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alternanza scuola lavoro 2017 numeri statistiche

L’alternanza scuola lavoro inizia a funzionare. Ma c’è ancora del lavoro da fare. Questo è il bilancio di fine anno scolastico tracciato da Skuola.net, che oggi dirama alcuni dati del consueto monitoraggio sull’alternanza scuola lavoro, elaborato intervistando circa 4.500 studenti di terzo e quarto anno.

Quando siamo praticamente agli sgoccioli delle attività didattiche, il 95% ha svolto o svolgerà percorsi di alternanza. Lo scorso anno, nello stesso periodo, la rilevazione attestava il tasso di adesione all’85% relativamente ai ragazzi del terzo anno, i primi ad essere coinvolti dall’obbligo derivante dalla legge 107. Dato che poi è stato confermato dal Miur nel suo monitoraggio ufficiale e che conferma l’attendibilità dell’indagine di cui oggi vengono divulgati i risultati.

L'alternanza che funziona, 7 studenti su 10 l'hanno già svolta

Quest’anno i percorsi di alternanza sono stati maggiormente integrati nel calendario scolastico, per cui quasi 7 ragazzi su 10 ad inizio maggio avevano già svolto le attività previste in questo ambito. Tra loro, circa la metà degli studenti si trattiene in azienda per 10 giorni o più (il 53% di questi in strutture private, il 47% presso le pubbliche amministrazioni), con picchi nel caso degli istituti professionali. E, per gli altri, difficilmente si scende sotto la settimana di permanenza.

Troppi ragazzi non escono da scuola, l'alternativa è una simulazione

Ma sono ancora troppi quelli che l’alternanza sono costretti a farla a scuola e non in un’azienda: il 27%, ovvero poco più di 1 su 4. Per loro è davvero arduo trovare una sistemazione adeguata. L’alternativa? Sono dei surrogati che si sostanziano in progetti di gruppo da realizzare in classe (35% di chi non va in alternanza), simulazioni di gruppi di lavoro (14%), conferenze (16%), incontri con esperti (13%). Si tratta tuttavia di un dato in decisa diminuzione rispetto allo scorso anno, quando sfondava di poco quota 50%.

Un quarto degli studenti ha fatto poco o niente

Tuttavia, uscire dalla propria classe non sempre è sinonimo di esperienza formativa. Gran parte delle polemiche dell’ultimo anno si sono concentrate su questo. Tranquillizziamo la pubblica opinione: sono solamente il 14% quelli a cui è stato chiesto di svolgere compiti di contorno (fare le fotocopie, portare i caffè, fare le pulizie) e il 12% coloro che raccontano di non aver fatto nulla. Situazioni entrambe poco consone ad un’attività formativa ma a cui fa da contraltare il 33% che ha svolto mansioni pratiche insieme al team aziendale. A una quota simile, invece, le cose vengono solo spiegate (per fortuna anche dal punto di vista pratico); mentre per un altro 10% ci si ferma alla pura teoria.

Le aziende non sono ancora pronte ad accogliere gli adolescenti

E, anche quando si fa qualcosa, non è detto che ciò corrisponda ai propri interessi: per 1 ragazzo su 3 le attività non avevano nulla a che fare con gli studi svolti o con le inclinazioni personali. Le aziende, probabilmente, non sono ancora organizzate per accogliere degli adolescenti, lo dimostra il fatto che il 16% degli ‘alternanti’ non ha avuto un tutor che lo seguisse e il 28% lo ha visto solo per qualche ora. È vero che più della metà (56%) ha trovato una persona che l’affiancasse tutto il tempo. Ma non è sufficiente.

Alternanza scuola lavoro, il 40% non ripeterebbe l'esperienza

Tutti gli elementi indicati finora si traducono, purtroppo, in una certa insoddisfazione tra gli studenti: il 40% dei ragazzi, potendo, non ripeterebbe l’esperienza. Un tirocinio che, comunque, per i tre quarti degli intervistati è stato comunque utile a capire come funziona un’azienda. Se, perciò, si riuscisse a far corrispondere la sostanza alla forma i dati sarebbero destinati a migliorare rapidamente. Anche se, al di là delle aziende, pure le scuole potrebbero fare di più. Innanzitutto perché sono ancora troppi gli istituti (44%) che non danno alternative agli studenti, ma scelgono al posto loro il luogo in cui far svolgere l’alternanza; un numero di poco inferiore a quanti, invece, possono selezionare tra varie opzioni (il 56%).

Professori: la maggior parte giustifica gli studenti, il 40% no

E poi c’è l’atteggiamento dei professori, che a volte rallenta il buon esito del tirocinio: la maggior parte (60%) giustifica gli alunni, posticipando interrogazioni e compiti o tentando di dargli una mano a recuperare le ore di scuola perse; ma il 40% non sente ragioni e va avanti come se nulla fosse. Lasciando immune dall’ansia del ritorno in classe solo quel 16% di studenti complessivo che l’alternanza la svolge durante le pause della didattica, in particolare l’estate (dato composto in particolare dai ragazzi che frequentano l’istituto professionale).

Scarsa integrazione tra scuole e aziende

“I dati del monitoraggio 2017 sull’alternanza scuola lavoro ci dicono che si sta superando la crisi di rigetto che il sistema formativo e quello produttivo hanno vissuto quando è stato introdotto l’obbligo per gli studenti dell’ultimo triennio - dichiara Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - aumentano infatti le aziende disponibili ad ospitare i giovani, ma non la qualità dei percorsi. Nel contempo scuole e professori non si dimostrano sempre disponibili ad ‘accompagnare’ gli studenti. Quasi la metà di loro si ritrova catapultato sul posto di lavoro senza una necessaria introduzione da parte della scuola o si confronta con professori ostili e poco inclini a esentare da verifiche e interrogazioni al rientro in classe. Sintomo di una ancora scarsa integrazione tra le due fasi del percorso formativo”.

Marcello Gelardini