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bullismo mirandola studenti denunciati

Non un semplice episodio di bullismo ma l’ultimo atto, quello più eclatante, di un’escalation di violenza che vede protagonista un gruppo di studenti all’interno delle mura scolastiche. Anche perché, quello che è accaduto alcuni giorni fa in un istituto superiore di Mirandola (in provincia di Modena) va ben oltre il concetto di bravata.

Responsabili tre ragazzi minorenni: due nelle vesti di ‘attori’, il terzo in quelle di cameraman. Anche se la vera protagonista, suo malgrado, è stata la professoressa che in quel momento stava proprio mettendo una nota sul registro a causa delle intemperanze di una classe ‘su di giri’. All’improvviso, dal fondo dell’aula, si è vista piovere addosso prima un cestino e poi una penna. Il tutto ripreso dal telefonino di un altro alunno.

Il ‘lanciatore’ era a capo di un gruppo di bulli

L’autore del lancio – un 15enne, pare con problemi famigliari alle spalle – era però una faccia nota in presidenza. Era appena rientrato a scuola dopo una sospensione di due settimane. E, assieme ai suoi compari, in passato si era già reso capobranco in casi di bullismo: aggressioni e pestaggi nei confronti dei coetanei, intemperanze verso i docenti, ecc. Stavolta, però, la vicenda è uscita fuori dai cancelli di scuola: dopo la segnalazione di un genitore che aveva visto quel filmato (che nel frattempo aveva fatto il giro del web) la preside non ha potuto far altro che chiamare in causa le forze dell’ordine.

Per i tre protagonisti scattano le denunce

I Carabinieri, dopo aver visionato il video e ascoltato i testimoni, hanno denunciato per interruzione di pubblico servizio e violenza a un pubblico ufficiale gli ‘esecutori materiali’ e per diffamazione l’autore del video (per averlo diffuso in Rete). Quasi scontato, poi, che per qualcuno di loro (se non per tutti e tre) scatterà l’allontanamento immediato dalla scuola (e l’automatica bocciatura). Dopo i 15 giorni consecutivi di sospensione, infatti, il consiglio d’Istituto ha la piena facoltà di far saltare a piè pari l’anno scolastico.

Rusconi (ANP): “Il 'perdonismo' porta solo altra violenza”

“Il collegio dei docenti – commenta Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidiha solo applicato ciò che la legge gli consente. È bene che i ragazzi violenti capiscano che quando si rendono protagonisti di fatti del genere c’è un prezzo da pagare. Il 'perdonismo' genera solo altra violenza”.

La docente non reagisce: saggezza o impreparazione?

Ma c’è un elemento in più che rende quest’ultimo episodio davvero singolare: la mancata reazione della professoressa. Ha solo proceduto utilizzando gli strumenti disciplinari che aveva a disposizione. Qualcuno sostiene che lo abbia fatto per non innescare ulteriore baccano e disordine. “Indipendentemente da qualsiasi giudizio – continua Rusconi – molti docenti non hanno una sufficiente preparazione psicopedagogica per affrontare questi casi. Si dovrebbero istruire adeguatamente ad essere un punto di riferimento anche su tali temi”.

Il commento della ministra dell’Istruzione Fedeli

Nel frattempo, però, è intervenuto anche il ministero dell’istruzione. “Siamo al fianco della dirigente scolastica, delle e dei docenti, delle famiglie e dell’Ufficio Scolastico Regionale che già stava seguendo il caso e che sta valutando ulteriori azioni di supporto – afferma la ministra Fedeli - Il 27 ottobre abbiamo lanciato un Piano nazionale per l’educazione al rispetto, che mette a disposizione delle istituzioni scolastiche ulteriori strumenti operativi e risorse per contrastare ogni forma di violenza, discriminazione, bullismo. Abbiamo approvato e diffuso anche le Linee guida proprio per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo. La scuola e il Ministero stanno facendo una battaglia importante su questo fronte e vanno sostenuti”.

Partire dalla scuola per affrontare la violenza

Ma la soluzione potrebbe essere a portata di mano: “La nostra Associazione – dice ancora il numero due di ANP, Rusconi – sta richiedendo da anni che in ogni scuola (o in reti di scuole) ci sia un servizio di Psicologia scolastica. Una sorta di sportello a cui rivolgersi quando necessario. In molti istituti sono sorti esperimenti in tal senso ma sono a pagamento, a carico di istituti e famiglie. La questione, invece, andrebbe affrontata in maniera sistemica”.

Marcello Gelardini