
La scuola torna ‘al centro’: sì, ma non d’estate. Meglio partire a settembre. Il Miur, dopo mesi d’attesa, ha finalmente pubblicato l’elenco degli istituti che potranno ricevere finanziamenti per sviluppare progetti extra-curriculari al di fuori del normale orario scolastico, di pomeriggio o durante i periodi di chiusura: 187 milioni di euro (sui 240 potenziali) che verranno distribuiti tra 4.633 istituti (praticamente più della metà delle scuole superiori pubbliche d'Italia) grazie al Fondo sociale europeo previsto dal PON (Programma Operativo Nazionale) 2014-2020.
Oltre 1 milione di ore in più, spalmate in 33.530 moduli didattici, da dedicare ad attività sportive (quasi un terzo delle ore totali), per corsi di musica e teatro, per lezioni di cittadinanza e per l’alfabetizzazione digitale. Una media di oltre 200 ore a progetto. Solo il 10% di queste, però, ha presentato richieste di fondi per aprire d’estate. Meglio, dunque, il rientro pomeridiano in autunno, inverno e primavera che l’apertura straordinaria a giugno, luglio e agosto.
Il progetto diventa ‘annuale’
Quando il progetto partì in via sperimentale, l’allora ministro dell’Istruzione Giannini decise di puntare forte sulle aperture estive di 400 scuole in 4 grandi città – Roma, Napoli, Milano, Palermo – concentrando i 5,8 milioni di euro in quartieri ‘difficili’, dove la dispersione è una minaccia concreta. Oggi, però, le scuole sembrano voler concentrare gli sforzi nel periodo della didattica, nonostante il fondo decisamente più ‘ricco’. Anche se, poi, leggendo attentamente il bando pubblicato a settembre 2016, era chiara l’apertura dei finanziamenti a progetti da sviluppare durante tutto l’anno scolastico. Già dal prossimo settembre, dunque, migliaia di ragazzi rimarranno a scuola dopo pranzo per allargare le proprie conoscenze e abilità.
Il 90% dei progetti prevedono corsi pomeridiani durante l’anno scolastico
Ma il dato di fatto rimane soprattutto uno: quasi la totalità delle richieste ha virato proprio su iniziative da organizzare quando ricominceranno le lezioni, preferendo l’apertura pomeridiana o in altri periodi "liberi" dalla didattica, rispetto a quella estiva. Una prima spiegazione potrebbe essere che, in molte Regioni, partendo da una conoscenza del territorio, durante i mesi caldi si concentrino attività come campi scuola o centri estivi; magari attirando altri tipi di finanziamento, specifici per quel tipo di attività, per poi attingere da quelli del Miur per corsi da svolgere al chiuso nel corso dell’anno.
I possibili motivi del ‘no’ all’apertura estiva
I motivi, però, possono essere tanti altri. Da un lato ci potrebbe essere il fattore umano: parecchi docenti, a giugno, appena finiscono le lezioni non vedono l’ora di tornare a casa. Come spiegare a un professore che, magari, si trova a insegnare a qualche centinaio di chilometri dal luogo di residenza di dover restare per buona parte dell’estate lontano dai propri cari? Ma il problema, in questo caso, è marginale: nella maggior parte di casi sono le associazioni a gestire le attività. Ma poi c’è anche un ostacolo strutturale: tante scuole non sono attrezzate per accogliere i ragazzi durante i mesi più caldi; l’assenza di impianti di climatizzazione nelle aule è solo la punta dell’iceberg. Infine l’oggettiva difficoltà di organizzare attività realmente costruttive a ridosso delle vacanze estive. Mettiamo il caso che si debbano fare corsi di musica o di teatro, o semplicemente degli incontri con esperti: chi è disposto a tenerli quando sta già pensando alla partenza?
La Campania è la regione con più progetti approvati. Presenti anche le zone terremotate
Tornando ai dettagli del progetto “La Scuola al Centro”, sul totale dei fondi erogati, oltre 74 milioni andranno alle scuole delle Regioni più sviluppate, dove si è registrato un tasso di adesione all’avviso di circa il 37%. Altri 9,5 milioni andranno agli istituti delle Regioni in transizione, con un tasso di adesione delle scuole del territorio al bando del 41%; 102,9 milioni andranno, infine, alle Regioni in ritardo di sviluppo, che hanno registrato adesioni oltre l’81%. Tra gli istituti ammessi al finanziamento anche 221 scuole che si trovano nelle aree colpite dal sisma: 47 in Abruzzo, 6 nel Lazio, 84 nelle Marche e altre 84 in Umbria. La Campania è la Regione con il maggior numero di scuole ammesse ai finanziamenti: oltre 860, per un totale di più di 35 milioni di euro assegnati. Seguono la Sicilia (692 scuole e 28 milioni di euro; la Puglia (569 scuole, 23 milioni di euro) e la Lombardia (380 scuole a cui andranno in totale 15 milioni di euro). Tra le città metropolitane è di gran lunga Napoli (451 scuole) quella col maggior numero di istituti ammessi al finanziamento; seguono Bari (172), Palermo (163) e Catania (150).
Fedeli: “potenziata l’offerta didattica in orario extra scolastico”
“La Scuola al Centro è stato un bando molto innovativo – sottolinea la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – e grazie a questo nuovo bando avremo un primo importante potenziamento dell’offerta in orario extra scolastico, con una attenzione significativa allo sport. Nel solco di questa esperienza, a gennaio, abbiamo lanciato un piano in 10 azioni attraverso una serie di bandi che consentiranno di qualificare ulteriormente l’offerta formativa, per una scuola sempre più aperta, anche in orari diversi da quelli abituali, innovativa, inclusiva. Una scuola sempre più capace di rispondere alle sfide educative presenti e future, una scuola davvero di tutte e tutti, strumento di mobilità sociale e spazio di innovazione”.Marcello Gelardini