
A mali estremi, estremi rimedi. Roberto Garroni è il dirigente scolastico del liceo Virgilio di Milano - occupato negli scorsi giorni dagli studenti - che ha deciso di dormire a scuola proprio per bloccare sul nascere l'iniziativa studentesca.
Dopo un lungo tira e molla, il preside ha 'concesso' un'occupazione di due giorni e una notte.
Ma la sicurezza non è mai troppa, così il dirigente è rimasto a scuola anche durante la notte dell'occupazione “per garantire l’incolumità di studenti e spazi” come ha precisato in un'intervista a 'Il Corriere della Sera'.Leggi anche:
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Il preside che 'ha occupato' insieme agli studenti
Sono state notti all'insegna della scomodità per il prof Roberto Garroni: “Domenica ho dormito su un materasso gonfiabile portato dal vicepreside, che è rimasto con me insieme al dirigente dei servizi amministrativi (dsga). Lunedì notte invece, siamo rimasti solo io e il dsga e abbiamo dormito sulle poltrone dei nostri uffici”. Inizialmente, l'intenzione del preside era quella di “impedire che mettessero delle barricate e creassero una zona franca in cui può accadere di tutto”. Poi, in seguito all'accordo raggiunto con gli studenti, la decisione di fermarsi un'ulteriore notte.
L'occupazione è andata avanti senza particolari intoppi, grazie anche alla sua presenza: “Non volevo gente in giro per la scuola durante le assemblee autogestite e ho preteso un servizio d’ordine in grado di non fare entrare esterni. Mi hanno dato l’elenco dei circa 45 studenti che sarebbero rimasti a dormire. Sapevano che la Digos era allertata e che, in caso di problemi, avrei chiamato le forze dell’ordine.”
Tuttavia, non è stato semplice far terminare l'occupazione. Gli studenti, infatti, chiedevano un giorno in più ma il preside si è rifiutato: “Abbiamo concordato una giornata di cogestione a marzo”. In conclusione, il preside Garroni ha rivelato: “Ho fatto le superiori negli anni 70 e ho vissuto le occupazioni, ma era un altro contesto, uno strumento molto più dirompente. Gli studenti hanno altri diritti, come un’assemblea d’istituto al mese e neppure la richiedono”.