
Il lockdown è stata una dura prova per il sistema scolastico italiano. Ma c'è un comparto che ha sofferto più di altri: le scuole paritarie. La maggior parte delle misure normative e dei fondi stanziati dal Governo in questi mesi si sono concentrati sulle statali, lasciando nell'incertezza del domani migliaia di istituti privati.
Un primo cambio di rotta è però avvenuto in fase di conversione del Decreto Rilancio: con un emendamento presentato in Parlamento sono stati raddoppiati i fondi per la ripartenza destinati alle paritarie (dai 150 milioni inizialmente previsti si è passati a 300 milioni). Le associazioni che rappresentano il mondo dell'istruzione privata lo giudicano “un passo importante nella direzione di considerare, finalmente, le scuole paritarie parti costitutive del sistema nazionale di istruzione”. Ma, nonostante ciò, le incognite sul futuro sono ancora molte. Skuola.net ha cercato di capire meglio qual è la situazione in cui versa il settore interpellando Virginia Kaladich, presidente nazionale FIDAE (Federazione delle Scuole Cattoliche primarie e secondarie).
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Davvero la scuola potrebbe ripartire senza il contributo numerico delle paritarie?
Non credo di esagerare dicendo che il mondo della scuola in generale potrebbe non ripartire, semplicemente perché le scuole paritarie rappresentano quasi il 25% del Sistema di Istruzione Integrato. Senza entrare nel merito della legge 62 del 2000, che ha regolato un diritto peraltro sancito dalla Costituzione - relativo alla libertà di scelta educativa - basta pensare alla ricaduta economica: dove li mettiamo gli 800mila studenti che frequentano queste scuole in un momento storico i cui gli istituti hanno bisogno di avere ancora più spazi? E i circa 14mila lavoratori, che fine farebbero? In questi mesi di lockdown e anche di battaglie politiche abbiamo assistito ad alcuni comizi nel Parlamento contro le paritarie che purtroppo ci fanno capire come ci siano ancora steccati ideologici contro il nostro mondo.
Ci sono livelli scolastici o aree del Paese in cui le paritarie pesano di più?
È chiaro che nel Nord, in regioni come il Veneto e la Lombardia, le paritarie sono più numerose ma credo che il loro “peso specifico” si faccia sentire anche in molte zone del Sud, in territori geograficamente e socialmente difficili dove i nostri istituti rappresentano le uniche realtà deputate alla trasmissione del sapere ai ragazzi.
Durante il lockdown le scuole paritarie hanno continuato a funzionare attraverso la didattica a distanza?
Non possiamo negare la confusione iniziale. I media parlavano di una chiusura temporanea mentre a noi era chiaro che non si sarebbe più riaperto. Perciò da quel momento in poi tutte le paritarie si sono date da fare e hanno attivato la didattica a distanza nella quasi totalità degli istituti. Noi come Fidae abbiamo anche deciso di mettere a disposizione, su base completamente volontaria, una task force di esperti che attraverso riunioni e webinar aperti a tutti i docenti di paritarie e statali, hanno dato linee guida e direttive per uniformare il più possibile queste nuove forme di insegnamento.
C'è stata una 'sofferenza' anche dal punto di vista finanziario?
Indubbiamente hanno sofferto, specie perché la legge 62 del 2000, pur avendone riconosciuto il ruolo e avendole parificato alle scuole statali, non gli ha dato seguito da un punto di vista economico. Il risultato è che i fondi per le paritarie sono davvero esigui e ogni anno devono passare il vaglio dell’approvazione parlamentare che può aggiungere o, come molto spesso succede, togliere risorse. Ecco perché le rette per noi contano molto, la scuola ha dei costi fissi che riguardano il personale ma non solo. E le famiglie, decidendo di mandare il proprio figlio presso un nostro istituto, sposano questo progetto in toto.
Ma le famiglie sono state in grado di continuare a pagare le rette?
In genere, per comodità e per venire incontro a tutti, le rette vengono pagate ogni mese. Tante famiglie hanno però continuato a onorarle anche durante la chiusura. Ma tante altre si sono trovate di fronte a difficoltà enormi, con perdita del lavoro, cassa integrazione, diminuzioni molto importanti del fatturato. È chiaro che il primo taglio che hanno fatto ha riguardato le rette scolastiche.
Alla luce delle misure anti-Covid, qualcuno potrebbe non riaprire o ridurre significativamente il numero di alunni?
La nostra battaglia è proprio questa: non vogliamo lasciare indietro nessuno, noi vogliamofare scuola, con tutti gli studenti, delle statali e delle paritarie. Ecco perché stiamo chiedendo di essere messi tutti nelle stesse condizioni di partenza. Abbiamo iniziato un dialogo con il ministero dell'Istruzione e con quello delle Finanze. Siamo fiduciosi.