Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La trama del capitolo X ruota attorno alla scoperta di un tesoro da parte di una banda di briganti, informata dallo stalliere tramite una giovane servetta innamorata.
  • Il monastero di Sant'Orsola, luogo centrale della narrazione, è descritto come una struttura fortificata con una torre di guardia, sorvegliata da Martin Schvarzenbach e una guarnigione di soldati.
  • Don Michele, prigioniero nella torre del monastero, tenta di negoziare la sua libertà con il capitano, proponendo un riscatto o un ingaggio militare più remunerativo.
  • L'arrivo di Ettore Fieramosca e Fanfulla da Lodi porta alla cattura di Pietraccio, il capo banda, e una donna, mentre si scopre un complotto ai danni del podestà.
  • Fanfulla, noto per il suo carattere impulsivo e avventuroso, provoca accidentalmente un incidente con un barile di vin santo, mettendo in evidenza il suo spirito combattivo.

• lo stalliere

• la servetta di don Litterio

Martin Schvarzenbach

Don Michele

• Una vecchia che annuncia l’assassinio del podestà

• Ettore Fieramnosca

Fanfulla da Lodi

• Il monastero di Sant’Orsola

Indice

  1. La scoperta del tesoro
  2. Il monastero di Sant’Orsola
  3. Martin Schvarzenbach e i briganti
  4. Don Michele prigioniero
  5. La proposta di Don Michele
  6. L'intervento della vecchia
  7. L'arrivo di Ettore e Fanfulla
  8. Fanfulla e il vin santo

La scoperta del tesoro

All’inizio del capitolo, l’autore ci spiega in che modo la banda dei briganti è riuscita a sapere dell’esistenza di un sedicente tesoro.

Don Litterio aveva una donna di servizio molto giovane innamorata di uno stalliere che, anch’esso, faceva parte della servitù. La notizia che nella notte il podestà sarebbe dovuto andare a cercare un tesoro arrivò fino alle orecchie dello stalliere che aveva degli amici facenti parti della banda di briganti, capeggiata da un certo Pietraccio. Egli ne parlò con loro, facendo in modo che una parte del tesoro andasse nelle sue tasche, invece che interamente in quelle del padrone.

Il monastero di Sant’Orsola

Fornite queste spiegazioni, lo scrittore dà al lettore alcune indicazioni sulla posizione geografica del monastero di Sant’Orsola, utili per capire l’esigenza che l’edificio avesse un guardiano.

Il monastero sorge su di un’isoletta collegata alla terra ferma da un ponte. Laddove il ponte tocca l’isola, si erge una torre di guardia quadrata e massiccia. Ad essa si accede da una grossa porta, fornita di una saracinesca e da un ponte levatoio. Tramite una scale a chiocciola si sale ai piani superiori dove sono alloggiati il comandante e la sua guarnizione. Salendo ancora, si arriva ad una terrazza merlata, munita di due piccoli cannoni.

Martin Schvarzenbach e i briganti

La badessa del monastero è anche feudataria di un vasto territorio per cui è normale che essa disponga di ottanta soldati per la sorveglianza e la difesa. Questi ultimi sono guidati da un certo Martin Schvarzenbach, il quale trova più conveniente far la guardia ad un monastero, piuttosto che rischiare continuamente la vita sui campi di battaglia. Inoltre , è solito accordarsi con Pietraccio, nascondendogli la refurtiva e persino le persone quando la taglia è alta, ottenendo per questi servizi una parte della refurtiva, di solito 1/24 del valore. Tutte queste operazioni non erano conosciute da nessuno; infatti, nel paese, egli era conosciuto soltanto per un grande bevitore.

Don Michele prigioniero

Don Michele è finito proprio in una cella della torre d’ingresso al monastero, vigilata da Martin Schvarzenbach. All’alba egli ode tre colpi di artiglieria come si usa di solito sulla rocca di Barletta. Con molti sforzi riesce ad arrampicarsi all’altezza delle feritoia da cui intravede un tratto di mare. La casualità vuole che in quel momento transiti un battello colmo di verdure e in esso don Michele riconosce l’ortolano di Sant’Orsola. Questo gli fornisce la prova di trovarsi imprigionato in una cella della torre di guardia del monastero.

