
Infatti, nonostante al docente ventiduenne fosse già stata affidata la cattedra di tecniche e tecnologie multimediali a seguito della procedura di “messa a disposizione”, l’autocandidatura che permette agli insegnanti di coprire temporaneamente posti vacanti, il dirigente scolastico ha comunque richiesto che fosse sottoposto ad un ulteriore test.
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Il colloquio
Il docente ha raccontato lo svolgimento del colloquio e riportato i fatti nella denuncia presentata alla questura di Milano, motivata dalle ingiuste perplessità espresse dal preside. Secondo la ricostruzione dell’insegnante, infatti, il dirigente avrebbe dubitato delle sue capacità semplicemente dopo aver osservato il giovane per un breve lasso di tempo. Poi sarebbe arrivata l’inaspettata richiesta: “Se vuoi il posto qui devi sottoporti a un test”. Il giovane professore, forte del sostegno del padre da cui era accompagnato, ha fermamente rifiutato di sottoporsi ad un’ulteriore verifica: “Non devo dimostrare a nessuno di avere le capacità che già mi sono state riconosciute per diritto acquisito dai titoli professionalmente e per studio conseguiti”.
La reazione del preside, il malore e la denuncia
Dopo il rifiuto del professore di sottoporsi ad un test d’idoneità non previsto, secondo quanto dichiarato dal giovane, il dirigente avrebbe cacciato lui e suo padre sbattendogli la porta in faccia. La situazione si è aggravata poco dopo quando, evidentemente turbato per gli eventi, il docente ha iniziato a manifestare difficoltà respiratorie che hanno richiesto l’intervento del personale sanitario che è accorso sul luogo in ambulanza. Fortunatamente il ventiduenne si è ripreso nel giro di poco tempo e a quel punto si è visto costretto a riprendere il treno per tornare in Puglia, ma prima ha deciso di sporgere denuncia presso la questura del capoluogo lombardo.'La Repubblica' riporta l’opinione del padre del neo insegnante, secondo cui l’anomala richiesta del dirigente scolastico sarebbe stata dettata da un sentimento di razzismo e di xenofobia. L’uomo, infatti, ha raccontato di essersi accorto che il preside e il suo vice parlavano tra loro servendosi di un linguaggio dialettale in modo tale da non farsi comprendere dai due pugliesi. L'elemento, però, non è presente nella denuncia.