
La guerra è un argomento complesso, ricco di contraddizioni, e proprio per questo va affrontato con le dovute cautele. Difficile schierarsi o prendere posizioni nette, soprattutto se si tratta di conflitti in corso, non ancora osservabili da una prospettiva storicizzata.
E questo vale in maniera ancora più forte nell’ottica dell’insegnamento, quando gli adulti competenti salgono in cattedra per offrire, sia sotto forma di lezioni sia sotto forma di libri, il proprio sapere agli studenti, i quali costruiranno le proprie idee a partire dalle nozioni apprese tra i banchi.
Eppure non sempre è così, come nel recente caso portato all’attenzione da ‘Adnkronos’: a partire dall’analisi di 13 sussidiari adottati nelle scuole medie italiane, è emerso che in ben 12 si racconterebbe la storia dal punto di vista di Putin.
Leggi anche:
Il caso dei libri pro-Russia
L’allarme arriva da un gruppo di attiviste ucraine, che si è rivolto alla giornalista connazionale Irina Cascei. Quest’ultima, dopo aver preso in analisi i libri in questione, si è messa in contatto con Massimiliano Di Pasquale, direttore dell'Osservatorio Ucraina presso l'istituto "Gino Germani".
In un libro, per esempio, si legge: “Dal 1991, dopo un periodo di pace, in Europa sono scoppiate altre guerre sanguinose, in particolare in Europa orientale. Qui il crollo dei regimi comunisti, che sostenevano la pacifica convivenza tra le etnie, ha favorito la rinascita di nazionalismi, cioè movimenti politici fondati sull'identità culturale, economica e religiosa di una nazione”. O ancora, in merito all’annessione della Crimea da parte della Russia: “Dopo aver chiesto l'intervento delle truppe di Mosca, la Crimea, abitata in maggioranza da russi, si è autoproclamata indipendente con un referendum ed è stata annessa alla Russia”. Dunque, secondo questa ricostruzione, non è Mosca che invia le sue truppe in violazione dei confini e del diritto internazionale, ma è un popolo che chiede l’intervento militare.
Non mancano altri esempi, come il volume che, nelle mappe, tra i territori della “regione russa” include anche i confini dell'Ucraina e dei Paesi Baltici; oppure quei russofoni d’Ucraina che vengono semplicemente chiamati “russi”; o ancora il racconto della Crimea che viene “ceduta” dall'ex Unione Sovietica all'Ucraina nel 1954; la narrazione continua sulla povertà e l'arretratezza dell'Ucraina; i conflitti etnici tra ucraini e russofoni. Insomma, riporta ‘Adnkronos’, tutte le argomentazioni portate avanti da Mosca che sarebbero alla base dell’aggressione del 24 febbraio 2022.
Di Paquale: “Uso della storia e della cultura come armi”
“Siamo davanti a un tipico caso di misure attive”, afferma Di Pasquale. “È una definizione sovietica, aktivnye meroprijatija, azioni di influenza e destabilizzazione politica e psicologica usate dal Kgb e dal partito comunista sovietico per favorire l'indebolimento e il collasso dell'occidente capitalistico, e l'espansione del sistema comunista. Discorso ripreso dall'ideologia imperialista di Putin che mischia stalinismo e fascismo con la componente identitaria della Chiesa ortodossa russa. Le tecniche sono le stesse: operazioni palesi e occulte di propaganda; reclutamento di agenti di influenza, inseriti in politica, media, università, aziende. Finanziamento di partiti comunisti e della sinistra anti-sistema, anti-euro, anti-Nato; uso di milizie come la Wagner; l'appoggio al terrorismo di sinistra, etnico, separatista; operazioni brutali delle forze speciali come l'assassinio dei dissidenti in patria e all'estero, e i sabotaggi”.
Continua il direttore, parlando ad ‘Adnkronos’: “Infine l'uso della storia e della cultura come armi, in particolare con soggetti giovani e ancora 'intellettualmente vergini', in cui piantare il seme anti-democratico attraverso organizzazioni non governative e sedicenti pacifisti, quelli che dicono all'Ucraina di arrendersi; e anche, certamente, attraverso la diffusione di una versione distorta della storia nei libri di scuola, in cui leggiamo che i regimi comunisti anelavano la pace mentre gli Stati liberati dalla caduta dell'Urss sono oggi in preda a nazionalisti spietati”. E ora l’intenzione è quella di andare più a fondo sulla questione per preparare un paper scientifico: “Finché non avremo analizzato la questione a fondo, insieme ad altri esperti, non intendo sbilanciarmi in un giudizio su questo o quell'autore, o casa editrice. Ma in questi libri di scuola si insinua l'idea di una guerra civile in Donbas, invece di spiegare che è una guerra per procura, manovrata e decisa dalla Russia con l'obiettivo di destabilizzare e infine annettere l'Ucraina”.
Conclude Di Pasquale: “E nessuno che citi mai il diritto internazionale violato. Il caso della Crimea è sconcertante: tutti questi testi danno per scontato che sia "russa" ma nessuno cita il Memorandum di Budapest, con cui nel 1994 l'Ucraina si impegnò a cedere l'arsenale nucleare alla Russia in cambio della garanzia sulla sua sicurezza e integrità territoriale”.
Il MIM: predisposti controlli per “appurare i contenuti”
La denuncia portata avanti dall’‘Adnkronos’ non è però passata sotto silenzio. A interessarsi alla vicenda è stato innanzitutto il Ministero dell’Istruzione e del Merito, che ha dato quindi il via ai controlli per “appurare se i contenuti dei manuali presentano effettive criticità”, e cioè se presentano un’impostazione effettivamente faziosa e distorta a favore della narrazione della Russia putiniana.
Ma il Dicastero di Viale Trastevere non è stato il solo ad aver preso sul serio la notizia. Tanti altri, specie nel mondo politico, hanno puntato gli occhi sulla questione. Come la deputata Maria Elena Boschi che, come riporta ‘Adnkronos’, ha commentato: “Mentre i nostri sforzi sono rivolti a combattere le fake news in rete nessuno controlla che non si diffondano sui banchi di scuola proprio attraverso i libri di testo. È grave che su 13 sussidiari ben 12 raccontino la storia e la geografia secondo la propaganda putiniana”. E ancora: “Il ministro Valditara non può girarsi dall’altra parte. La scuola è luogo di formazione, anche della coscienza critica, ma perché ciò accada le informazioni di partenza devono essere corrette e non frutto di influenze della dottrina russa”.
Tra gli interventi più rilevanti, anche quello della senatrice Mariastella Gelmini, ex Ministro dell'Istruzione, che non nasconde il suo stupore: “Quanto emerge da un'analisi condotta su alcuni testi adottati nelle scuole italiane ci lascia di stucco. Se davvero 12 sussidiari su 13 raccontano la storia recente della Russia secondo la narrazione di Putin, è chiaro che c’è un problema. Doverose le verifiche da parte del ministero dell’Istruzione”.