
In attesa di specifiche disposizioni per la ripartenza da parte del Ministero dell’Istruzione, i dirigenti delle scuole stanno già organizzando la riapertura degli istituti per l’avvio del nuovo anno scolastico 2020/21 che in molte Regioni italiane inizierà il 14 settembre.
Per capire concretamente le possibili soluzioni che le scuole hanno intenzione di attuare, Giuseppina Princi, dirigente scolastico del Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria, in un’intervista rilasciata al Corriere, ha manifestato i problemi concreti nell’organizzare il rientro.
In base alle direttive del Ministero dell’Istruzione sembra che l’avvio del nuovo anno scolastico riprenderà in sede anche se le modalità non sono ancora state chiarite. Rimangono ancora irrisolti alcuni aspetti essenziali della ripartenza, come ad esempio quello relativo all’organico, dubbi che rischiano di “disorientare il mondo della scuola”.
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Doppi turni per far fronte alla mancanza di spazio nella scuola
La dirigente non nasconde la difficoltà di riuscire a gestire gli spazi didattici della sua scuola per garantire il necessario distanziamento sociale a tutta la popolazione scolastica.Ogni classe infatti in media è composta da 27 alunni ciascuna, numero che rapportato allo spazio a disposizione delle aule, con le nuove norme di sicurezza, dovrà necessariamente essere smembrato.
Le aule infatti possono contenere fino a 17/20 studenti ciascuna ma, nonostante qualche intervento di muratura per abbattere alcune pareti al fine di ampliare lo spazio, secondo le stime effettuate, agli studenti non potrà essere garantito lo svolgimento delle lezioni nelle ore tradizionali.
Per assicurare a tutti gli studenti il diritto alla didattica, la dirigente ha infatti pianificato un orario incentrati su doppi turni, dalla mattina al pomeriggio, studiati per consentire anche l'effettuazione della sanificazione dei locali:
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• Primo turno: dalle 8 alle 12
• Secondo turno: dalle 14 alle 18
I nuovi banchi sono davvero utili?
La discussione sui nuovi banchi, di cui le scuole rimangono ancora in attesa di ricevere, rimane ancora un punto centrale e spinoso della ripartenza. Secondo la dirigente in realtà “non risolvono di molto il problema degli spazi” né assicurano il distanziamento: “Il distanziamento statico non preserva gli studenti, laddove la vigilanza non può essere garantita. Penso ai cambi d’ora o a situazioni di assenza dei docenti. E penso quanto sia difficile che gli studenti per quanto adeguatamente sensibilizzati e responsabilizzati continuino a rimanere fermi nelle loro postazioni. Insomma, meglio l’arredo tradizionale”.