
Adesso la palla passa al Senato e, una volta entrato in vigore il provvedimento, il governo di Giorgia Meloni avrà 18 mesi per mettere a punto i decreti attuativi. Prende dunque forma la manovra che consentirà di votare anche lontani da casa: vediamo in cosa consiste.
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Al momento la legge delega prevede il voto per le elezioni europee e per le consultazioni referendarie. Escluso, invece, il voto per le elezioni politiche. La legge delega, che passerà adesso al vaglio del Senato, ha subito sostanziali modifiche durante l'esame in Commissione Affari Costituzionali alla Camera. Inizialmente, infatti, la proposta di legge era stata avanzata dalle forze di opposizione, in particolare dal Partito Democratico, ma, tramite l'approvazione di un emendamento, la maggioranza parlamentare l'ha trasformata in una legge delega all'esecutivo. Con non poche proteste da parte del centrosinistra che accusa la maggioranza di perdere tempo e, soprattutto, di non volersi esporre davanti a circa 5 milioni di cittadini fuori sede. Infatti, nonostante la legge delega preveda il voto per le consultazioni europee, è molto improbabile che questa sia operativa per le elezioni europee del 2024.”Il governo ha deciso che i fuori sede non potranno votare alle prossime Europee, con una grave mancanza di rispetto nei confronti dell’Aula, delle istituzioni ma soprattutto di quei cinque milioni di elettori che per motivi di studio, di lavoro o di cura vivono lontano dal loro Comune di residenza”, ha dichiarato ad 'Open' Valentina Grippo, deputata del Terzo polo.
Sulla stessa linea le accuse del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle: ”È un furto della democrazia, viene meno la tutela dei diritti delle opposizioni e del ruolo del Parlamento, già svilito da 22 fiducie”, ha commentato la pentastellata Vittoria Baldino. Per il Dem Federico Fornaro, ”sono stati compressi gli spazi dell’opposizione”. In generale, l'accusa che il centrosinistra muove al governo è quella di voler ridimensionare il ruolo delle aule parlamentari, a visti anche i molti decreti governativi fatti in questa legislatura.
La replica delle forze di maggioranza non è tardata ad arrivare. Igor Iezzi, capogruppo della Lega in commissione Affari Costituzionali e relatore del testo per il diritto di voto dei fuori sede, ha dichiarato: ”Per anni la sinistra e il M5s hanno strumentalizzato la questione senza ottenere un risultato. Grazie a questa maggioranza un passo avanti storico è stato compiuto, iniziando dai referendum e dalle elezioni europee”.
Cos'è e cosa prevede la legge sul voto dei fuori sede
Entrando nel dettaglio, il testo della legge si compone di un solo articolo che punta ad intervenire su un duplice fronte: il primo è quello di disciplinare l'esercizio del voto degli elettori fuori sede che per motivi di studio, lavoro, cura, assistenza prestata in qualità di caregiver familiari, si trovano in un comune situato in una regione diversa da quella del comune di residenza; il secondo, consiste nella rimodulazione delle tariffe agevolate per i servizi di trasporto per tutti gli elettori che tornano nel Comune di residenza per votare.Ma perché parliamo di “delega”? L'obiettivo è quello di consentire l'esercizio del diritto di voto a tutti i cittadini, in linea con quanto stabilito dall'articolo 48 della Costituzione. In questo quadro, il governo è dunque “delegato” a mettere a terra la legge, tramite uno o più decreti legislativi che disciplineranno le modalità di voto degli elettori fuori sede. Nell'elaborazione di questi decreti attuativi, il governo dovrà osservare una serie di criteri direttivi: