
La laurea è una questione di stato, anzi di esame di stato. In questi giorni circa 500 mila studenti hanno svolto la maturità. Tra prima e seconda prova si sono fronteggiati con ansie e paure dell’esame che segna la fine di un percorso scolastico, e l’inizio di quello universitario, almeno si spera; si perché dai dati sugli immatricolati 2014 diffusi in questi giorni dal Miur emergono aspetti preoccupanti. Da una parte una diminuzione degli immatricolati all’università, aspetto ormai noto, dall’altra una correlazione quasi ineluttabile tra voto e tipologia di diploma. In buona sostanza: chi si accontenta della formula “Sessanta e sto” oppure proviene da un istituto tecnico, peggio che mai da un professionale, ha più probabilità di non proseguire gli studi universitari, rispetto ai colleghi del liceo magari il massimo dei voti. Questione di classe o semplice coincidenza?
Ecco i consigli della prof per superare la maturità!
LA LAUREA E’ UNA QUESTIONE DI CLASSE – Se con entusiasmo si potrebbe leggere positivamente che il 92% dei diplomati con voto 100 si iscrive in un ateneo italiano, è necessario porre attenzione anche a chi non prosegue gli studi. Il focus sulle immatricolazioni 2014 è desolante: la metà circa dei diplomati non prosegue gli studi universitari. Il numero complessivo di immatricolati pari a circa 265.000 mila unità, in calo rispetto al periodo 2006-07\2014-2015. Una "non notizia" rispetto a quanto già emerso nel corso degli anni. Tuttavia da un’analisi più profonda, si scopre che solo l’11,4% dei diplomati al professionale si iscrive all'università, mentre il 30% proviene dai tecnici. Si dirà: è naturale, il liceo prevede l’università come percorso formativo quasi obbligato, i tecnici ed i professionali permettono un accesso al mercato del lavoro. Peccato che a questa differenza formativa corrisponda una differenza di classe sociale. Ecco perché.
TRA MEDIE E SUPERIORI: IL DESTINO E’ SEGNATO – Nei giorni scorsi Skuola.net ha rivelato il rapporto che intercorre tra voto ottenuto all’esame di terza media e iscrizione alla scuola superiore. I dati come al solito parlano chiaro infatti, è emerso che il piccolo passo verso le scuole superiori, in realtà rappresenta un grande passo per il destino degli studenti. La “divisione di classe” è segnata nel voto degli esami di terza media, la percentuale di ragazzi che si iscrive al liceo per le superiori è direttamente proporzionale al voto ottenuto, al contrario la sufficienza, in negativo, è fattore che spinge gli studenti a scegliere istituti tecnici o professionali, considerati dalla mentalità comune di serie B.

IL TITOLO DI STUDIO: UN AFFARE DI FAMIGLIA – Purtroppo il voto non è solo l’espressione del merito ma anche della classe sociale. Oltre all’esperienza comune, i dati confermano che più alto è il titolo di studio dei propri genitori, maggiore sarà la percentuale dei ragazzi che si iscrivono al liceo. Come a dire “se mamma e papà hanno una laurea, non è il caso che tu vada in una scuola che non ti prepara all’università”. Secondo una rielaboazione di dati Istat svolta da Linkiesta.it, emerge che è praticamente impossibile per un figlio di laureati frequentare un istituto tecnico, ben che mai un professionale.

LA SCUOLA NON FA PIU’ IL SUO MESTIERE? - Quindi dai dati è abbastanza evidente la seguente situazione: tendenzialmente se i genitori non hanno una laurea, i figli vanno al tecnico e al professionale, magari uscendo dalla terza media con un voto più vicino al 6 che non al 10. Dai tecnici e dai professionali provengono, rispettivamente, solo il 10% e il 30% degli immatricolati. Peraltro anche per gli immatricolati vige una legge di proporzionalità tra voto di diploma e percentuale di immatricolati. Per cui il voto di diploma è anch’esso figlio della differenza di classe. Un esempio? Ai tecnici e ai professionali ci sono 5 o 10 volte di meno 100 e lode che non ai licei.
MESTIERI PIU’ RICERCATI – Che sia un fatto negativo non andare all’università, è comunque da dimostrare. Infatti le richieste delle aziende non riguardano sono i laureati, ma anche una buona percentuale di coloro che possiedono semplicemente il diploma di scuola superiore. In particolare si tratta dei diplomati provenienti dagli istituti tecnici e professionali.Tra le professioni per cui l’incidenza delle assunzioni di difficile reperimento è più alta, si registrano principalmente il banconiere da tavola calda e il commesso di banco, seguiti dal montatore di macchine industriali, il conducente di furgone, il confezionatore di prodotto finale, l' addetto alle mansioni semplici di segreteria, il tornitore di metalli e il programmatore informatico.

Carmine Zaccaro