La proposta di Don Michele

Appena rimessi i piedi a terra entrano nella cella due uomini che lo fanno salire nella camera del capitano. Subito, quest’ultimo fa capire al prigioniero quali sono le sue intenzioni: o un riscatto molto alto in fiorini d’oro o la morte in mare con una pietra al collo. Don Michele, come al solito, mai a corto di risorse, non si perde di coraggio e fa presente che nella chiesetta, la sera prima, era presente una terza persona che, avendo visto ogni cosa, sta diffondendo la notizia in tutta Barletta, per cui è molto probabile che presto tocchi a lui essere gettato in mare. Una replica così a tono, fa montare la mosca al naso al capitano che reagisce dicendo di non credere a quello che il prigioniero sta dicendo e che comunque vadano a controllare se sulla strada sta arrivando qualcuno, almeno per tutto il tempo necessario per parlare con il capitano. I due carcerieri rimasti stupiti da tanta disinvoltura, guardano in viso il loro padrone che con un cenno del capo annuisce. Successivamente, don Michele si alza in piedi e ritiene prudente tenersi la spada a portata di mano. Nel colloquio che segue, don Michele continua a mostrare sicurezza: ritiene di non dover valere un riscatto di cento fiorini, bensì il doppio e anche molto di più se il capitano vorrà rendergli un servizio, anche se non gli sembra che esso abbia le capacità necessarie per tale compito.

Martin Schvarzenbach è impaziente di conoscere la proposta, credendo anche di avere davanti un principe o un grande personaggio travestito. Don Michele, continua proponendo al capitano due cose:

1. di far vista di nulla se una notte sente arrivare un’imbarcazione con dei giovani a bordo e una voce femminile che grida misericordia; tale servizio gli frutterà 500 zecchini nuovi di Venezia o di Firenze

2. un ingaggio militare diverso e più remunerativo di quello attuale

Il capitano, tuttavia, fra tutti i difetti ha la qualità di essere fedele nei confronti a chi ha dato la parola, in questo caso il monastero, per cui sembra quasi rinunciare alla seconda proposta e risponde sia in parte risultando quasi offeso, sia cercando di arrivare ad un compromesso. Infatti l’accordo stipulato con la badessa è valido fino al 1504 e fino a tale data, egli ha l’obbligo di difendere le monache, dopodiché può essere fatto tutto quello che si vuole, dall’assalto al monastero, al rapimento di tutte le suore. Don Michele prende la palla al balzo e ne approfitta per lodare la correttezza morale del capitano che intende rispettare gli accordi presi, pur riconoscendo che sarebbe da pazzi non voler approfittare della situazione e quindi dando un valore al compromesso. E questo è ciò che il capitano sottolinea quando afferma che non trattandosi di monache, il discorso è diverso e si può fare.

L'intervento della vecchia

Mentre i due stavano parlando, sulla porta della camera, tenuta da due soldati, irrompe una vecchia donna, gobba e con gli occhi orlati di rosso. Essa dà una graffiata al soldato che la teneva ferma che le permise di liberarsi dalla morsa, ma facendola cadere a terra. Essa si rivolge al capitano raccontando ciò è avvenuto la sera prima e chiedendo l’intervento del connestabile: essa riferisce con molti particolari, che il bandito Petraccio ha ucciso il podestà. Aggiunge che sul posto è intervenuta molta gente di Barletta, gli sbirri ed i soldati, i banditi sono stati catturati e rinchiusi in una grotta. Prima di andarsene la povera vecchia raccoglie nel grembiule gli avanzi rimasti sul tavolo e versa del vino in una zucca vuota che tiene a tracolla. Il ritratto della vecchia appartiene alla galleria di personaggi della malavita, in cui le deformità fisiche corrispondono a quelle morali.

L’episodio fa convincere il capitano che don Michele è una persona di alta condizione sociale e gli promette di dargli l’aiuto richiesto.

L'arrivo di Ettore e Fanfulla

Terminato l’accordo, si ode uno scalpitio di cavalli ed una voce chiara che chiama per nome il connestabile. Si tratta di Ettore Fieramosca e di Fanfulla da Lodi, a capo di un folto gruppo di cavalleggieri.

