
Un master ti migliora la vita, almeno quella lavorativa. Sotto tutti i punti di vista: inserimento e crescita professionale, soddisfazione economica, stabilità. A dircelo è il Report Almalaurea 2020 sulla condizione occupazionale dei diplomati di master.
Perché tutti gli indicatori mostrano come, approfondire gli studi universitari, diano un vantaggio netto rispetto ai colleghi che si fermano alla laurea di I e II livello. Ad esempio, a un anno dal conseguimento del master, il tasso di occupazione raggiunge l’88,6% ed è molto simile sia che si segua un percorso di I livello (88,4%) o di II livello (89%). Quote che i 'semplici' laureati impiegano moltissimo tempo per toccarle: basti pensare che, sempre secondo AlmaLaurea, a cinque anni dalla laurea di secondo livello (in teoria la più completa) il tasso di occupazione è in media dell’86,8%; numeri che nel caso dei master si ottengono in appena dodici mesi.
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Con un master si cresce professionalmente
La coerenza del lavoro post-master con gli studi universitari o comunque con la strada intrapresa prima dell'iscrizione è un altro dei vantaggi che porta con sé questo tipo di formazione. Una quota consistente - pari al 74,3% degli occupati (71,1% tra i diplomati di master di primo livello e 79,3% tra quelli di secondo livello) – prosegue infatti l’attività cominciata prima del master, segno che la scelta di questo tipo di formazione viene effettuata spesso per motivi di qualificazione professionale o di arricchimento culturale. Lo conferma il fatto che il 67,9% di questi ritiene che il master abbia comportato un miglioramento nel lavoro svolto; soprattutto delle competenze professionali (85,4% nel complesso, l’89,5% nell’area umanistica). Meno rilevante l'upgrade in termini di mansioni svolte (6,7% nel complesso; 8,6% nell’area scientifica e tecnologica), posizione lavorativa (6,1% complessivamente; 7,8% nell’area economica, giuridica e sociale e 7,1% nell’area scientifica e tecnologica) e, soprattutto, trattamento economico.
Con il diploma in tasca nuove opportunità di lavoro
Appena il 9,9% dei diplomati di master ha invece dichiarato di avere cambiato il lavoro dopo la conclusione del corso. Mentre il 15,7% si è inserito nel mercato del lavoro solo dopo il conseguimento del diploma di master. Quanto è stato determinante il master per aprire nuove opportunità di lavoro? Per il 21,0% è stato fondamentale; per il 42,6% il titolo ha contribuito in buona misura nell’ottenimento del lavoro; il 19,8% dice che il master ha assunto un ruolo marginale per trovare un impiego; il 15,7% pensa che il master non abbia avuto alcuna importanza a questo fine.
Lo stage può aprire tante porte
Lo stage, in questo quadro, è l'elemento che più di tutti aiuta entrare nel mercato del lavoro già a un buon livello. Quasi un ingresso riservato. Tra i diplomati di master, occupati dopo dodici mesi e che hanno svolto uno stage durante il percorso di formazione, il 45,7% ha ricevuto una proposta di inserimento nell’ente o azienda presso cui lo ha svolto: il 37,5% lavora tuttora per lo stesso ente o azienda, il 5,1% ha dichiarato invece che il rapporto professionale è continuato per un certo periodo ma si è successivamente interrotto, mentre il 3,1% non ha accettato la proposta.
Un contratto a tempo indeterminato non è un miraggio
Ciò però non vuol dire che tutti quelli che fanno parte di quel 54,3% che ha dichiarato che al termine dello stage, non avendo ricevuto alcuna proposta di inserimento, è cessato qualunque rapporto con l’ente o azienda siano poi rimasti delusi. Perché un'altra delle caratteristiche del lavoro post-master è una tendenziale stabilità. A un anno dal conseguimento del diploma il 21,3% degli occupati risulta lavoratore autonomo (libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.) ma il 55,3% ha un contratto di lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato; il 15,5% dichiara di essere stato assunto con un contratto non standard, in particolare a tempo determinato; residuali le altre forme contrattuali.
Dopo il master si guadagna di più
Ma il vero valore aggiunto di un titolo post-universitario, a prescindere dall'area didattica, è quello legato alla retribuzione. Sempre a un anno dal conseguimento del master, lo stipendio medio è pari a 1.717 euro. Ancora meglio se si segue un corso di II livello: si sale a 2.035 euro mensili netti (mentre per chi si accontenta del I livello ci si ferma a 1.510 euro). In ogni caso lo scarto è netto rispetto agli altri: secondo quanto osservato nel 2019, a un anno da una laurea di II livello lo stipendio medio è di 1.285 titolo; a cinque anni di 1.499 euro. Il surplus che si ottiene con un master è, rispettivamente, del +33,6% e del +14,5%.
La soddisfazione è alle stelle
Normale che, complessivamente, i giudizi che gli studenti danno della scelta fatta siano molto positivi. Oltre 1 su 2 – il 55,1% degli occupati - considera “molto efficace o efficace” il titolo aggiuntivo; tra i diplomati dei master di secondo livello arriva al 58,7% (+5,8 punti rispetto a quelli di primo livello). Il 34,0%, invece, dichiara che il titolo è “abbastanza efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro (35,1% per i diplomati di primo livello e 32,4% per quelli di secondo livello). Mentre solo il 10,8% ritiene che sia “poco o per nulla efficace” (12,1% e 8,9%, rispettivamente, per i diplomati di primo e di secondo livello). Quanto alla soddisfazione complessiva, su una scala da 1 a 10, raggiunge in media 7,9 punti. Gli aspetti più apprezzati? L'utilità sociale del proprio lavoro (8,2 punti), la coerenza con gli studi compiuti e il rapporto con i colleghi (8,0 punti per entrambi). Il sistema deve ancora migliorare, invece, per quel che riguarda le opportunità di contatti con l’estero (5,4 punti di media).