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[“Studio della fisica già alla scuola dell’infanzia”
Per Parisi “gli studenti devono poter avvicinarsi allo studio della fisica, ad esempio, in maniera pratica, concreta. Devono poter vedere o realizzare loro stessi gli esperimenti: per passare all’astrazione, bisogna prima toccare con mano”. Quando deve iniziare questo? Per il Premio Nobel questo deve avvenire addirittura dalla scuola dell’infanzia: “Ovviamente servono gli strumenti giusti, adatti ai bambini dai 3 ai 5 anni. Consideriamo che a quell’età, come espresso in maniera molto forte da Maria Montessori, i piccoli sono ‘naturalmente scienziati’. Quindi è il momento giusto per farli avvicinare a questi temi”. Come può avvenire? “La matematica e la fisica possono diventare un gioco: si possono creare delle bilance, ad esempio, con i pesi più grandi e più piccoli e far vedere ai bambini quel che succede, o il travaso di acqua. Penso al lavoro svolto da Emma Castelnuovo che portava in classe fogli di carta, pieghevoli adatti a costruire figure, per spiegare la geometria alle medie e farla vedere concretamente ai suoi alunni. Il pensiero astratto è il punto di arrivo, non di partenza: bisogna partire infatti dal concreto".
[Valditara: “Più orientamento nelle scuole”
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito vuole, dunque, rivoluzionare lo studio delle materie scientifiche visto i dati poco confortanti. Su questo era stato chiaro anche lo stesso ministro Valditara che ha prefigurato un maggior coinvolgimento soprattutto in tema di orientamento: “Il livello di competenze non sempre adeguato e la ridottissima platea di studenti, in particolare modo di studentesse, che scelgono discipline scientifiche, ingegneristiche e matematiche, non sono motivati dalla presunta scarsità di talenti o di meriti personali. Si tratta piuttosto di non adeguati incontri orientativi, cioè di un non adeguato orientamento degli studenti con queste discipline”.
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