovrebbe essere riconsiderato

Se il rapporto con gli studenti è stato bello, quello con gli altri prof non è stato da meno: “Dai miei colleghi sono stata accolta benissimo: mi hanno detto tutti che sono stata una ventata d’aria fresca, che nonostante fosse il mio primo incarico ho svolto un lavoro eccellente, sia dal punto di vista didattico, sia umano per come sono riuscita a dialogare con i ragazzi. Quindi mi posso ritenere più che soddisfatta.”

Tuttavia, la mole di lavoro ha molto sorpreso Serena, che ha affermato: “È stato un lavoro impegnativo, soprattutto perché ho dovuto aver a che fare con ben sei classi. Io non me lo aspettavo così, pensavo sarebbe stato molto più leggero. Invece seguire sei classi diverse, in tre delle quali insegnavo fisica e nelle altre tre matematica, e quindi programmare le diverse lezioni delle diverse materie ogni giorno, ascoltare e rispondere alle loro domande, è stato decisamente impegnativo.” Tuttavia, il bilancio, nonostante la fatica, è stato comunque positivo: “È stato bello e appagante: io sono stata soddisfatta di tutti i risultati ottenuti in tutte quante le mie classi.”

“Credo che l’insegnamento sia uno dei lavori più importanti e nobili che ci siano; perché l’insegnante sta formando la società del domani. La figura dell’insegnante è quindi troppo sottovalutata e svilita per il peso che poi realmente ha.” La professoressa ha raccontato nello specifico alcune situazioni che i docenti devono affrontare ogni giorno: “Il professore, oltre a dover insegnare la materia, è in più uno psicologo, quando i ragazzi hanno bisogno di supporto emotivo per problemi di cuori o legati alla famiglia, ed è anche un infermiere, quando qualcuno si sente male durante la lezione e bisogna valutare la gravità del malessere.”

Passando quindi a parlare del rapporto con i genitori, Serena si lascia andare a una considerazione più generale, seppure non ha registrato esperienze particolarmente negative: “I genitori mi hanno accolta bene, anche loro sono stati subito contenti e non mi hanno mai fatta sentire non accettata. Nonostante questo però, io credo comunque che oggi i genitori siano troppo accomodanti con i figli e non li responsabilizzano abbastanza; aspetto che poi si riflette sul lavoro che noi insegnanti svolgiamo in classe.” E quindi passa a spiegare ciò che intende: “Infatti, anche il fare i compiti a casa il pomeriggio è sinonimo di responsabilità da parte dell’alunno. E se un ragazzo continua a non svolgere i compiti e a fronte di ciò il genitore non interviene cercando di far capire allo studente che esercitarsi è un suo vantaggio per poi poter svolgere al meglio la verifica, è un fallimento del genitore che non è riuscito a responsabilizzare il figlio e che spesso lo giustifica, impedendone poi una corretta crescita.”

Diventare insegnanti oggi è un percorso a ostacoli

La docente passa quindi a raccontare le insidie della professione: “Oggi diventare insegnante penso che sia un po’ troppo difficile, mi sembra proprio un percorso ad ostacoli. Ottenere un posto fisso in una scuola sembra davvero un'impresa impossibile.” Infatti, anche se la prof è convinta di voler proseguire su questa strada, ammette che le difficoltà sono davvero molte: “Io continuerò ad impegnarmi per arrivare ad ottenerlo, ma comunque penso che sia davvero troppo arduo. Soprattutto perché ciò che viene richiesto ai concorsi spesso non è attinente al lavoro che poi si farà una volta in classe. Quindi sono poco fiduciosa.”

“Il lavoro quindi non è assolutamente come me lo immaginavo, ma anzi, è molto pesante. Complice anche il fatto che matematica e fisica hanno bisogno sia delle interrogazioni, sia delle verifiche scritte, è complesso riuscire a portare sempre avanti tutto, preparare i compiti, programmare le verifiche, pianificare le interrogazioni e poi correggere plichi infiniti di compiti in classe.” Ha affermato Serena, che poi ha proseguito: “Però d’altra parte è un lavoro che regala tanto: io sono così felice quando entro la mattina in classe che tutte le fatiche che faccio sono ben ripagate. È il lavoro che fa per me, che ho scelto prima di iniziare a insegnare, non mi ci sono ritrovata per caso.”

Covid: difficile insegnare tra Dad e mascherine

“Il covid, anche se io ho sperimentato solo questi ultimi sette mesi di scuola, è stato difficile da affrontare.” Ha ammesso Serena, aprendo quindi su un discorso tanto complesso quanto importante: “A volte mi sono ritrovata con metà classe in Dad e metà in presenza. È stato difficile anche solo parlare in classe con la mascherina Ffp2.”

Inoltre, le regole da rispettare in classe erano davvero molte: “E noi professori siamo dovuti diventare anche dei carabinieri, in quanto dovevamo stare perennemente attenti a che tutti avessero le mascherine, che nessuno prestasse il materiale scolastico al compagno, che nessuno si avvicinasse troppo a noi e agli altri studenti: è stato molto impegnativo.”

Nonostante abbia iniziato a insegnare alla fine del 2021, Serena ha dovuto aver a che fare anche con la didattica a distanza: “Ho potuto sperimentare anche la Dad in varie occasioni perché spesso intere classi erano a casa, quindi mi sono dovuta attrezzare con iPad e pennino per far seguire a tutti la lezione, ma anche lì, non è stato facile, soprattutto non è stato facile tenere alta la concentrazione dei ragazzi.”

Infatti, stare in classe o stare a casa non è la stessa cosa: “A casa le distrazioni sono tante e loro sanno anche come imbrogliare, mi è capitato qualche volta che alcuni ragazzi giocassero alla PlayStation mentre facevo lezione, oppure che i genitori irrompessero in camera dei figli disturbando la lezione. Quindi è stato più facile insegnare in classe, nonostante le mascherine e le mille norme da rispettare, che fare lezione da remoto, dove quasi nessuno riusciva a rimanere attento a lungo.”

Tuttavia, Serena, ripensando ai mesi appena trascorsi, traccia un bilancio positivo: “Nonostante tutte le difficoltà, io sono stata contenta dei mesi passati con i ragazzi e del lavoro svolto. E, anche se prima di iniziare tutti mi avevano messo in guardia sugli istituti tecnici, sconsigliandomi di accettare l’incarico, per me è stata un’esperienza splendida, sia per i ragazzi che ho incontrato, sia per i colleghi, inclusa la preside, sempre disponibile. Sono quindi contentissima della strada che ho scelto di percorrere e spero a settembre di essere chiamata di nuovo.”

Data pubblicazione 13 Luglio 2022, Ore 13:51
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