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alunni imbrattano di feci bagno scuolaQuattro anni di processo per una docente di scuola elementare e adesso la condanna a un mese e 20 giorni di reclusione: il reato di cui è accusata? Aver rimproverato i propri alunni per aver imbrattato di feci il bagno dell'istituto.

Non si conoscono i dettagli del "rimprovero" della maestra ai bambini di quinta elementare, protagonisti della vicenda.

Ma dopo l'accaduto, avvenuto più di quattro anni fa, i genitori degli studenti avevano sporto denuncia nei riguardi della docente per "abuso di mezzi di correzione".

Maestra denunciata per aver rimproverato i suoi alunni: avevano imbrattato il bagno di feci

Il fatto accadde oltre quattro anni fa in una scuola elementare in provincia di Parma, dove una collaboratrice scolastica, durante il proprio turno di lavoro, andò a lamentarsi dalla docente per aver trovato i bagni in condizioni pessime. Erano tutti sporchi di feci e a compiere quel gesto erano stati proprio i suoi alunni. L'insegnante della classe quinta, quindi, decise di redarguire gli studenti protagonisti della bravata, ma si ritrovò contro tutti i genitori che, a loro volta, sporsero denuncia nei suoi riguardi per aver abusato dei mezzi di correzione.

Insegnante condannata a 50 giorni di reclusione

Dopo quattro anni di processi, è notizia di qualche giorno fa la sentenza emessa del Tribunale di Parma secondo cui la docente è stata condannata a un mese e 20 giorni di reclusione per "Abuso dei mezzi di correzione". L'insegnante, che durante l'accaduto stava svolgendo delle ore di supplenza presso la scuola elementare, dovrà pagare le conseguenze delle proprie azioni, con il beneficio, concesso dal giudice, della sospensione condizionale e della non menzione. Una beffa per la maestra che, nonostante avesse ricevuto "solidarietà" da parte anche dall'accusa che ne aveva richiesto l'assoluzione per irrilevanza penale, è stata condannata comunque dal primo grado di giudizio.

A questo proposito, La Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, intervenuta sul caso, ha consigliato vivamente alla donna di appellarsi alla sentenza rivolgendosi alle successive Corti giudiziarie: "Troppo comodo scaricare tutto sui docenti" - hanno risposto dal sindacato.