7' di lettura 7' di lettura
Intervista al preside di Matteo, lo studente geniale di OstiaMatteo Bernardeschi è uno studente decisamente precoce: a 16 anni è già iscritto alla facoltà di Ingegneria all’università di Berlino. Una necessità più che una scelta: per gli atenei della Penisola era troppo giovane ma soprattutto “poco scolarizzato”, avendo all’attivo solo 10 anni trascorsi tra i banchi.
Ma se il sistema accademico italiano lo ha “respinto”, quello scolastico lo ha decisamente incoraggiato e sostenuto in questo percorso formativo ad hoc.

Matteo Bernardeschi, in una foto pubblicata dal liceo

A raccontare come si è sviluppata la sua storia è il preside Vito Giannini, dirigente scolastico della scuola frequentata di Matteo, l’Istituto bilingue “Vincenzo Pallotti” di Ostia, ovvero colui che per primo ha intravisto nel suo studente un talento straordinario, e che ha deciso di costruire un percorso su misura, che ha portato il sedicenne a questo straordinario successo. A Skuola.net, il preside ha spiegato i retroscena di questa scelta.

  • Come nasce l’esigenza di aiutare Matteo a bruciare le tappe?
  • "Il percorso seguito da Matteo è stato ideato da me in quanto ero curioso ed interessato a vedere quanto le sue domande fossero frutto della sola curiosità o di un genio nascosto nel profondo. Il tutto partì da un video di TikTok: Matteo vide questo video e non avendo ancora studiato quelle cose venne da me a chiedere spiegazioni, e nel giro di un anno ci siamo trovati a parlare di equazioni differenziali e di calcolo matriciale".

  • Qual è stata la strategia adottata dalla scuola per creare un percorso alternativo equilibrato, senza rischiare di incorrere in altre problematiche (distanza con i compagni di classe, pressioni, ansia da prestazione, eccetera)?
  • "Le lezioni venivano svolte parallelamente, i compagni di classe seguivano il programma relativo all’anno scolastico in corso mentre a Matteo venivano fornite delle dispense su argomenti più complessi, che venivano successivamente approfondite durante le ricreazioni o durante i rientri pomeridiani a scuola.

    Durante il primo liceo, ad esempio, insieme al prof. Artibani abbiamo fatto svolgere a Matteo la simulazione della seconda prova di maturità insieme agli attuali studenti del quinto, e riuscì a completare l’intera prova in un’ora e mezza senza commettere errori.

    Ogni argomento veniva commentato ed affrontato in maniera critica lasciando sempre la possibilità di sviluppare un ragionamento critico nel ragazzo ed aiutandolo a sviluppare un pensiero sempre più divergente. Questo discorso, nel passare del tempo, lo abbiamo allargato anche alla fisica ed a casi via via sempre più complessi. A dicembre del secondo anno ho regalato a Matteo un libro di Meccanica razionale, libro che è stato agevolmente letto ed analizzato dal ragazzo.”

  • Come si fa a capire quando un ragazzo particolarmente brillante, come Matteo, non è solo "bravo" ma ha bisogno di un percorso di istruzione alternativo?
  • "Il primo segnale da cogliere è sicuramente la curiosità, bisogna sfruttare a pieno le domande che i ragazzi fanno durante le lezioni, soprattutto se non particolarmente inerenti con il programma scolastico, e cercare di vedere quanto attraverso degli input dei docenti riescano a svilupparle, facendole diventare delle vere e proprie idee sulle quali costruire il proprio futuro.

    Il nostro compito sta proprio in questo: riuscire a capire quali sono i talenti dei nostri studenti e di farglieli coltivare a pieno. Credo che questo tipo di ragazzi abbia sicuramente bisogno di un percorso alternativo, perché se così non fosse andremmo a buttare un talento che per tutta la vita prenderà ottimi voti ma non si sentirà mai realizzato a pieno.

    Lo scorso anno Matteo mi chiedeva spesso cosa avessi visto in lui, principalmente perché non capiva come fosse possibile che, durante la terza media, si fosse trovato a parlare di equazioni di primo grado, mentre l’anno successivo aveva perfettamente chiaro in mente il concetto di limite o derivata. La mia risposta è sempre stata la stessa: ero stupito dalla semplicità con la quale riusciva a capire le mie spiegazioni senza un bagaglio di base che gli permettesse di comprendere così profondamente l’argomento trattato".

  • Qual è la reazione delle famiglie in casi del genere? E quella di compagni e professori?
  • "Non capita spesso di avere studenti di questo tipo in classe, nel caso di Matteo la famiglia è stata molto accogliente e presente nella crescita del ragazzo, accettando con tantissima umiltà il talento del figlio ed aiutandolo a coltivarlo a pieno.

    Per quanto riguarda i professori sono stati tutti super disponibili e pronti a supportare Matteo in questo percorso di crescita, facendo capire al ragazzo che oltre alla matematica era importante anche approfondire quelle materie così distanti dal percorso di studi che a distanza di pochi mesi avrebbe intrapreso. I compagni di classe purtroppo - principalmente per un discorso di età - non si sono resi conto della genialità del compagno e questo non li ha portati ad avere sempre un atteggiamento di inclusione nei suoi confronti".

  • Matteo studierà in un'università estera. Ciò vuol dire che in Italia gli studenti eccellenti non hanno la possibilità di esprimere al meglio le loro potenzialità?
  • "Purtroppo devo rispondere negativamente a questa domanda. Ci troviamo in un sistema che tende ad appiattire molto il livello di istruzione dei nostri ragazzi e questo porta ad avere tanti buoni studenti ma poche eccellenze.

    La scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a puntare sempre più in alto, ad essere ambiziosi e curiosi della vita ma questo non accade spesso. Credo che questi ragazzi siano il futuro della nostra nazione e sta a noi insegnanti e a chi amministra questo paese permettere ai nostri studenti di rendere al meglio".