
Dopo i mesi di didattica a distanza dovuti all’emergenza sanitaria da Covid-19, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha confermato che tutti potranno rientrare a scuola in sicurezza dal 14 settembre. Nelle ultime ore, però, i sindacati hanno lanciato un allarme dopo la diffusione dei dati sulla mobilità: “Non ci sono insegnanti” soprattutto al Nord. Ma come si potrà rientrare a scuola se ci sono oltre 85mila cattedre vacanti liberate negli anni dai pensionamenti? Ecco cosa dicono sindacati ed esponenti politici.
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Rientro a settembre: allarme cattedre vacanti
Nelle ultime i sindacati italiani, in particolare la Cisl, hanno contestato un fatto molto importante che riguarda il mondo della scuola: il rientro a settembre sarà segnato non solo dai protocolli di sicurezza e dalle linee guida per prevenire il contagio da Coronavirus ma anche dal problema costante delle cattedre scoperte. Tale allarme interessa soprattutto le scuole del Nord Italia e dunque proprio le aree più colpite dal Covid. Maddalena Gissi, segretaria della Cisl, ha constatato che “la cura della 'supplentite' tanto osannata da diversi anni continua a non trovare soluzioni e si parla di una base, anche per il prossimo anno, di 200mila incarichi annuali”. La soluzione proposta dal sindacato? Fare assunzioni immediate e procedere con il reclutamento e la stabilizzazione come già avviene nella Pubblica Amministrazione e in altri contesti lavorativi e come richiesto dalla Corte di Giustizia Europa. Negli anni, infatti, c’è sempre stata “un'impostazione politica che non ha individuato un processo di reclutamento adeguato” che ha portato le cattedre vacanti da 64.149 a 85.150 nell’ultimo anno scolastico.