4' di lettura 4' di lettura
Scuola in Dad: 362mila docenti lavorano da remoto

Dopo il nuovo Dpcm che ha diviso l’intero territorio nazionale in diverse zone, il mondo scuola ha dovuto rimodulare l’erogazione della didattica passando al digitale. Le nuove misure governative, infatti, hanno disposto la didattica a distanza integrata per tutti gli istituti superiori e la didattica in presenza per scuole dell’infanzia, scuole primarie e secondarie di primo grado, salvo alcune aree e ordinanze regionali.

Secondo una stima pubblicata dal sito Tuttoscuola, sono circa 362mila gli insegnanti e 3 milioni e 700 mila gli studenti che stanno sperimentando la DDI dalle proprie abitazioni. Ecco i numeri e le problematiche della scuola anti Covid regione per regione.

Guarda anche

Didattica a distanza: il 45% dei docenti lavora da casa

L’emergenza sanitaria da Covid-19 e le conseguenti misure restrittive hanno profondamente cambiato il modo di fare scuola, introducendo nuovi meccanismi e nuove modalità di erogazione della didattica. Gli scenari presentati in questi mesi sono stati molteplici: gli studenti hanno ripreso lo smartphone in mano anche per studiare e continuare il proprio corso di studio e i docenti, che nella maggior parte dei casi non avevano un buon approccio con la tecnologia, hanno dovuto reinventarsi e trovare il migliore dei modi per far continuare la didattica. Secondo i calcoli fatti da Tuttoscuola, infatti, ad occuparsi degli studenti chiusi nelle proprie camerette sono circa 362 mila insegnanti con un’età media di 51 anni. La Regione più impegnata nella DDI è la Campania con il 100% dei 93.539 in servizio, seguita dalla Lombardia che ha il 45,6% a casa con 54.719 studenti su un totale di 120mila. La Regione con la minore percentuale di docenti da remoto, invece, è il Lazio, con il 32,4% ma se viene considerato il minor numero in valore assoluto è il Molise, che vede solo 1.651 docenti impegnati in remoto (circa il 36% su un totale di 4.589 docenti). Della massiccia parte nazionale - che rappresenta il 45% dei docenti in servizio - , circa 75 mila sono precari con contratto a tempo determinato. Come riportato dal sito, questa importante parte di docenti sta riscontrando più difficoltà rispetto agli altri: hanno conosciuto da poco la classe e la dotazione tecnologica che hanno in casa è stata acquistata a proprie spese. I precari, infatti, a differenza dei colleghi di ruolo, non possono usufruire del Bonus Docente che permette loro di spendere 500 euro in acquisti culturale e tecnologici.

Didattica a distanza: tra relazioni educative mancate e competenze digitali non acquisite

Parlare di successo nella didattica a distanza non è sempre scontato: per i 362mila docenti da remoto non è semplice mantenere online la relazione educativa con i propri studenti. Se viene considerata l’assenza di metodologie di insegnamento innovative in grado di stimolare e valorizzare chi c’è dall’altra parte dello schermo, inoltre, il discorso si fa più complicato. La causa comune? Secondo Tuttoscuola, la mancanza di formazione: i docenti non stati adeguatamente formati in materia di tecnologie e didattica a distanza e non si sono preparati nei mesi successivi al primo lockdown perché impegnanti tra distanziamenti e disposizione dei banchi.