4' di lettura 4' di lettura
alternanza scuola lavoro bella presenza annunci

“Cercasi personale, bella presenza, no piercing e tatuaggi, per accoglienza clienti”. Qualcuno potrebbe pensare si tratti del solito annuncio di lavoro per commessa o receptionist d’albergo. Invece è la descrizione di un progetto di alternanza scuola-lavoro.

Perché, nonostante gli sforzi del ministero dell’Istruzione per migliorare il sistema dei tirocini scolastici, alcune aziende continuano ad ‘approfittare’ della situazione per assoldare manodopera a costo zero. Ovviamente dettando anche le regole. Così, ad esempio, se un hotel decide di prendere qualche ragazzo per affiancare i dipendenti, anche per loro richiede un aspetto estetico che colpisca favorevolmente la clientela, prima ancora della conoscenza delle lingue o dell’attitudine ai rapporti interpersonali.

Gli studenti insorgono: sul Registro Nazionale l’alternanza si confonde col lavoro

E la cosa peggiore è che non sono offerte pescate chissà dove. Annunci del genere si possono trovare sul Registro Nazionale per l’alternanza, dove il Miur, gli altri ministeri coinvolti, le Camere di commercio, oltre ai loghi ci mettono la faccia. Su quella che dovrebbe essere la fonte ufficiale dove rintracciare i progetti di alternanza di qualità, ‘certificati’. Nessuno, forse, se n’è accorto. Per fortuna, a segnalarle, ci hanno pensato i rappresentanti degli studenti che, in una lettera indirizzata direttamente alla ministra dell’istruzione Valeria Fedeli, ora chiedono “maggiore attenzione alle modalità con cui vengono attivati i percorsi di alternanza”. Questa, infatti, è solo la punta dell’iceberg.

Tanti i ragazzi costretti a svolgere compiti poco qualificanti. E c’è anche chi non fa niente

Al di là della questione ‘aspetto fisico’, infatti, sono state parecchie le storture dell’alternanza scuola lavoro evidenziate in questi primi anni di verifica sul campo della riforma varata nel 2015. Tanti i ragazzi ‘costretti’ ad accettare di fare le fotocopie, di portare i caffè, di fare le pulizie, se non addirittura di stare per giorni con le braccia conserte potendo al massimo osservare quello che facevano gli altri. Situazioni che anche Skuola.net ha da tempo sottolineato: secondo il report 2017 – che ha coinvolto 4500 studenti – circa 1 alternante su 4 (il 26%) durante lo stage ha svolto mansioni di contorno oppure non ha fatto proprio nulla. E quasi un terzo degli intervistati – 31% - non ha ritenuto il tirocinio coerente con i propri studi e interessi lavorativi.

Dallo sciopero agli Stati Generali: le tappe del confronto studenti-Miur

Problematiche che, con l’entrata a regime del sistema – dall’anno scolastico 2017/2018 lo stage è diventato obbligatorio per tutti gli alunni dell’ultimo triennio delle superiori – hanno portato a un’accelerazione del confronto studenti-istituzioni. Dapprima attraverso il primo sciopero con il focus proprio sull’alternanza. E poi con gli Stati Generali di metà dicembre, dove sono stati varati gli strumenti che dovrebbero tutelare maggiormente i ragazzi: il nuovo Registro dell’alternanza, la Carta dei diritti e dei doveri, la piattaforma di gestione online ma soprattutto il famoso ‘bottone rosso’ con cui gli studenti potranno segnalare la ‘cattiva alternanza’, quella che ignora lo spirito ‘didattico’ della riforma. Sperando che quanto prima venga attivato anche l’Osservatorio nazionale sull’alternanza, che verifichi puntualmente la bontà dei percorsi proposti dalle aziende.

Marcello Gelardini