
Per il rientro a scuola dopo l'estate il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha deciso per lo stop dei cellulari in classe, anche per gli studenti delle superiori. Niente più smartphone tra i banchi, né durante le lezioni né durante l'intervallo o i cambi d'ora. Questo significa che, almeno in teoria, il telefono dovrà essere consegnato all'ingresso dell'edificio scolastico.
Ma questa decisione, che sembra voler rivoluzionare le abitudini di tutti, ha già sollevato qualche perplessità tra i dirigenti scolastici. Con vari punti di vista espressi.
Molto interessante, ad esempio, quello che dice un preside di un istituto di Asti, che ha espresso i suoi dubbi sul provvedimento: "Non sarà semplice! Il divieto - dice il dirigente scolastico - in realtà c’era già, con la deroga per l’uso a fini didattici; la vera novità è che viene esteso anche a intervalli e cambi d’ora: il cellulare dovrà essere consegnato all’ingresso a scuola, con tutta una serie di problemi pratici che sarà difficile gestire".
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Difficile metterlo in atto e senza uno scopo
Non si tratta solo di difficoltà pratiche, però. Secondo il preside, un divieto così drastico rischia di non portare a nulla “se non sarà accompagnato da altri provvedimenti e da una campagna di sensibilizzazione all’uso del cellulare rivolta all’ambito sociale e alle famiglie. Lo scopo, condivisibile, è quello di ricreare e far riscoprire momenti di relazione umana che non siano mediati dal digitale, ma se tutto si limiterà solo alla scuola ciò che si otterrà sarà, probabilmente, solo la ribellione dei ragazzi nei confronti della scuola stessa. Ciò che serve invece è creare consapevolezza nell’uso del telefono per evitarne l’abuso".
Insomma: bloccare i cellulari solo a scuola potrebbe non bastare a risolvere il problema di un uso eccessivo e sregolato.
Preside Perrone: “Un fallimento della scuola”
Un'altra dirigente scolastica, sempre dell'astigiano, è però andata oltre, interrogandosi sul futuro della scuola stessa dopo questa decisione. Le sue parole sono forti e piene di delusione: "Quando ho letto la circolare sono stata sopraffatta da tristezza e delusione. Il dibattito su cellulare “sì” o “no” a scuola ha visto nel tempo almeno cinque circolari a partire dal 1998 e l’ultima a me appare proprio un fallimento della scuola, ossia il “gettare la spugna” da parte di chi dovrebbe educare, ma non riesce proprio a farlo, allora, rassegnato, preferisce “proibire”".
Allo stesso tempo, la preside in questione si chiede se vietare l'uso del cellulare a scuola sia sufficiente per evitare i danni di un uso eccessivo e non responsabile. La sua risposta è un netto "No!".
"Può apparire una strada logica, ma è̀ un’ammissione del fallimento educativo di noi adulti che da molti anni abbiamo tentato di introdurre l’uso consapevole delle nuove tecnologie a scuola", dice.
Lasciare che i ragazzi usino lo smartphone senza la guida degli adulti rischia di favorire solo il loro isolamento, mentre la vera sfida, prosegue, "sarà quella di integrare realmente le tecnologie nella didattica".
La proposta di una full immersion
E proprio andando in questa direzione, la dirigente lancia una proposta innovativa e decisamente controcorrente, suggerendo di istituire una settimana obbligatoria, una vera e propria “full immersion” all’inizio dell’anno scolastico, tutta dedicata all'educazione digitale.
E la cosa più interessante è che in questa settimana l'uso dello smartphone non solo sarebbe permesso, ma addirittura fondamentale per imparare a usarlo in modo consapevole e responsabile.