
Approfondimento sulla questione aborto, sull’identità di genere e sulla politica di occupazione fascista in Jugoslavia nei primi anni 40. Erano questi i corsi previsti per la settimana dello studente organizzata dal collettivo “Zero alibi” nello storico liceo romano Giulio Cesare. Peccato che la preside li abbia censurati - secondo i ragazzi - per un “pregiudizio puramente ideologico”. Ecco la denuncia social degli studenti e le dichiarazioni della dirigente scolastica, poi smentite da quaranta docenti.
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Corsi “censurati” durante la settimana dello studente al Giulio Cesare di Roma
“Vorremmo rendervi partecipi di cosa è successo durante la sua organizzazione” – riferendosi alla settimana dello studente. Introducono così la vicenda gli studenti del collettivo “Zero alibi” dopo la censura, così la definiscono, di alcuni corsi in programma per la settimana dello studente. Come anticipato, gli approfondimenti riguardavano la questione aborto, l’identità di genere e l’occupazione fascista dei Balcani. Nella comunicazione degli studenti risaltano le motivazioni date dalla dirigente scolastica dopo la strana decisione: “Secondo la nostra dirigente scolastica, fare un corso di informazione sull’aborto, come avevamo intenzione di fare, vorrebbe dire ‘istigare le persone ad abortire”. Quanto al corso sull’identità di genere, invece, la preside avrebbe addirittura affermato che l’identità di genere in sé “non esiste”, a fronte di tutte i problemi legati ai modelli che includono comportamenti prestabiliti e aspettative sociali connesse alla condizione femminile e maschile.
Il ruolo centrale della scuola: luogo di dibattito e di crescita
Come riportato su Fanpage, secondo gli studenti la preside avrebbe dunque impedito di “fare informazione, parlare e sensibilizzare su temi fondamentali come questi, dei quali non si parla davvero per niente nel luogo che più dovrebbe formarci come cittadini e cittadine consapevoli, ovvero la scuola”. A credere nel ruolo centrale della scuola sono gli stessi studenti che ritengono che questo importante spazio formativo “debba essere un luogo di dibattito e di confronto, riflessione, di crescita culturale ma soprattutto personale. Essere censurati così va a confermare ancora una volta il fatto che da questo punto di vista c'è ancora molto da fare”.
Censura a scuola? La risposta della dirigente e la smentita di 40 docenti
La dirigente, dal canto suo, ha dichiarato a laRepubblica che il programma era stato approvato dal Collegio docenti “dopo ampia discussione”. Questa sua affermazione, tuttavia, è stata prontamente smentita da quaranta docenti dell’istituto che, attraverso una lettera inviata al quotidiano, hanno dichiarato quanto segue: “Noi docenti non eravamo al corrente né della presentazione di quei corsi da parte dei ragazzi, né della censura da parte della Dirigente”. I docenti hanno ritenuto altresì inaccettabile che la preside li abbia chiamati “in correità in un atto così grave, quando ha agito in autonomia”. Secondo la ricostruzione dei fatti sarebbe stata proprio la preside ad aver depennato i corsi dal programma prima di presentarli ai docenti, esautorando di fatto il Collegio. La lettera si conclude con un’importante precisazione: “Ci teniamo a ribadire a gran voce che nel liceo Giulio Cesare certe tematiche non solo non sono censurate dai docenti, bensì sono e sono state anche in passato oggetto di progetti e approfondimenti”.
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