
Sembrava una delle tante occupazioni romane, una protesta "contro la guerra e il genocidio in Palestina", con motivazioni persino "condivisibili", come spiega l'assessora municipale. Invece, all'istituto tecnico commerciale Vincenzo Arangio Ruiz nel quartiere Eur, la protesta è degenerata in modo inaspettato e gravissimo.
La scuola, da lunedì 13 ottobre, è in mano agli studenti, in linea con altre occupazioni in città, come le ultime in ordine di tempo al Visconti e al Newton. Ma, come ha spiegato Paola Angelucci, assessora alla Scuola del municipio IX, l’occupazione al Ruiz è presto degenerata.
La conferma è arrivata con un video spuntato sui social che mostra una scena censurabile: saluti romani e cori inneggianti al Duce in piena occupazione. Un episodio che non poteva che scatenare reazioni di condanna e la richiesta di un intervento immediato.
La dirigente scolastica Guglielmina Uliano ha reagito sporgendo denuncia al commissariato di polizia Esposizione, dopo il tentativo (fallito) di un dialogo con gli occupanti: “Hanno comunicato che la loro protesta si interromperà presumibilmente giovedì mattina”, si legge in una circolare.
E dopo giorni di polemiche arrivano le scuse degli studenti, che dal sito della scuola giustificano quanto è successo parlando di "uno scherzo".
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Il video choc sui social
A rendere pubblica la scena che si è verificata nell’istituto romano è stato un video diffuso tramite una storia su Instagram. Il filmato, seppur breve, non lascia dubbi: si vedono diversi studenti con il braccio destro alzato che urlano in coro "Duce, Duce" tra gli applausi e le risate di altri ragazzi e ragazze. Il commento che accompagna la storia è "malinconici".
La denuncia della Rete degli studenti: "Inaccettabile"
La risposta del mondo studentesco non si è fatta attendere ed è stata durissima. La Rete degli studenti medi del Lazio è intervenuta immediatamente: “Apprendiamo stamattina da un video che all’Istituto superiore Vincenzo Ruiz in una classe durante l’occupazione si inneggia al fascismo, urlando ‘Duce’ e facendo saluti romani. Questo è inaccettabile, nelle scuole non c’è spazio per chi esalta il periodo più buio della storia italiana".
E ancora: "Vogliamo scuole che non lascino spazio al fascismo, ma che lo sappiano decostruire". E poi un appello al Governo: "Il ministro Valditara e il governo Meloni faranno un’altra volta finta di nulla?", chiedono gli attivisti.
Il Municipio: "Fatto gravissimo"
Sul caso è intervenuta, come detto, l'assessora alla Scuola del municipio IX, Paola Angelucci: “Dopo la diffusione del video, ho subito sentito la preside. Nessuno poteva immaginare che l’occupazione prendesse una piega simile, si parlava di una protesta contro la guerra e il genocidio in Palestina con ragioni anche condivisibili. Non c’era grande preoccupazione nella scuola. Poi è arrivata questa presa di posizione così violenta".
L'assessora ha, comunque, espresso un cauto ottimismo sulla consapevolezza degli studenti: "Mi auguro che i ragazzi e le ragazze non siano del tutto consapevoli dei gesti che fanno, ma resta comunque un fatto gravissimo". E lancia un appello agli altri alunni: "Mi auguro che gli altri studenti che partecipano all'occupazione si dissocino".
Inoltre, spiega l’assessora: "Il municipio comunque è pronto a sostenere il Ruiz, con iniziative di approfondimento e discussione su quello che è stato il fascismo”.
I precedenti: una piaga ricorrente a Roma
Purtroppo, l'episodio del Ruiz non è il primo a Roma, anzi. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i casi di studenti che si sono divertiti a filmarsi mentre mostravano il saluto romano o inneggiavano al fascismo.
A giugno è successo al Malpighi, dove una trentina di maturandi ha posato di fronte all'istituto col braccio teso. Altro caso al Primo Levi dove, invece, un gruppo di studenti maggiorenni ha minacciato un ragazzo del primo anno, intonando poi cori fascisti.
E ancora lo scorso anno, al Montessori, dove alcuni ragazzi si sono fotografati in classe di fronte a uno striscione fascista e facendo il saluto romano.
Sempre un anno fa, ad aprile, durante un'assemblea studentesca al liceo Archimede vennero proiettate scritte con croci celtiche e alcuni studenti fecero l'immancabile saluto romano.
Anche negli ultimi mesi del 2023, un episodio simile al "Federico Caffè": alcuni ragazzi salirono sui banchi e di fronte a un professore, complice, alzarono il braccio destro.
Nuove occupazioni a Roma: il fronte si allarga
Nonostante lo scandalo, la mobilitazione studentesca nella Capitale in questi giorni non si ferma. Oltre a Newton, Visconti e Ruiz, gli studenti sono entrati anche nell’istituto di istruzione superiore Croce-Aleramo.
La dirigente scolastica, Stefania Forte, ha comunicato di aver prontamente informato il commissariato di San Basilio, che è intervenuto procedendo all’identificazione dei responsabili. Nei casi di alunni minorenni, sono stati convocati i rispettivi genitori, mentre la preside ha subito avviato "un confronto con tutti gli studenti, organizzando momenti di dialogo e condivisione".
Le scuse degli studenti: "Era solo uno scherzo"
E ora sono arrivare anche le parole degli studenti coinvolti. In una circolare pubblicata sul sito dell’istituto, quattro alunni e alunne che erano presenti durante l’occupazione hanno voluto chiarire la loro posizione e assumersi la responsabilità dell’accaduto. “Il video che sta girando sui social", spiegano, "mostra solo una parte di quanto successo quella mattina. Eravamo entrati su richiesta della preside per aiutare a far riflettere i nostri compagni e ridurre la durata dell’occupazione”.
Secondo il loro racconto, l’episodio sarebbe nato in un momento di concitazione generale, quando “qualcuno ha incitato il resto della scuola a proseguire con i cori, spinti dall’eccitazione del momento”. Nessuna intenzione ideologica, assicurano: “A nome di tutta la scuola dichiariamo che tutto ciò è stato a fine di scherzo. Alcuni di noi conoscono la storia del fascismo, altri no, e per questo non abbiamo compreso la gravità del gesto”.
I ragazzi hanno anche ricordato le motivazioni originarie della protesta, “legate alla volontà di denunciare i genocidi e le violenze nel mondo, dal Sudan al Congo fino alla Palestina”. Ma dopo quanto accaduto, riconoscono di dover “colmare le proprie lacune e maturare attraverso il confronto”. Le scuse conclusive sono rivolte alla dirigente, alla comunità scolastica e all’opinione pubblica: un passo, dicono, “per imparare dai propri errori”.