Fabrizio Del Dongo
Genius
9 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Il romanzo "Il Gattopardo" copre il periodo dal 1860 al 1910, iniziando con la spedizione dei Mille e l'unità italiana.
  • Garibaldi, sostenuto da Vittorio Emanuele II, gioca un ruolo cruciale nella conquista dell'intera penisola, eccetto il Lazio.
  • Il plebiscito del 1861, visto come un atto di teatralità, sancisce formalmente l'annessione della Sicilia.
  • La transizione del potere vede l'aristocrazia perdere i propri privilegi a favore della borghesia emergente, rappresentata da figure come Calogero Sedara.
  • Alla fine del romanzo, le figlie di Don Fabrizio rimangono senza futuro, simbolo di un mondo aristocratico in declino.

Indice

  1. Contesto storico del romanzo
  2. La spedizione dei Mille
  3. Garibaldi e l'unificazione
  4. Il plebiscito e la borghesia
  5. Governance e sfide sociali
  6. Aspromonte e le sue implicazioni
  7. Decadenza e cambiamenti sociali
  8. Fine di un'era

Contesto storico del romanzo

Il Romanzo si estende sul periodo che va dal 1860 al 1910. L’appunto individua i riferimenti storico presenti nel romanzo.

La spedizione dei Mille

Il Gattopardo inizia nel maggio 1860, durante l’la spedizione dei Mille che dà il via all’ unità italiana. In quel momento. La penisola italiana comprendeva il Meridione, governato dai Borboni nella persona di Francesco II, figlio del re Ferdinando a cui il principe Fabrizio, nel corso del primo capitolo, si ricorda di aver fatto visita; il nord o Regno del Lombardo-Veneto retto dagli Asburgo; lo Stato Pontificio alle dipendenze del Papa e il Piemonte in mano ai Savoia. I sostenitori dell’unità italiana, soprattutto Garibaldi, sostengono Vittorio Emanuele II della dinastia dei Savoia, una famiglia conservatrice, cattolica e di stampo feudale che fa sua l’ideologia unitaria della sinistra. Tale convergenza di obiettivi, renderà possibile la conquista dell’intera penisola ad eccezione del Lazio. Il 4 aprile del 1860, scoppia a Palermo un tentativo rivoluzionario, subito soffocato. I superstiti si rifugiano nelle montagne dei dintorni, continuando ad organizzare la rivolta. ’È per questo motivo che le ragazze di casa Salina erano state fatte rientrare a casa dal convento per prudenza. L’11 maggio 1860, Garibaldi sbarca in Sicilia con i suoi volontari (o camicie rosse), a Marsala: è la spedizione dei Mille in cui si distingue il giovane Tancredi, nipote del principe Fabrizio, riportando una ferita ad un occhio.

Garibaldi e l'unificazione

Con i suoi uomini, Garibaldi essere riuscito a scacciare dalla Sicilia l’esercito di Napoli, nel mese di agosto passa sul continente e sottrae ai Borboni anche la città partenopea. Nel ruolo di dittatore di Palermo legifera con lo scopo di restituire la terra ai contadini, ma reprime un modo sommario le rivolte delle campagne. Il17 marzo 1861, egli riconosce Vittorio-Emanuele, re d’Italia. Tancredi e l’amico Cavriaghi raccontano di aver abbandonato i garibaldini per entrare a far parte dell’armata regolare, quella di Vittorio-Emanuele II. Nello stesso capitolo, Chevalley di Monterzuolo, il cavaliere piemontese che viene a far visita al principe, è inviato dal governo di Torino per proporgli un posto di senatore, cioè di avviarsi sulla strada del “nuovo” e del progresso. Fabrizio rifiuta. Bisogna ricordare che, in quell’epoca l’aristocrazia era decisamente contraria all’unità e questo spiega la paura del cognato del Principe, Malvica, davanti ai garibaldini, alla fine del primo capitolo.

Il plebiscito e la borghesia

Nizza e Savoia sono cedute alla Francia contro l’annessione al Piemonte di alcune province italiane a seguito di un plebiscito, come quello evocato nella parte III del romanzo. Il 21 ottobre 1861, Cavour, ministro di Vittorio Emanuele, organizza un ennesimo plebiscito (dopo quelli di Modena, Parma, Napoli, ecc.) per approvare l’unificazione; la borghesia in ascesa ha bisogno di denaro e di una legislazione unica per sviluppare l’industria e il commercio. Sotto la pressione dei notabili locali, chiaramente denunciata ne Il Gattopardo, i Siciliani votano in modo massiccio a favore dell’annessione: 432.000 si e 600 no. In questo modo l’unificazione passa attraverso la volontà di un popolo che combatte per essere libero, quando invece si tratta, in realtà di una rivendicazione della borghesia in crescita che vuole così aver diritto alla sua parte. Il principe Salina giudica il plebiscito un atto del tutto inutile di “teatrale banalità” perché con esso si doveva votare s^ o no per un’annessione che di fatto era già avvenuta con le armi

Governance e sfide sociali

Nel periodo 1861-1876, l’Italia è governata dalla destra, cioè dai monarchici moderati, di ispirazione cavouriana, in maggioranza piemontesi. Torino è capitale d’Italia fino al 1865 e Firenze fino al 1870. Nel 1870, Vittorio Emanuele II, con la forza si impadronisce di Roma, approfittando della sconfitta francese per opera della Prussia: Roma diventa capitale del nuovo regno. Il sistema amministrativo e legislativo piemontese si estende su tutta la penisola, ma la situazione sociale è fragile: il popolo conosce la miseria ed è analfabeta. Nel Meridione, i Borboni, avendo perso il trono, fomentano la rivolta contro lo Stato in nome della Chiesa e della monarchia.

