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studenti manifestazioni proteste marzo 2022Se solitamente le proteste studentesche in Italia durante la primavera si sciolgono con il tepore della nuova stagione, quest’anno i ragazzi sembrano invece decisi a dimostrare che il bel tempo fermerà le occupazioni iniziate durante l’autunno e l'inverno appena passati.
Infatti da Milano a Cagliari, passando per Bologna e Venezia, gli alunni stanno continuando a esprimere il loro dissenso per le politiche messe in atto nel campo scolastico. E quindi, nonostante gli incontri avvenuti tra il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e diversi rappresentanti degli studenti, i ragazzi non si ritengono ancora soddisfatti e continueranno con le proteste.

Proteste studentesche a Bologna: “Abbiamo una lunga lista di obiezioni da fare al Ministero” affermano i ragazzi

I licei Fermi e Galvani, a cui si è aggiunto anche l’istituto Belluzzi, di Bologna sono stati occupati dagli studenti nelle ultime ore. "La mobilitazione - spiega una studentessa del liceo Galvani ai microfoni del Corriere - è in sostegno di quella nazionale. Innanzitutto, per evidenziare le contraddizioni del sistema scolastico. La nostra scuola non ha problemi strutturali, diciamo. Però ogni giorno viviamo il disagio della competitività”. La ragazza poi continua: “Abbiamo una lunga lista di obiezioni da fare al Ministero. Per esempio, come vengono spesi i soldi del Pnrr per la scuola?”.

Il preside dell’istituto, Aurelio Alaimo, inizialmente si era opposto all’occupazione studentesca, e infatti la giovane riporta come: “Ci voleva dirottare sull’autogestione, ma abbiamo rifiutato. Alla fine, dato il numero degli studenti coinvolti, ci è venuto incontro. Non saranno segnate le assenze e ci lascerà la sede, mentre le attività didattiche dovrebbero proseguire in succursale”, conclude la studentessa.

E infatti il preside, in una nota ha tenuto a precisare che: “L’occupazione di una scuola è un grave atto di forza, con possibili profili di illegalitàvà - avverte Alaimo, come riporta il Corriere - che impedisce di fatto lo svolgimento di alcune attività e lede i diritti di una parte degli studenti. Con l’occupazione si creano inoltre situazioni potenziali di rischio, anche dal punto di vista sanitario. Di tutto ciò si è data e si darà informazione alle autorità di riferimento, per le valutazioni di rispettiva competenza”.

Manifestazioni degli studenti a Venezia

Spostandoci un po’ più a nord, anche i ragazzi dell'istituto nautico Venier di Venezia sono riusciti, la mattina di martedì 22 marzo, a occupare gli spazi della scuola, riporta Venezia Today. Ci avevano già provato 24 ore fa, ma senza successo, interrotti dalla resistenza del personale scolastico e poi dall'arrivo delle forze dell'ordine.

L'iniziativa ha avuto luogo dalle 8 del mattino; dopo essere entrati, gli studenti si sono quindi radunati in due cortili della sede per una prima riunione. L'intenzione dichiarata è di mantenere l'occupazione fino alla fine della settimana, arrivando almeno a sabato 26 marzo. “È una manifestazione pacifica”, hanno però subito chiarito i rappresentanti degli studenti, con l'obiettivo di mettere in risalto una serie di temi: scarsa comunicazione tra scuola e ragazzi, presunte carenze sul piano formativo (specie in vista degli esami di maturità) e questioni legate all'utilizzo delle imbarcazioni scolastiche. Per trattarle gli argomenti nello specifico, gli studenti hanno chiesto un confronto diretto con la dirigenza.

Due istituti occupati a Cagliari

Sempre oggi, martedì 22 marzo, è stato giorno di occupazione non solo in Veneto, ma anche in Sardegna, dove due sono state le scuole cagliaritane occupate dagli studenti, l'Euclide e l'Eleonora d'Arborea, alle quali potrebbero aggiungersi anche altri due istituti.

Le motivazioni delle proteste nell’isola? "Con la nostra occupazione rivendichiamo - si legge in una nota dei ragazzi, riportata da Ansa - progetti Pcto, ossia l'alternanza scuola-lavoro, che formino gli studenti al mondo del lavoro, e non iniziative inutili per occupare ore, trasporti pubblici più efficienti, che riescano a soddisfare per davvero le necessità degli studenti". E ancora: "un' edilizia sicura per gli studenti, che permetta di sentirsi tranquilli all'interno delle aule e un sistema di valutazioni e didattica che consideri l'individualità di ogni studente e non lo giudichi in maniera punitiva".

Milano: gli istituti occupati crescono ogni giorno

Il Berchet, il Pasolini e, dopo due giorni di tentativi andati a vuoto, è riuscito anche l’assalto studentesco al liceo Brera. Diciotto istituti occupati da gennaio a oggi, non inclusi gli altri sei nei quali si sono verificate proteste più blande, con scioperi, picchetti e presidi.

Con le occupazioni i ragazzi chiedono l’abolizione dei Pcto e denunciano la crescita esponenziale del disagio psicologico fra gli adolescenti. In alcuni casi viene quindi chiesta una riforma delle valutazioni: non più voti, ma vorrebbero spingere per l’introduzione di un giudizio che valuti il percorso di apprendimento. Temi ai quali ora si aggiunge il “no” fermo e convinto alla guerra in Ucraina.

“Vediamo una nuova sensibilità nei nostri coetanei: tantissimi sono pronti a mobilitarsi, cosa che non accadeva prima” racconta al Corriere Giorgia Cocuzza, responsabile comunicazione dell’Uds a Milano. “È vero che forse i cambiamenti o i benefici non si vedono subito, ma occupare è un messaggio forte, con cui si dice che la scuola ce la riprendiamo perché come è gestita adesso non ci va bene” aggiunge la studentessa.

Non tutte le occupazioni, però, sono uguali. Al Beccaria si è trasformata in autogestione, mentre al Berchet le lezioni promosse dal collettivo convivono accanto a quelle normali. “Ma l’occupazione è la forma più efficace, la cogestione è un contentino che i presidi danno agli alunni. Occupare è un diritto imprescindibile, in cui si riprendono gli spazi per parlare di temi ancora tabù a scuola: l’alternativa culturale di cui parliamo nelle manifestazioni, in questi giorni la mettiamo in pratica”, commenta sempre al Corriere Giorgio, uno dei responsabili del Coordinamento dei Collettivi.

Tuttavia ci sono voci contrastanti in merito: “Il desiderio dei ragazzi di essere protagonisti è sacrosanto, ma l’occupazione crea una lacerazione all’interno della comunità e questo non è costruttivo - risponde agli studenti Mauro Agostino Donato Zeni, preside al Tenca e responsabile milanese dell’Anp, Associazione Nazionale Presidi, intervenuto al Corriere. Suona bene ai nostalgici, ma in alcuni casi vi sono infiltrazioni di movimenti esterni che cercano visibilità. Per veri cambiamenti ci vuole tempo e collaborazione, cosa che avviene, ad esempio, con una cogestione.”

“Il 50% degli studenti afferma di avere breakdown emotivi o attacchi di panico dovuti alla scuola” raccontano i ragazzi delle scuole occupate

Tra le scuole occupate di Milano, da lunedì mattina è annoverato anche il liceo scientifico Einstein, che ha sede nella via omonima, a Calvairate. Gli studenti hanno diffuso un documento in cui hanno spiegato le motivazioni del loro gesto: “Gli ultimi due anni di Dad hanno fatto emergere i molteplici problemi che affossano il nostro sistema scolastico da decenni — dice Luca Zung rappresentante degli studenti al Corriere — Il disagio umano, didattico e psicologico nel quale noi studenti siamo costretti a vivere non è più tollerabile e se ci troviamo qui oggi è per far sentire la nostra voce. Il nostro gesto non è mirato alla sola critica di un sistema danneggiato, ma ad elaborare delle proposte concrete. Finiremo questo momento con la stesura di un manifesto contenente tutte le nostre proposte presentando così la base per una riforma necessaria, e invitiamo i docenti ad unirsi a noi per ricostruire questo sistema”.

Le richieste non si fermano al proprio istituto, ma sono rivendicaizoni nazionali, spiega ancora un altro ragazzo, Vasco, membro del collettivo raggiunto dal Corriere: “L’articolo 34 della Costituzione sancisce il diritto allo studio. Oggi studiare non è però realmente accessibile a tutti, tra l’acquisto di libri, materiale scolastico ed accessori, la spesa media annua per ogni studente arriva a 1.200 euro. Chiediamo quindi che vengano investiti da parte del governo maggiori fondi e che siano soprattutto equamente distribuiti”.

A supporto delle loro richieste, gli studenti presentano anche un sondaggio effettuato al ritorno dalle vacanze natalizie riguardo il benessere psicologico, didattica e valutazione. Stando ai risultati raccolti, l’82,3% degli studenti non riesce mai, o gran parte delle volte, ad affrontare le interrogazioni senza che le emozioni prendano il sopravvento: “Quasi il 50% afferma di avere breakdown emotivi o attacchi di panico dovuti alla scuola, settimanalmente o quotidianamente” commenta Sara Farinella, rappresentante degli studenti.

“Riguardo la didattica, il 59% degli studenti afferma di essere estremamente preoccupato per il carico di lavoro ma solamente in certi periodi, il 35% afferma di esserlo sempre. L’89% afferma di sentirsi spesso demotivato e troppo stanco ma senza il tempo per riposarsi, prendersi cura di sé, di coltivare i propri interessi ed ignorato in questo problema” continuano a sciorinare i dati raccolti i ragazzi dell'istituto.

“Vogliamo una scuola che ci comprenda, una scuola che permetta di vivere la nostra vita in tutti i suoi aspetti e che possa essere vissuta serenamente senza ansie” spiegano quindi i ragazzi, aggiungendo che “il 63% degli alunni è convinto che la scuola non stia facendo abbastanza per combattere il disagio psicologico della comunità studentesca.”