
Prova da rifare
Come segnala Il Giorno, il Tar della Lombardia ha ordinato una seconda prova orale di matematica per una studentessa di 17 anni già bocciata in terza superiore a causa dell'esame di riparazione andato male, dopo la sospensione in giudizio. La sentenza, che deve essere attuata entro il 2 ottobre, ha sollevato una serie di questioni circa l'equità e la coerenza del sistema valutativo nelle scuole italiane.
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Necessaria una valutazione omogenea
Come sottolineato dalla sentenza, "le scuole devono garantire un processo di valutazione equo e omogeneo". In altre parole, se durante l'anno scolastico vengono effettuate sia prove scritte che orali, lo stesso criterio dovrebbe applicarsi nelle prove di recupero.La decisione ha generato opinioni divergenti. Da un lato, i genitori dell'alunna vedono questo come un atto di giustizia. Dall'altro, docenti e comunità educativa temono che la prassi potrebbe innescare una cascata di ricorsi legali, mettendo a rischio l'autorevolezza del corpo docente.
Solo un ricorso su dieci viene accolto
Questo caso si inserisce in un contesto più ampio di riforme scolastiche. Ccome indicato dall'avvocato Michele Bonetti, esperto di diritto scolastico, "solo 1 ricorso su 10 viene accolto", soprattutto per studenti con disturbi specifici dell'apprendimento.Altre sentenze del Tar, come quella di una studentessa di Tivoli promossa nonostante sei insufficienze, stanno alimentando un dibattito acceso. Al Corriere della Sera, Amanda Ferrario, dirigente scolastico, sottolinea che tali ricorsi possono essere "diseducativi" e potrebbero ostacolare lo sviluppo dell'autonomia degli studenti. Come garantire un sistema di valutazione che sia equo ma anche rispettoso dell'autorità didattica? La questione è aperta e le risposte, per ora, sono tutto fuorché univoche.