
Gli studenti bocciano l'ipotesi – trapelata dal tavolo del confronto che il premier incaricato Draghi sta avendo in questi giorni con le forze politiche – che vorrebbe un prolungamento dell'anno scolastico fino a fine a giugno, per consentire di recuperare il tempo perduto negli scorsi mesi tra chiusure e didattica a distanza.
A farlo emergere un sondaggio del portale Skuola.net – con protagonisti 1800 alunni di medie e superiori – che mostra come a più di 8 ragazzi su 10 la proposta proprio non vada giù.
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Perché sarebbe sbagliato posticipare la fine delle lezioni
La motivazione principale? L'anno scolastico si è sempre concluso a inizio giugno, anche nel 2020, in piena pandemia; cambiare solo stavolta sarebbe poco convincente. Senza trascurare il fatto che, a detta dei ragazzi, se l'obiettivo di tale decisione fosse quello di aiutare gli studenti in difficoltà a rimettersi in linea con gli altri, difficilmente centrerebbe il bersaglio. Per l'82%, infatti, tre-quattro settimane in più di lezione servirebbero a poco. Alla fine, perciò, ad approvare uno scenario del genere è appena l'8%, mentre una quota simile non si sbilancia.
Meglio rinunciare a Pasqua o tornare prima dalle vacanze
E se il nuovo governo decidesse comunque di andare avanti per la sua strada, tagliando una parte di vacanze? Quale sarebbe la soluzione preferita dagli alunni? Come detto, certamente non quella di cui si discute in queste ore. Tra le varie opzioni possibili, infatti, solo 1 su 4 si sacrificherebbe andando a scuola per tutto giugno. Meglio, semmai, cancellare la sosta di Pasqua e fare giusto qualche giorno in più a ridosso dell'estate: la pensa così il 45%. Ma non sono pochi quelli che guardano oltre: per 1 su 3 sarebbe più facile organizzarsi per far partire in anticipo (tra fine agosto e inizio settembre) il prossimo anno scolastico, mantenendo fermo il calendario di questo.
Grassucci (Skuola.net): "Servono interventi mirati"
"La normativa attuale – ricorda Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - già prevede per le scuole la possibilità di prolungare la durata dell'anno se si manifestano delle difficoltà negli apprendimenti dovuti a giorni persi per cause di forza maggiore. Anche in anni in cui alcune scuole hanno perso tanti giorni di lezione per via di maltempo ed elezioni, però, praticamente nessuno ha fatto ricorso a questa possibilità, perché costringe a fare lezione in momenti in cui in genere l’attività didattica frontale è sospesa”. Sarebbe meglio, conclude Grassucci “ragionare sui bisogni individuali, ad esempio facendo svolgere le prove INVALSI nelle classi in cui è già previsto quest’anno e, se fosse possibile, estenderle alle altre prima dell’inizio del prossimo anno scolastico. Questo evidenzierebbe, con test standardizzati di cui si ha uno storico, le lacune accumulate dagli studenti durante la pandemia nelle aree di competenza fondamentali, individuando chi ha davvero bisogno di un supporto, per aiutare poi i singoli studenti con piani di recupero personalizzati di lunga durata. Per riparare i danni di un anno di scuola a singhiozzo potrebbero non bastare 3-4 settimane in più di lezioni”.