
Cresce la tensione nelle scuole romane, con l'autunno caldo delle occupazioni studentesche che non accenna a placarsi. Dopo un susseguirsi di proteste che hanno coinvolto diversi istituti della Capitale, arriva una denuncia dagli stessi occupanti del liceo Righi: “È stato un raid fascista: una ventina di incappucciati, tutti vestiti di nero, hanno provato a entrare”.
È quanto successo la notte scorsa, nell’istituto vicino Via Veneto, dove durante l'occupazione in corso è scoppiato il caos tra chi era all'interno per resistere e chi cercava di forzare l'ingresso, generando un fitto lancio di bottiglie tra grida "Duce, Duce" e vetri rotti.
Per fortuna, tutto è durato pochi minuti e gli assalitori sono scappati senza riuscire a varcare il portone prima dell'arrivo di Polizia e Carabinieri. Purtroppo, però, una ragazza sarebbe rimasta ferita.
Il preside del Righi
Dopo il raid notturno al liceo Righi, dove le lezioni sono sospese dal 23 ottobre, il preside Giovanni Cogliandro ha espresso tutto il suo rammarico in una lettera agli studenti. Un testo che invita a una profonda riflessione:
"Si è cercato, da parte mia e dei docenti, di ascoltare le vostre ragioni. Il senso di questa occupazione è venuto meno, mentre perdura solamente il danno nei confronti di una parte consistente di studenti che si vede privata del diritto allo studio e all’esperienza preziosa della quotidianità in classe. Pensate che questo protrarsi di una situazione di illegalità, che è di fatto violenza, possa portare a una qualche forma di bene condiviso da tutta la comunità scolastica?".
Il messaggio da parte del dirigente scolastico è in attesa di una risposta, che possa portare a un cambio di rotta da parte degli studenti, proprio come successo in altri istituti della Capitale, dall'istituto cine-tv Rossellini al liceo Augusto, dal Plauto al Tullio Levi-Civita, dal Visconti al Newton.
Le barricate al Mamiani
L’ondata di proteste a Roma, però, sembra allargarsi sempre di più. Nella notte tra domenica e lunedì è toccato al liceo Mamiani di viale delle Milizie, in Prati, dove l'occupazione ha preso la piega di uno scontro diretto. I ragazzi, dopo essersi introdotti nel cortile, hanno creato vere e proprie barricate davanti al cancello d'ingresso, ammassando i banchi uno contro l'altro.
Un’azione drastica che ha impedito l'ingresso alla preside, ai docenti e a tutti gli studenti non aderenti. La risposta della dirigente, Tiziana Sallusti, non si è fatta attendere ed è arrivata direttamente dalla homepage del sito del liceo con un comunicato che annuncia la "linea dura" contro gli occupanti, lanciando anche un appello alle famiglie:
“Si richiede pertanto a tutti i genitori di intervenire tempestivamente per far desistere i propri figli. Diffidiamo ospiti e “sedicenti” esperti a partecipare alle attività degli studenti occupanti in quanto la scuola è in una situazione di illegalità. Verrà sporta immediata denuncia e richiesta di sgombero presso le autorità competenti”.
Le ragioni della protesta
Nel documento di rivendicazione del Mamiani si legge che l’azione nasce da un "percorso politico che affonda le sue radici nella partecipazione attiva, nel dialogo e nel confronto".
"Nella mobilitazione - hanno sottolineato gli studenti - abbiamo espresso la nostra solidarietà al popolo palestinese, vittima di occupazione illegale e genocidio, e individuato nel nostro governo chiare forme di complicità allo stato di Israele". L’accusa contro il governo italiano, infatti, è di armare il popolo israeliano e di non adoperarsi per una pace vera e duratura.
Tuttavia, le ragioni non sono solo esterne. La protesta è anche collegata a un "contesto di piena crisi dell’istituzione scolastica, in cui molte infrastrutture sono inadeguate e il modello pedagogico è ancora quello gentiliano e gli stipendi dei docenti tra i più bassi d’Europa”.
Gli stessi venti di rivolta hanno agitato anche il liceo linguistico e classico Aristofane al Tufello, in cui gli studenti, dopo un’assemblea convocata domenica, si sono uniti alla protesta in "difesa del popolo palestinese e contro il genocidio in atto".