matteobortone
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preside alunno scena muta all'orale

C’è chi l’ha definito un atto di coraggio, la scelta di uno studente diciannovenne, che si è presentato all'esame di maturità rifiutandosi di sostenere l’orale per protesta

Un gesto che, stando alle sue parole, non sarebbe stato dettato da pigrizia o impreparazione, ma da una profonda riflessione sul sistema scolastico e sul valore, o disvalore, dei voti. 

In un’intervista al ‘Corriere del Veneto’, la dirigente scolastica del liceo non è d’accordo con questa definizione, parlando di un gesto che, in realtà, nasconderebbe motivazioni meno nobili. 

"C’è chi ha detto che lo studente ha avuto molto coraggio. A me pare che le cose non stiano proprio così", ha dichiarato.

Indice

  1. Cos'è accaduto in aula
  2. Nessun atto coraggioso, ma una scelta di comodo
  3. Accettare la valutazione
  4. Guardare oltre la scuola

Cos'è accaduto in aula

La preside ha chiarito anche quella che, dal suo punto di vista, sarebbe stata la dinamica degli eventi: "Lo studente si è presentato con già 62 punti all’orale (aveva 31 punti di credito e ai due scritti aveva preso 17 e 14) e ha dichiarato di non volerlo sostenere. A quel punto i commissari, in particolare quelli interni, gli hanno spiegato che rimanendo in silenzio avrebbe rischiato di invalidare tutto il suo percorso di studi e gli hanno suggerito di avere almeno uno scambio minimo".

E lui, racconta la dirigente: "Ha accettato. Mi hanno descritto lo scambio comunicativo come molto civile. Gli hanno chiesto di elencare le materie che aveva preferito studiare quest’anno. Lui ha risposto con poche semplici parole. 

E così i commissari hanno avuto la possibilità di dare un voto al suo orale, il punteggio minimo, ed il voto globale è passato da 62 a 65. Se non avesse detto nulla avrebbe rischiato la bocciatura. Lui ha capito, non è stato oppositivo".

Nessun atto coraggioso, ma una scelta di comodo

La preside spiega anche come la scelta dello studente abbia "lasciato tutti sorpresi, compresi i commissari interni. Non era uno studente con problematiche di alcun tipo”. 

Inoltre, non si è tirata indietro nel criticare la narrazione del "coraggio" dietro il gesto dello studente, spiegando: ”Va chiarito che comunque una manifestazione di questo tipo, diciamo così, plateale, è stata attuata dal ragazzo solo dopo aver scoperto di avere una votazione sufficiente agli scritti. Per questo non condivido chi parla di scelta coraggiosa. A me pare più una scelta di comodo. Sapeva di esser passato e non ha voluto studiare per l’orale". 

Una ricostruzione, questa, che smonta l'idea di un eroe ribelle, mettendo in luce una strategia più pragmatica.

Accettare la valutazione

L'episodio, però, ha aperto una riflessione più ampia sulla questione della valutazione e sul suo impatto sui giovani, condivisa dalla dirigente: "Purtroppo sì. La prima riflessione che mi viene da fare è proprio legata a questo. Ritengo che sia sempre più necessario un dialogo profondo con gli studenti, che devono sentirsi bene di fronte alle valutazioni ricevute e capirle fino in fondo". 

E ancora: "Penso anche però che si sia persa la percezione del valore formativo della valutazione in sé e di conseguenza dell’esame di Stato, che considera lo sviluppo del senso critico, la capacità di analisi oltre che il mero voto numerico".

Guardare oltre la scuola

La dirigente scolastica, rispondendo alle domande, si spinge però oltre, cercando le radici di questa problematica del confronto col giudizio: "Il fatto che ci siano più problemi ad accettare la valutazione credo si possa spiegare smettendo di guardare soltanto alla scuola. Il problema si ritrova anche in famiglia, nel giudizio sociale. La valutazione però è necessaria, è un feedback che serve di stimolo al miglioramento personale. La sofferenza nei ragazzi nasce" nella mancanza di distacco".

Ma la questione non riguarda solo gli studenti: "Anche i genitori - conclude la preside - si immedesimano sempre di più nel voto del figlio, come se si trattasse di una gratificazione personale della madre o del padre e non della conquista dello studente. Pensare: ‘io sono da 7, io sono da 10’ è un errore, lo dico sempre ai ragazzi: ‘I voti che vi sentite cuciti addosso potrebbero diventare altro’. Credo che tutto stia lì, nel modo in cui viene percepito e interpretato il voto".

Data pubblicazione 8 Luglio 2025, Ore 12:43 Data aggiornamento 8 Luglio 2025, Ore 13:23
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