Marcello G.
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Iscrizioni alle scuole superiori: cosa è il “Consiglio orientativo” e quanto è vincolante per gli studenti?Che peso dare all’indicazione dei prof quando si tratta di scegliere la scuola superiore? A spiegare in cosa consiste il cosiddetto Consiglio orientativo è Cristina Costarelli, dirigente scolastico del Liceo “Newton” di Roma e Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, raggiunta dal portale Skuola.net.

Prima dell’inizio delle iscrizioni al prossimo anno scolastico, previsto per il 18 gennaio, gli istituti di origine sarebbero infatti tenuti a consegnare a tutti gli alunni di terza media un documento per guidarli nella scelta del percorso post licenza. Aiutandoli a capire i loro punti di forza, le proprie inclinazioni ma anche per sgomberare il campo da preconcetti e stereotipi consolidati o da scomode imposizioni da parte dei genitori. Ma si tratta di una sentenza di cassazione? Non proprio.

  • Preside, come si arriva al Consiglio orientativo?
  • “Il Consiglio orientativo è espresso dai docenti, componendo, mettendo insieme, assemblando delle osservazioni che ciascuno di loro fa specificatamente sulle proprie discipline, nel corso del tempo. Perché, sebbene questo arrivi verso la fine delle scuole secondarie inferiori, esso è l’esito di un percorso iniziato sin dal principio dalla prima media. Alcune volte, per costruirlo, si utilizzano anche dei test, per avere un profilo ancora più completo”.

  • Il Consiglio orientativo è in qualche modo vincolante?
  • “No, non è vincolante in nessun in nessun senso. Proprio in quanto “consiglio”, è solo un’indicazione di massima, una raccomandazione, dalla quale ci si può discostare. Diciamo che, però, andrebbe ascoltato attentamente e abbinato alle idee che la famiglia dello studente ha sul proprio ragazzo ma soprattutto allo studente stesso. In quanto i docenti conoscono bene la parte, diciamo, “didattica” dei loro alunni meglio dei genitori. La scelta della scuola dovrebbe, quindi, essere una combinazione di elementi”.

  • Cosa dovrebbero considerare maggiormente, a suo parere, i docenti nella formulazione dell’indicazione?
  • “Gli aspetti da tenere in considerazione sono numerosi. Ci sono, innanzitutto, quelli legati agli apprendimenti, che portano a individuare le discipline in cui gli studenti manifestano le maggiori potenzialità. Ma questo non basta, perché bisogna anche valutare altri aspetti quali l'impegno, l'autonomia, la responsabilità, la motivazione. Può esserci per esempio, il caso di un alunno che magari ha esiti brillanti in una disciplina ma, parallelamente, ha manifestato una passione per un'altra materia, in cui però non ha gli stessi ottimi risultati. Ovvio, comunque, per avere un punto di forza in una determinata area, i rendimenti dovrebbero essere in una certa misura positivi. Attraverso il “consiglio”, inoltre, bisognerebbe indirizzare i ragazzi a scoprire le proprie potenzialità, abbinando quello che i docenti vedono con una autovalutazione, sempre basata sulle motivazioni, da parte dello studente”.

  • Cosa, invece, non dovrebbero fare gli insegnanti durante questo passaggio?
  • “Sicuramente non devono fare delle classificazioni tra alunni, dicendo che se l'alunno è bravo può andare al liceo mentre se è meno bravo dovrebbe pensare a un istituto tecnico e se ha qualche difficoltà in più andare verso un istituto professionale. È un’etichettatura che nella quale si rischia di cadere, purtroppo, ancora oggi. Quando, invece, andrebbe superata. Anche un bravo studente, ad esempio, può benissimo decidere di scegliere un'area di tipo professionalizzante, senza appunto doversi fermare allo stereotipo per cui bravo significa necessariamente liceo. Ci si deve svincolare da questi pregiudizi”.

  • Mentre, dall’altra parte, che consiglio darebbe ai ragazzi che lo ricevono?
  • “Sicuramente di tenerlo in forte considerazione. Perché i docenti li conoscono bene. E poi non è un insegnante solo a produrlo ma, nascendo dal consiglio di classe, c'è una pluralità di adulti che si confronta su questo suggerimento. Senza però ritenerlo perentorio, pensando anche di potersi discostare. Sempre, però, in forma molto ragionata, con lucidità. Senza lasciarsi, ad esempio, lasciarsi condizionare da quello che sceglie di fare l'amico del cuore oppure dal volere della famiglia. Ai ragazzi suggerisco perciò di essere autonomi, anche se è chiaro che a 13 anni hanno bisogno di una guida per prendere delle decisioni così importanti”.

  • E i genitori, cosa dovrebbero fare di fronte a un giudizio orientativo più o meno condiviso?
  • “Anche le famiglie dovrebbero fare qualcosa di simile, ovvero di non sottovalutare il consiglio. Per le stesse motivazioni riferite agli studenti, in quanto i professori conoscono la parte degli apprendimenti dei propri figli. E, spesso, conoscono aspetti che invece restano meno evidenti alle famiglie. Dopodiché, le stesse famiglie, non devono in alcun modo condizionare le scelte dei ragazzi, portandole verso le proprie aspettative da genitore. Al contrario, devono sforzarsi per capire bene quali sono le potenzialità e le propensioni del ragazzo o della ragazza, facendolo insieme a loro”.
    Data pubblicazione 18 Dicembre 2023, Ore 16:25 Data aggiornamento 18 Dicembre 2023, Ore 16:28
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