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Concetti Chiave

  • Il brigantaggio meridionale fu una protesta significativa post-unificazione, causata dallo scontento delle plebi agrarie per la mancata redistribuzione della terra.
  • La delusione verso il nuovo Stato portò i contadini a diffidare del governo, percepito come incapace di migliorare le loro condizioni economiche.
  • Il fenomeno fu alimentato da emissari borbonici e clericali, sperando in una restaurazione del governo borbonico attraverso disordini.
  • La repressione statale fu violenta, con l'impiego massiccio dell'esercito, ma non risolse le cause profonde del malcontento sociale.
  • La questione meridionale divenne un tema di dibattito politico e intellettuale, ma le soluzioni proposte non portarono a cambiamenti significativi.

Indice

  1. Il brigantaggio meridionale post-unificazione
  2. Repressione e conseguenze del brigantaggio
  3. La questione meridionale e il dibattito intellettuale

Il brigantaggio meridionale post-unificazione

Il più clamoroso fenomeno di protesta nei primi decenni dopo l’unificazione fu senza dubbio quello del brigantaggio meridionale. Esso fu determinato dallo scontento delle plebi agrarie meridionali, che si erano illuse che l’unificazione potesse condurre quanto meno a una più equa redistribuzione della proprietà terriera e a un tangibile miglioramento delle proprie condizioni di vita (la novella La libertà di Verga in segna). Questo, come detto, non avvenne. La delusione si tramutò presto in diffidenza verso il nuovo Stato, percepito come l’effetto di un semplice mutamento di forma di governo incapace di intaccare le tradizionali forme di sfruttamento economico. Su questo malcontento si innestò per qualche tempo anche l’azione di emissari legittimisti borbonici e clericali volta a fomentare proteste, disordini e rivolte nella speranza che una sollevazione generale creasse le condizioni per una restaurazione del governo borbonico (appoggiato dal clero locale). Talora i contadini in rivolta inneggiarono ai governanti borbonici, rimpianti se non altro come il male minore.

Repressione e conseguenze del brigantaggio

Il fenomeno del brigantaggio assunse proporzioni vastissime e il governo dopo qualche tentennamento decise di intervenire con forme di repressione violenta, chiamando in causa l’esercito: intere province vennero sottoposte per periodi più o meno lunghi a un regime militare di stato d’assedio: in alcuni momenti vennero impiegati oltre 100.000 soldati; migliaia di briganti vennero catturati o uccisi. Nel 1865 tuttavia poteva considerarsi esaurita la fase acuta del fenomeno del brigantaggio, ma la soluzione era stata essenzialmente delegata a misure repressive, mentre le cause profonde del generale malcontento sociale rimanevano in gran parte intatte.

Di quanto tale fenomeno di insurrezione violenta fosse radicato nelle coscienze dei contadini meridionali, può essere testimonianza una pagina di Cristo si è fermato a Eboli (1945) di Carlo Levi, che ci dà modo di constatare come ancora nella prima metà del Novecento la guerra dei briganti fosse presente e cara nell’immaginario popolare delle classi subalterne del Meridione.

La questione meridionale e il dibattito intellettuale

La grave situazione del Meridione d’Italia divenne però presto una «questione meridionale», in quanto numerosi intellettuali e politici si occuparono del problema, mediante inchieste, riflessioni e proposte. Se questa attenzione non determinò una politica conseguente, suscitò però un vivace dibattito, fornendo, sul piano dell’indagine teorica, soluzioni che, se adottate per tempo, avrebbero potuto portare a risultati più significativi, che invece non furono raggiunti: a tutt’oggi, a distanza di oltre un secolo, in Italia esiste un problema non risolto di disparità di condizioni economiche e sociali tra Nord e Sud del paese. Le inchieste, talora nate in seno allo stesso parlamento, come quella di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino (La Sicilia nel 1876), e gli scritti di illustri meridionalisti come Pasquale Villari sono tuttora documenti impressionanti della realtà storica italiana nei primi decenni dopo l’Unità.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le cause principali del brigantaggio meridionale post-unificazione?
  2. Il brigantaggio meridionale fu causato principalmente dallo scontento delle plebi agrarie che speravano in una redistribuzione della proprietà terriera e in un miglioramento delle condizioni di vita, aspettative deluse dall'unificazione.

  3. Come reagì il governo italiano al fenomeno del brigantaggio?
  4. Il governo rispose con una repressione violenta, impiegando l'esercito e imponendo un regime di stato d'assedio in intere province, catturando o uccidendo migliaia di briganti.

  5. Quali furono le conseguenze a lungo termine della repressione del brigantaggio?
  6. Sebbene la fase acuta del brigantaggio si esaurì, le cause profonde del malcontento sociale rimasero in gran parte intatte, contribuendo alla persistenza della "questione meridionale".

  7. In che modo la "questione meridionale" influenzò il dibattito intellettuale in Italia?
  8. La "questione meridionale" stimolò un vivace dibattito tra intellettuali e politici, portando a inchieste e riflessioni che, sebbene non abbiano portato a politiche concrete, offrirono soluzioni teoriche significative.

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