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banchi scuola

Il tempo di pagare le conseguenze delle loro scorribande è arrivato per gli studenti del Liceo Virgilio di Roma, protagonisti lo scorso dicembre di un’occupazione che ha causato danni ingenti. Per 14 di loro, come riporta 'Il Messaggero', sono infatti scattate le sospensioni e le "condanne" ai lavori socialmente utili.

E tre di questi, per tale ragione, hanno deciso di cambiare scuola.

Nei mesi scorsi le proteste scolastiche si sono verificate in diversi istituti della Capitale, ma anche questa volta il Virgilio è stata una delle poche realtà a stabilire pene esemplari per gli occupanti, pur non mancando le proteste legate al riconoscimento dei responsabili, spesso difficili da individuare. 

Indice

  1. Le sanzioni: tra lavori socialmente utili e abbandoni
  2. Chi sono i 14 studenti identificati?
  3. Il nodo del riconoscimento e i danni economici

Le sanzioni: tra lavori socialmente utili e abbandoni

Le misure disciplinari non si sono fatte dunque attendere per le ragazze e i ragazzi coinvolti nell'occupazione. Per 11 di loro, il percorso prosegue all'interno della scuola, ma con un impegno in più: lavori socialmente utili.

Questi ragazzi stanno mettendo a disposizione il loro tempo e le loro energie presso la Comunità di Sant'Egidio, il centro per l'assistenza ai migranti Astalli, o direttamente all'interno dell'istituto, contribuendo alla pulizia degli spazi oppure supportando i corsi pomeridiani.

Non è la prima volta che il Virgilio affianca alle sanzioni disciplinari questo tipo di attività. Ma c'è anche chi ha scelto un'altra strada: tre studenti, come detto, hanno preferito cambiare scuola. Una decisione drastica, presa per evitare che le misure disciplinari potessero avere un impatto negativo sull'esito del loro esame di Stato. 

Chi sono gli studenti identificati?

Dei 14 studenti identificati, 4 erano rappresentanti degli studenti in Consiglio di istituto. A loro è stata attribuita una responsabilità aggiuntiva: non essere riusciti a fermare la protesta. Il Collettivo, in un post su Instagram, aveva spiegato che i rappresentanti non avevano dato seguito al mandato della dirigente scolastica che li ha incaricati di mediare con gli occupanti.

Gli altri sono stati riconosciuti da alcuni docenti, e tra questi ci sono anche i 3 che invece hanno scelto di cambiare scuola, di cui due erano rappresentanti di istituto.

Uno di loro ha anche spiegato il motivo del loro abbandono: "Forse non avremmo perso l'anno, ma abbiamo comunque preferito cambiare scuola; quello che contestiamo è solo il fatto di non essere stati identificati con certezza".

Il nodo del riconoscimento e i danni economici

Individuare i responsabili delle occupazioni infatti non è mai semplice. Spesso, gli autori agiscono in modo da non farsi riconoscere, rendendo difficile l'identificazione.

Proprio questo elemento ha scatenato le proteste degli studenti del Virgilio a inizio marzo, quando la scuola ha inviato le lettere di convocazione per i consigli disciplinari. Il Collettivo ha anche organizzato un sit-in davanti all'istituto.

Ma, a differenza degli anni precedenti, gli alunni non hanno fornito spontaneamente l'elenco dei partecipanti all'occupazione. Forse, a frenare gli altri, c'è stata anche la paura di dover pagare i danni.

E, in questo caso, la cifra non era indifferente: 60mila euro, secondo i tecnici di Città Metropolitana. La relazione dell'istituto, invece, stimava i danni in 24mila euro. Di questi, solo una parte è stata recuperata grazie a due collette: una anonima, promossa dal Collettivo, e un'altra organizzata dai rappresentanti dei genitori del Consiglio di Istituto.