
Una storia che ha dell’incredibile quella con protagonista un povero insegnante del liceo psicopedagogico di un paesino nei pressi di Novara, che ha postato incautamente una frase dal sapore poetico sul proprio profilo Facebook, scatenando l'allarme bomba per la scuola in questione.
Ora la Procura aprirà un’indagine e sarà avviato un processo disciplinare nei confronti dell’ingenuo insegnante.UNA FRASE DA FILM - Questo episodio non sembra essere troppo distante da alcune scene del grande schermo. Un prof scrive sul suo profilo Facebook da poco aperto: “E’ una bella giornata per far brillare la scuola come una stella”. Parole che riportano alla mente il titolo di una commedia di Zalone che con le bombe e la minaccia terrorismo qualche cosa, anche se in chiave ironica, aveva a che fare. L’incauto insegnante, spinto certamente da una vena poetica inconsapevole, è finito nella stessa situazione del giovane Gaylord Fotter dell’esilarante “Ti presento i miei”, in cui lo spassoso protagonista alle prese con un bagaglio a mano a bordo di un aereo pronunciava ingenuamente la parola “bomba” sollevando l’allarme generale e finendo in manette di fronte ad agenti speciali di polizia.
LA MINACCIA DELLA BOMBA - Dopo la frase ambigua postata sul noto social network, gli altri insegnanti della scuola hanno pensato che il prof volesse far saltare in aria l’Istituto. Così quel verbo così bello e fiabesco del “brillare” è stato associato immediatamente ad un ordigno esplosivo, e da qui l’allarme generale. Immediato l’intervento dei carabinieri, come anche l’apertura dell’indagine. L’insegnante che voleva forse sfoggiare sul social network, luogo dove solitamente si utilizzano abbreviazioni e gergo giovanile, un italiano poetico con un verso positivo e allegro, riferendosi probabilmente alla sua stessa professione e alla gioia di insegnare ai ragazzi, è stato evidentemente frainteso e ora rischia anche il processo.
ATTENTI ALLE PAROLE - Questa vicenda è la testimonianza di quanto i social possano essere armi a doppio taglio. Infatti, sebbene con alta probabilità l’insegnante rimasto vittima delle sue stesse parole, non fosse particolarmente avvezzo all’uso di Facebook, è vero anche che al suo posto poteva esserci chiunque. L’unico errore è stato l’uso del verbo “brillare”. E se una parola può essere determinante a far scattare indagini e processi, è evidente, cari giovani, che soprattutto nell’ambito della vita virtuale è opportuno non utilizzare fasi, termini ed espressioni ambigui.
Margherita Paolini