Fanfulla è fra i soldati italiano più pronti ad andare allo sbaraglio. Per qualsiasi ragione, egli è pronto a mettere la sua vita a rischio senza pensarci due volte. A cause di risse o disubbidienze, egli ha cambiato diverse volte padrone gli ultimi sono i Fiorentini da cui è dovuto scappare e mettersi in salvo per aver tenuto una condotta troppo impulsiva e non rispettosa degli ordini impartiti. È per questo motivo che ora si trova servizio di Consalvo de Cordoba, Venuto a sapere dell’assassinio del podestà, gli sbirri e il Bargello di Barletta si sono messi in moto per cercare i colpevoli all’interno della boscaglia, seguiti dal Fieramosca e da Fanfulla. Catturati i due colpevoli, essi sono consegnati a Ettore e a Fanfulla affinché siano condotti da Martino Schvarzenbach. Essi sono Pietraccio, il capobanda, ed una donna che poi si capirà essere la madre. Quest’ultima, alta di statura e di belle forme, dimostrava molto di più della sua vera età a causa della vita delittuosa condotta. Nella colluttazione con le guardia essa aveva riportato una grossa ferita alla testa che le impedisce di camminare ed è per questo che essa è trasportata nella torre sulla braccia di due soldati.

I due prigionieri sono scaraventati nella prigione dove poco prima era stato anche don Michele.

Fanfulla e il vin santo

Mentre i soldati ritornati nella boscaglia per catturare, caso mai altri banditi, Ettore ne approfitta per far visita a Ginevra nel monastero. La donna resta meravigliata di vedere il suo innamorato in un’ora in cui non se lo aspettava; Ettore le racconta della caccia data ai banditi e che fra tutti è stata catturata anche una donna. Ginevra, commossa per l’accaduto, decide di andare a soccorrere i due prigionieri, e tratto fuori da un armadio tutto il necessario per una medicazione, prega Ettore di chiedere a connestabile la chiave della prigione. È così che il giovane sale nelle stanze di Martino Schvarzenbach dove trova Fanfulla che si sta divertendo con le armi del connestabili, appese al muro. Uno dei colpi che egli sferza nell’aria, finisce contro un barile di vin santo che si trova sotto il letto; lo squarcia e ne esce tutto il liquido che si va a raccogliere nella parte più bassa del pavimento. Interviene Martino bestemmiando che dopo essersi nascosto su di un’impalcatura vede tutta la scena e ascolta il racconto che fa Fanfulla a Ettore. In pratica Fanfulla ha voluto dimostrare di essere molto capace nel maneggiare le armi e soprattutto lo spadone a due mani, ma per sbaglio ha colpito il barile, con grande dispiacere di sartino. Ettore arriva a mettere d’accordo i due uomini e ne approfitta per chiedere al connestabile il permesso per Ginevra. All’inizio egli è reticente perché afferma che i briganti trovano sempre qualcuno che li soccorre, mentre lui, che non ha fatto mai male a nessuno deve accettare che gli venga messa la casa a soqquadro. Alla fine, però, accetta. A questo punto, lo scrittore si sofferma a descrivere Fanfulla che, fra l’altro, rientra nei tredici sfidanti.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo dello stalliere nella scoperta del tesoro?
  2. Lo stalliere, innamorato della giovane servetta di Don Litterio, viene a conoscenza del tesoro grazie a lei e informa i suoi amici briganti, sperando di ottenere una parte del bottino.

  3. Qual è la funzione del monastero di Sant’Orsola e chi lo protegge?
  4. Il monastero di Sant’Orsola, situato su un’isoletta, è protetto da una guarnigione di ottanta soldati guidati da Martin Schvarzenbach, che preferisce questo incarico alla vita sui campi di battaglia.

  5. Come Don Michele cerca di negoziare la sua libertà?
  6. Don Michele propone al capitano di ignorare l’arrivo di un’imbarcazione in cambio di 500 zecchini e offre un ingaggio militare più remunerativo, cercando di sfruttare la situazione a suo vantaggio.

  7. Chi è la vecchia che interviene e cosa rivela?
  8. La vecchia, un personaggio della malavita, irrompe nella stanza del capitano per annunciare l’assassinio del podestà da parte del bandito Pietraccio, convincendo il capitano dell’importanza di Don Michele.

  9. Qual è l’incidente che coinvolge Fanfulla e il vin santo?
  10. Fanfulla, mentre maneggia le armi del connestabile, colpisce accidentalmente un barile di vin santo, causando la fuoriuscita del liquido, ma Ettore riesce a mediare tra Fanfulla e il connestabile.

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