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allarme bomba

Ieri mattina, verso le 11, la voce di uno sconosciuto ha comunicato attraverso una telefonata anonima la presenza di un ordigno esplosivo nella scuola del ghetto ebraico di Roma. La chiamata è arrivata direttamente alla scuola ed ha immediatamente terrorizzato l'istituto.

Fonte foto: Fanpage
Sul posto si sono recati gli artificieri e i carabinieri, che dopo aver fatto evacuare studenti e personale, hanno controllato e presidiato l’area attorno alla scuola. Solo dopo svariate ore la Comunità ebraica ha precisato che l’evacuazione degli studenti non era altro che una semplice esercitazione.

L’evacuazione

Attimi di terrore per i bambini della scuola ebraica di Roma e per le loro famiglie. Ieri mattina, tramite una telefonata anonima, è giunta la notizia di una bomba presente nell’edificio scolastico. La minaccia è stata subito ritenuta credibile e affrontata con serietà dal personale dell'istituto, che ha immediatamente attivato la procedura di emergenza e i protocolli di sicurezza. Tutti i bambini sono stati evacuati con cautela e portati in luoghi sicuri, mentre nel frattempo una folla di genitori spaventati si è riunita presso la scuola.

L’intervento delle forze dell’ordine

Dopo circa mezz’ora dalla telefonata anonima, sono giunti presso la scuola ebraica anche gli artificieri e pattuglie armate che hanno blindato e presidiato la zona a rischio. Per ore gli inquilini degli edifici nelle aree limitrofe alla scuola non sono usciti di casa e le strade sono rimaste semi deserte, finché la situazione non si è stabilizzata e il pericolo è stato scongiurato.

L’allarme ritirato

Qualche tempo dopo la Comunità ebraica di Roma ha ritirato l’emergenza. Secondo quanto dichiarato, l’evacuazione sarebbe stata una semplice esercitazione e non ci sarebbe stato alcun reale pericolo per gli studenti. La Comunità avrebbe infatti precedentemente concordato un fittizio allarme bomba, informando i residenti del ghetto con una nota. Successivamente, azzerandosi il rischio di reali minacce, i bambini sono stati fatti rientrare nelle loro aule.

Chiara Galgano