Aspromonte e le sue implicazioni

Di fronte ad esso, i reggimenti del nord, composti da piemontesi istruiti, come Cavriaghi, l’amico di Tancredi, innamorato di Concetta, scoprono una realtà insospettabile, descritta a più ripresa dal Principe Fabrizio: paesaggio inospitale, assenza di strade, povertà, tirannia da parte del prete e del signorotto locale Nel 1862, Garibaldi tenta di forzare la mano al Governo per trascinarlo in una guerra di occupazione delle provincie austro-ungariche. Il Governo, però ordina all’esercito regolare di fermare i suoi 2.000 volontari: si ha così la battaglia di Aspromonte, in cui Garibaldi fu ferito, i suoi ufficiali portati in giudizio e in qualche caso condannati a morte. Nella parte V del romanzo, l’episodio di Aspromonte viene visto attraverso il punto di vista soggettivo dei protagonisti. Al ballo in casa Ponteleone, oltre ai Salina ed altri nobili è invitato anche il colonnello Pallavicino che aveva avuto l’incarico di arrestare la marcia di Garibaldi verso Roma. Il principe di Ponteleone pronuncia questa frase:” Ed aspettiamo anche il colonnello Pallavicino, quello che si è condotto tanto bene ad Aspromonte”. Per il Principe Salina, questa frase ha tre significati: un elogio per la misura del generale che ha procurato solo una leggera ferita a Garibaldi; un elogio per la sua abilità tecnico-militare, ma soprattutto una soddisfazione per il risultato politico ottenuto; infatti, il Principe è convinto che l’episodio di Aspromonte segni soprattutto la sconfitta delle correnti più estremiste del Risorgimento.

Decadenza e cambiamenti sociali

Gli ultimi capitoli del libro fanno allusione all’esproprio e alla vendita dei beni ecclesiastici nonché allo smantellamento delle proprietà feudali, che già erano cominciate cinquant’anni prima con Bonaparte e Murat. Fra l’altro, la coscienza di tale decadenza è una delle cause del malessere permanente di Fabrizio attraverso tutto il romanzo. Di conseguenza, la proprietà fondiaria passa in mano alla borghesia, i nobili devono abbandonare i loro privilegi e le loro terre alla nuova borghesia, rappresentata da Calogero Sedara, padre di Angelica; il proletariato rurale è ancora più povero del precedente perché sfruttato senza pietà dai fattori e dai ricchi contadini.

Fine di un'era

Nel 1882, quando ormai da qualche anno la sinistra ha sostituito la destra al potere, l’Italia firma il trattato della Triplice Alleanza con l’Austria e la Prussia, rinunciando così a Trento e Trieste. Nello stesso anno, Garibaldi muore e lo stesso accade per il principe Salina l’anno successivo. Ormai il vecchio mondo scompare, un pezzo alla volta. Alla fine del romanzo, le ultime rappresentanti dell’aristocrazia, le tre figlie di Don Fabrizio, non hanno avvenire: rimaste nubili, sono ridotte a ricoprire il ruolo di inutili custodi di false reliquie e di un mondo che non c’è più; il corpo imbalsamato del cane Bendico, morto 40 anni prima e l’unico testimone di un passato prestigioso che però viene gettato dalla finestra e ridotto ad un mucchietto di cenere livida. Invece, Angelica resta a galla e con vivacità si dedica all’organizzazione del cinquantenario dell’unità italiana.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto storico in cui si svolge il romanzo "Il Gattopardo"?
  2. Il romanzo si estende dal 1860 al 1910, iniziando con la spedizione dei Mille di Garibaldi che avvia l'unità italiana, e copre eventi significativi come l'unificazione e le trasformazioni sociali dell'epoca.

  3. Qual è il ruolo di Garibaldi nell'unificazione italiana secondo il testo?
  4. Garibaldi, con i suoi volontari, riesce a scacciare l'esercito di Napoli dalla Sicilia e a sottrarre la città partenopea ai Borboni, contribuendo significativamente all'unificazione italiana.

  5. Come viene descritto il plebiscito per l'unificazione nel romanzo?
  6. Il plebiscito è visto come un atto di "teatrale banalità" dal principe Salina, poiché l'annessione era già avvenuta con le armi, e riflette la rivendicazione della borghesia in crescita.

  7. Quali sono le sfide sociali e di governance affrontate dall'Italia post-unificazione?
  8. L'Italia è governata dai monarchici moderati, ma affronta una situazione sociale fragile con miseria e analfabetismo diffusi, e tensioni nel Meridione fomentate dai Borboni.

  9. Come viene rappresentata la decadenza dell'aristocrazia nel romanzo?
  10. La decadenza è illustrata attraverso la perdita di privilegi e terre da parte dei nobili, con la proprietà fondiaria che passa alla borghesia, e le ultime rappresentanti dell'aristocrazia ridotte a custodi di un passato ormai scomparso.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community